http://www.controlacrisi.org/notizia/Welfare/2014/3/24/39989-lista-tsipras-e-sanita-pubblica/
Vorrei, in questa circostanza, affrontare brevemente una sola questione che mi sembra trascurata e che invece va tenuta presente per ben impostare la campagna elettorale a favore della lista Tsipras. Mi riferisco a quella che credo sia una evidente sottovalutazione del peso e dell’importanza strategica dell’attacco ai gangli vitali dello Stato sociale, perpetrato in nome e per conto di un’Europa delle banche che cavalca l’ideologia neoliberista vincente. Molto si parla – e giustamente – dell’attacco al lavoro, ai diritti, all’istruzione, all’acqua pubblica, genericamente ai beni comuni, alla democrazia. Tutte cose sacrosante, per carità. Ma troppo poco e male si parla della demolizione sistematica della Sanità Pubblica e della Previdenza sociale che oggi sta assumendo caratteristiche e proporzioni impressionanti.
Leggevo ieri che sono di nuovo a rischio le pensioni e persino gli assegni di accompagno per malati gravi e gravissimi. E allora non occuparsene o occuparsene troppo poco e male significa non intercettare il giusto risentimento non solo dei ceti meno abbienti ma anche di un ceto medio, già ampiamente proletarizzato, che facilmente diventa preda dei populismi di varia matrice, e che invece – oggi – potrebbe essere nostro alleato. La salute è il principale dei beni comuni e attorno ad esso, ruota un business colossale. Ma voi lo sapete che ogni anno noi spendiamo circa 18 miliardi per mantenere in vita una rete disomogenea e inadeguata di ospizi, che si chiamano Residenze sanitarie assistenziali, quasi solo perché si tratta dell’investimento produttivo più facile e remunerativo per la sanità privata?
Lo sapete che stiamo parlando di circa il 18% di quello che in toto spendiamo per la sanità? Senza contare gli altri enormi costi aggiuntivi legati al tema della cronicità, in un paese in cui gli ultrasessantacinquenni si approssimano a diventare un quarto della popolazione. E lo sapete che, tanto per fare un esempio soltanto, con l’assistenza domiciliare potremmo risparmiare quasi la metà di questa cifra, che potrebbe essere utilmente reinvestita in altro, per esempio nel potenziamento dei pronto soccorso che oggi esplodono? Ma a parte gli aspetti economici, che pure sono fondamentali, avete idea di quanto sopravvivano i pazienti costretti in cattività dentro le RSA? In media solo sei mesi (dati forniti da chi ci lavora)! E non vengono, per lo meno nel Lazio quasi mai dimessi perché i posti letto devono essere permanentemente occupati per fare cassa. Mentre l’Assistenza domiciliare pubblica è al palo perché non deve fare concorrenza col business dei privati.
Questa mannaia non si abbatte solo sui poveri, colpisce soprattutto loro ma non solo. In Italia si calcola che esistano più di un milioni di badanti che sono l’alternativa per coloro i quali, a costo spesso di grandi sacrifici, vogliono evitare l’internamento dei propri cari in RSA. E a questa gente si vuole pure togliere quell’assegno di accompagno che è indispensabile per sopperire alla carenza dei servizi socio-sanitari. Sarebbe il caso di riflettere sul fatto che in Italia oltre 9 milioni di persone (dati Censis) non si curano più perché non sono in grado di sostenerne i costi, e che in Grecia la morbilità e la mortalità infantile sono peggiorate drammaticamente.
Noi siamo sulla stessa strada e questo è un argomento che riguarda tutti. È per questo che dobbiamo saper gridare che la sanità privata non va bene mai, paradossalmente neanche per i ricchi, perché quando sono in gioco interessi colossali, le scelte diagnostiche e terapeutiche non sono garantite nella loro obiettività. E da questo che proviene il fenomeno colossale e volutamente ignorato della inappropriatezza prescrittiva che non è innocentemente casuale, ma organicamente funzionale agli interessi del capitale finanziario.
Difendere, allora, la Sanità pubblica significa oggettivamente contrastare la deriva neoliberistica, battersi contro i diktat della troika, significa allargare le alleanze su una piattaforma che coinvolge tutti. Perché tutti hanno interesse a conservare per se e per i propri cari il bene più prezioso: la salute. Una buona sanità pubblica è la metafora più eloquente di un buono stato. Chi l’attacca è un nemico degli interessi collettivi – semplicemente – e questo lo possono capire tutti, perché capirlo non richiede competenze complesse di tipo economico-finanziario o di altra natura.
Ebbene compagni/e, noi queste cose le dobbiamo spiegare alla gente. Finora lo abbiamo fatto poco e male. E invece lo dobbiamo fare anche, anzi soprattutto quando sosteniamo la lista Tsipras , magari proprio segnalando i disastri prodotti in Grecia da politiche europee selvaggiamente antipopolari. Si tratta, e concludo, di un terreno di lotta di importanza vitale, non inferiore a quello del lavoro. È ora finalmente di prenderne coscienza!
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