Ho seguito la nascita della lista Altra Europa con Tsipras con grande trepidazione, col timore che potesse fallire. Ho conosciuto Alexis Tsipras al manifesto e ho pensato che tanto entusiasmo e attaccamento alla realtà non poteva non contagiarci, che la Grecia non poteva essere lasciata sola a sfidare quell’Europa che l’aveva condannata alla miseria. Sfidarla non per abbandonarla ai nazionalismi, ma per cambiarla dall’interno perché la politica dell’austerità è una condanna anche per noi.
La sfida per un’altra Europa parte dal Mediterraneo, innanzitutto per eliminare il muro costituito da Frontex. Ho pensato di dovermi spendere per un sogno che vuole andare al di là dell’Italia, ma per salvare anche il nostro paese. Sono rimasta al di fuori del dibattito sulle candidature, visto che compagne/i — militanti e non — del Piemonte e della zona di Como hanno raccolto le firme per proporre la mia, sostenuta anche da personalità di rilevanza nazionale, che ringrazio. Non sono stata candidata da un partito anche se faccio parte di un partito, che a sua volta ha proposto anche candidature esterne. Penso che non sia consueto nella politica. Questo mi ha fatto ben sperare nel processo in corso, con tutti i suoi limiti, inevitabili per un’operazione che aveva tempi brevi e molte pressioni e sollecitazioni.
Ci sono stati errori? Sicuramente. Non si dovevano candidare esponenti di partiti, che pure non hanno ricoperto cariche istituzionali negli ultimi dieci anni? Si è scelto di farlo, per allargare il fronte e non escludere nessuno. Mi dispiace molto per il ritiro dalla lista di Antonia Battaglia, impegnata nella controinformazione sull’Ilva di Taranto, io penso che avrebbe dovuto continuare la sua attività anche, se lo ritiene corretto, contro il presidente Vendola, che non è candidato. Sarà lui a difendere il suo operato davanti alla magistratura. Senza dimenticare che ora il livello di inquinamento è noto proprio grazie all’introduzione da parte della regione degli strumenti per misurarlo. In una situazione lacerata com’è quella di Taranto, divisa tra la difesa della salute e la difesa del lavoro, non si può sottovalutare la complessità e direi quasi l’aporia di una tale questione. E poi, si può condannare una lista perché dentro c’è Sel e il presidente di Sel è Vendola? Se Battaglia aveva da rimproverare qualcosa ai candidati di Sel lo doveva fare, ma senza ritirarsi.
Oppure si può condannare una lista perché dentro c’è Valeria Grasso che ha partecipato a una manifestazione antimafia con i Fratelli d’Italia (ma meno di un mese fa ha presentato anche la manifestazione nazionale contro la Fini-Giovanardi insieme ai centri sociali)? Nessuno credo l’abbia costretta a candidarsi e mettersi in gioco con scarse possibilità di essere eletta, come stiamo facendo quasi tutti noi. Naturalmente speriamo che la lista abbia un grande successo e ci impegniamo per realizzarlo, ma senza nasconderci la realtà. Quella di Grasso può apparire una scelta contraddittoria ma credo possiamo accettare la sua spiegazione, il suo dichiararsi al di fuori di qualsiasi appartenenza politica. In quanto a Antonio Mazzeo, che invece conosco per aver condotto battaglie comuni e che vuole ritirarsi, spero che non perda la possibilità di dare una dimensione europea alla battaglia anti-Mous.
Chi di noi non ha mai commesso errori? Chi di noi ha in tasca la verità? Non possiamo farci irretire da posizioni fondamentaliste che del resto abbiamo sempre combattuto. Dovremmo provare a guardare oltre i contrasti locali per dare un orizzonte più ampio alle questioni che difendiamo: stiamo parlando di Europa. Nelle liste Altra Europa con Tsipras ci sono diverse posizioni, diverse sensibilità, perché non proviamo a contaminare e contaminarci? Il cammino in seguito sarà più ricco.
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