Fabrizio Napoleoni
Sono passati più di 6 mesi dal colpo di stato in Ucraina, il conseguente insediamento di un governo antirusso con palesi affiliazioni neo-naziste. Sono passati mesi dalle visite delle delegazioni Statunitensi in Ucraina e dalle visite guidate offerte ai governanti Ucraini presso la Casa Bianca, al cospetto del premio Nobel Obama. Le intercettazioni in cui la diplomatica USA mandava letteralmente “a fare in culo” l’Europa per il lassismo e l’esitazione a determinare gli esiti del governo Ucraino, sono già nel dimenticatoio. Come pure gli incontri della delegazione USAID di fronte a imprenditori Ucraini, sotto l’egida di uno sponsor disinteressato, la Chevron.
La Crimea è ormai annessa alla Russia, illegalmente secondo la Nato, ma lecitamente secondo il 97% dei votanti del referendum largamente votato dalla popolazione che in Crimea, al contrario di Europei e Statunitensi, ci vive. E sono passati ormai mesi da quando il figlio di Joe Biden, vice presidente degli USA, si è insediato dell’ufficio legale di una delle più importanti aziende del settore energetico Ucraino. Sono passati ormai mesi da quando abbiamo saputo, dai nostri allineatissimi media, dei cecchini del governo (eletto) Ucraino che uccidevano più di 100 manifestanti; salvo poi scoprire, inclusa la nostra Lady Ashton, che i cecchini non erano affatto governativi ma affiliati “oscuri” del gruppo Maidan. Mesi sono passati dalla strage di Odessa, in cui i manifestanti filo-russi hanno ricevuto un “caloroso” benservito dalle milizie Maidan a supporto del governo insediato; col benestare USA ovviamente, ed Europeo s’intende. E sono passati mesi dall’abbattimento dell’aereo di linea Olandese; aereo abbattuto dalle contraeree dei ribelli filorussi, così ci diceva la Casa Bianca prima ancora che l’aereo fosse caduto al suolo.
Da allora, misteriosi avvistamenti di truppe Russe che invadono l’Ucraina, tanto concrete quanto le armi di distruzione di massa di Bush e Cheney. Quindi sanzioni unilaterali da parte della Nato, cioè USA ed Europa; sanzioni, per non dire sabotaggio commerciale, in piena violazione del WTO che proprio gli USA hanno inventato ed esportato in ogni luogo; democrazia e WTO, con la pistola puntata alla testa. Ricetta collaudata, chiedere a John Perkins.
Sanzioni alla Russia per distendere una crisi made in USA. E più la Russia distende, più la NATO si distende. Più la Russia concilia più gli USA sanzionano ben oltre i limiti della legalità internazionale. L’Europa al seguito, fedele cane da compagnia. La Russia accelera il percorso BRICS e i primi passi di una Banca Internazionale alternativa a FMI e Banca Mondiale; la risposta non si fa attendere; blocco dei conti all’estero degli oligarchi che supportano Putin e blocco degli scambi monetari basati sul circuito SWIFT. Ovviamente tutto in regola, le regole le facciamo noi d’altronde, o qualcuno per conto nostro.
Sanzioni da parte nostra, e la Russia ricambia, come può. Europa e Russia come i capponi Manzoniani, mentre qualcuno si gode lo spettacolo dall’altro estremo dell’Atlantico.
A febbraio la piazza Ucraina e le borse vanno giù, chi più chi meno. Quindi sanzioni, che raggiungono il loro picco ad Agosto; e le borse vanno giù nuovamente, chi più chi meno. E il miracolo riesce; si ferma la macchina Tedesca largamente esposta in Russia, non solo per la fornitura d’energia ma per tutto il comparto industriale . Borse già, chi più chi meno, perché la guerra economica si svolge, al solito, nel nostro vecchio e caro continente, l’Europa.
Giù le borse, è vero ma non tutte allo stesso modo…
Andamento indice borsa Italiana (1 anno)
Andamento indice borsa Francese (1 anno)
Andamento indice borsa Tedesca (1 anno)
Andamento indice borsa USA-Standards&Poor (1 anno)
Le borse europee si ritrovano con capitalizzazione poco superiore a quella di un anno fa; ben diversa la storia oltre-atlantica. Come dire la guerra è “fredda” per tutti, ma negli “States” è un po’ più mite, non sembra anche a voi?
Ma Obama comanda, e la nostra generazione di leader “80 Euro” risponde.
Sei anni fa gli USA realizzavano un crack finanziario a valle della bolla speculativa sul debito privato, i subrprime, tirando giù l’intero mercato mondiale agganciato al petrodollaro e al WTO. Quindi il Quantitative Easing, la politica ultraespansiva che pompa triliardi di dollari nella casse delle banche e delle imprese d’oltreoceano. In Europa invece va di moda l’austerity, perché i PIGS devono fare bene i conti; ce lo dice l’Europa, ma in realtà ce lo comandavano Merryl Lynch, Standard & Poors e Goldman Sachs, che ci abbattono il rating ad ogni sussulto di sovranità. Fino all’amministrazione delegata. E noi a prendercela con la Germania, la nuova Perfida Albione, rea di tirare avanti nonostante la congiuntura economica. Come i capponi, sempre e comunque.
Così, mentre gli USA vanno al galoppo, l’Europa va al traino della Germania, fino a quando il cavallo non viene azzoppato. Dai Russi, ovviamente, chi altro?
Eppure gli Americani ce l’avevano fatto capire da prima che la questione Russa gli stava a cuore. Perfino i giochi invernali di Sochi, sono diventati la vetrina della campagna denigratoria Made in USA. E prima di loro le Pussy Riot palesavano l’orripilante perversione di una cultura “tradizionalista”.
Ma ben più concretamente il Senato Statunitense ce l’aveva detto già a chiare lettere, che l’Europa non stava facendo bene i compiti, già nell’agosto del 2013 quando il Congressional Research Service (USA) redigeva un documento “Europe’s Energy Security: Options and Challenges to Natural Gas Supply Diversification“. Cosa diceva questo documento? Semplice, due cose chiare chiare: l’Europa era troppo dipendente dal gas Russo e non stava approfittando adeguatamente delle opportunità aperte dalla primavera Africana. Nessuna congettura mia, parole loro, testuali, “pare pare”. D’altronde c’era da capirli gli americani. Con tutto il casino che si sono dovuti inventare per giustiziare Gheddafi e Mubarak, un po’ di riconoscenza è il minimo. Perché comprare il gas Russo quando lo si può compare dagli Africani d’America?
Perché comprare il gas Russo rischiava di renderci troppo amici del nemico. Il nostro fratellone americano s’è dato così da fare per mettersi alla pari, tanto da inventarsi lo Shale Gas; purtroppo lo sanno pure i sassi, inclusi quelli mesozoici, che lo shale gas (fracking) costa 4 volte il prezzo del gas naturale reperibile sul mercato.
Ma mentre noi ci chiediamo “ma come è iniziata questa storia” e soprattutto “come ne usciamo”, gli USA aprono l’altro fronte, quello ISIS. Ribelli, pardon, terroristi, che esistevano da anni e che da tempo, finanziati dall’Arabia Saudita, combattevano contro Curdi, Siria e Iraq; magicamente divengono veicolo di crociate contro la Siria. A proposito; avete mai notato dove sta il Kurdistan?
Due piccioni con una fava; all’Arabia Saudita (consiglio la lettura di “Confessioni di un sicario dell’economia” per conoscere la storia delle relazioni tra USA e dinastia Saudita) le armi americane, per togliersi di mezzo l’ingombro Siriano e in futuro l’Iran; agli americani, doppio guadagno: l’espansione dell’influenza geopolitica nell’aerea sul lungo termine; sul breve termine, la sovra-produzione di petrolio da parte dell’Arabia Saudita e di gas dal Qatar con conseguente crollo dei prezzi del greggio e del mercato energetico, da cui dipende lo sviluppo dell’economia Russa, ed inoltre gas e petrolio per gli amici Europei; Europei alle soglie dell’inverno e ormai, letteralmente, alla canna del gas.
Gas e petrolio medio-orientale, ma targato USA. A proposito; avete sentito, di recente, che l’Italia compra petrolio dagli USA per la prima volta nella storia degli ultimi 20 anni? Vi siete domandati perché? Vi siete domandati da dove viene?
Va bene così, teniamoci stretto il caro fratellone americano.
Ma se questo è Abele, allora meglio Caino.
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