Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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mercoledì 8 maggio 2013

Chi sostiene l’onorevole


Tutto quello che c'è da sapere su Vedrò, il think tank di Enrico Letta e Angelino Alfano, insieme dal 2005. È una delle fondazioni e associazioni guidate da politici, che non sono tenute alla trasparenza sulla provenienza dei contributi che ricevono. - altreconomia -
Qui
l'intervista a Duccio Facchini (da radio "Città del Capo").
Gianni Alemanno è presidente di una fondazione. Lo sapevate? Si chiama “Nuova Italia”, “aderente al Popolo della Libertà”, riconosciuta dal 2005: talmente animata dal pubblico interesse da tener gelosamente segreto il proprio bilancio.
Ma il sindaco di Roma non è un’eccezione: semmai, la conferma di una regola.
Benvenuti nel grande mondo delle “fondazioni politiche” italiane. Chiunque volesse addentrarsi (comprese associazioni o think tank riferibili a parlamentari, o comunque uomini pubblici attivi nella politica italiana) sappia che farà i conti con una spessa cortina di riservatezza. Se è noto infatti che la seconda rata dei rimborsi elettorali, dirottata quest’anno a beneficio dei terremotati dell’Emilia, abbia toccato quota 91 milioni di euro, è meno dibattuto il flusso di denaro che attraversa le “fondazioni politiche”. Altreconomia ne ha contate oltre quaranta, sorte perlopiù dal 2000, e di ciascuna di queste ha cercato di ricostruire -per la prima volta- identità e struttura, raccogliendo, leggendo e approfondendo statuti e bilanci.
Buona parte degli interpellati nicchia, rifiutandosi di inoltrare la documentazione richiesta. Il perché è immediato: lo strumento concepito e disciplinato dal codice civile del 1942 non è tenuto a rispettare i seppur blandi criteri di trasparenza cui sono sottoposti i partiti politici. Che fosse stato pensato per altri scopi (beneficenza, ricerca, archivistica) è fatto secondario. Un parlamentare di Futuro e Libertà, Aldo Di Biagio, ha ricevuto nel 2010 una proposta indecente: “Fatti una fondazione”, gli avrebbe suggerito un emissario dell’allora maggioranza parlamentare in cerca di voti di fiducia, “e ti faremo avere un milione e mezzo di euro attraverso Finmeccanica”.
Che le fondazioni siano diventate “mezzi di finanziamento occulto di importanti uomini politici”, come racconta ad Altreconomia il deputato Fli? Una “copertura”, come le ritiene Maurizio Paniz (Pdl)? Non è rilevante. O meglio: non è così rilevante quanto il quadro tracciato, per la prima volta, grazie ai dati raccolti. Che compongono un curioso intreccio, dove l’ente “fondazione” diviene strumento indefinito, a metà tra il megafono, il collettore di fondi e la cura dell’immagine.

Symbola, l’eccezione Una sola, ad oggi, pubblica il bilancio di esercizio sul proprio sito internet: “Symbola, fondazione per le qualità italiane”, nata nel 2005 e presieduta dal deputato Pd Ermete Realacci. Nel 2011 -quando le entrate totali hanno raggiunto soglia 815mila euro- la fondazione ha potuto contare su 477mila euro provenienti dall’ingresso o dal rinnovo delle quote dei “componenti”. Tra coloro che “sostengono la missione di Symbola” vi sono Autogrill Group, Cir (Carlo De Benedetti), Eni, San Pellegrino, Monte dei Paschi di Siena e Sorgenia, azienda attiva nel settore energetico, controllata per il 65% da Cir. Come detto, questo è l’unico caso in cui è possibile reperire on-line il bilancio d’esercizio. Negli altri casi tocca recuperarlo dai diretti interessati, quando questi non si trincerano dietro a più o meno credibili ragioni di privacy. Difetto di comunicazione che ha una ricaduta: alimentare il sospetto che l’istituto “fondazione” sia divenuto strumento di lobby.

L’antesignanaLa più longeva “fondazione politica” è Italianieuropei, nata nel 1998 su iniziativa, tra gli altri, dell’ex premier Massimo D’Alema, che ne è presidente. Le principali attività, come si legge dal sito internet, sono “l’ideazione e l’organizzazione di convegni, tavole rotonde e cicli di formazione”. Tra tutte, spicca la pubblicazione dell’omonima rivista mensile, che tira poco più di 5.000 copie. Nella parte relativa al conto economico delle quattro pagine del bilancio 2011 della fondazione emergono 314mila euro su 391mila di ricavi totali posti sotto la generica voce “contributi alle attività”. Per la stampa della rivista e la raccolta delle inserzioni pubblicitarie, e più in generale per stringere accordi di natura commerciale, Italianieuropei, non isolata, si appoggia alla Solaris srl, che controlla al 100%. Quest’ultima, nell’anno 2010, ha registrato ricavi per oltre 1 milione di euro, 592mila euro dei quali da “ricavi pubblicitari” e oltre 375mila euro da “ricavi per organizzazione di seminari”. Sommando gli abbonamenti alla rivista, la diffusione dei libri ed i ricavi dai singoli distributori, si raggiunge quota 75mila euro.
È perciò il bilancio ad evidenziare il ruolo ricoperto dagli inserzionisti sulla vita della fondazione, che è decisivo: nel mensile di luglio le nove pagine pubblicitarie -sulle 163 totali- sono state acquistate da Manutencoop, British American Tobacco, Eni, Ferrovie dello Stato, Lottomatica, Coopsette, Telecom Italia e Piaggio. Finmeccanica ha contribuito “fin dalla nascita di Italianieuropei” con 40mila euro annui. Quattromila euro circa a numero, ottanta centesimi a copia.




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