
Molti faticano a comprendere il valore dell’ultima pubblicazione dei Kissinger cable, ancora di più hanno ogni interesse a minimizzarne l’importanza, eppure tra il milione e settecentomila comunicazioni dell’amministrazione americana relative al periodo che va dal 1973 al 1976 ci sono documenti dal valore storico inestimabile. Com’era accaduto per i cable che Wikileaks avrebbe ricevuto dal soldato Bradley Manning, anche l’ultima pubblicazione di Wikileaks è stata snobbata da buona parte dei media in giro per il mondo, non fa eccezione il nostro paese. Si tratta di documenti già declassificati, una massa enorme di documenti che giaceva sul sito dei National Security Archives in formato PDF, un archivio duro da esplorare, file privi di metadati e scomodi da maneggiare sui quali si sono tuffati gli storici, che di quando in quando hanno dato alcune dritte ai giornalisti. C’è molto di più, ma l’iniziativa di Wikileaks per ora ha coperto solo questo lasso temporale con un lavoro decisamente impegnativo e imponente nella quantità, organizzando i contenuti in formato testo e rendendoli consultabili con un comodo motore di ricerca.
I documenti non contengono gossip, come non contenevano gossip i cable di Manning, la diffusione dei quali ha costretto gli Stati Uniti a una complessa danza del personale diplomatico compromesso e messo nei guai più di un governo. Un lavoro che poteva essere portato a termine da molte altre organizzazioni, su tutte quelle che controllano le grandi concentrazioni mediatiche anglosassoni, ma ci ha dovuto pensare Wikileaks. Evidentemente non ci sono molti altri a coltivare questo genere d’interesse, nonostante si tratti di mettere le mani in una vera e propria miniera di notizie e storici retroscena.
Si tratta di documenti di grande valore storico, non tanto perché rivelino enormi segreti, quanto per il valore di prova che questi documenti assumono nel confermare vicende già note, quanto documentate a fatica e oggetto di una pesante opera di negazionismo e di occultamento all’interno del mainstream informativo. La storia della United Fruit nell’America Centrale è nota, così come sono note le ingerenze coloniali di Washington, ma fa un altro effetto leggere un documento come quello che dettaglia il listino prezzi dei militari golpisti al comando del generale Latorre in Ecuador (8.000 dollari per ogni comandante di carro e 32.000 per il generale), che prima di muoversi volevano garantita la pensione che avrebbero perduto se il golpe fosse fallito. Così come fa un altro effetto leggere la descrizione degli “affaroni” che corruzione e intimidazione procuravano agli americani e ai loro associati gli interventi delle ambasciate centro e sudamericane, che mettevano il peso politico e militare di Washington al servizio degli interessi economici delle multinazionali americane.
Non era solo lotta al comunismo, con pochi click si afferra subito la frenetica attività e i rapporti incestuosi tra le maggiori multinazionali occidentali e il governo degli Stati Uniti, che in più i un’occasione sembra agire con metodi mafiosi, più che prettamente imperiali come da tradizionale rimprovero. È il profitto il motore dell’interesse americano, che si fonde con quello delle classi dirigenti che in Washington trovano il partner ideale che li sostiene contro le collettività e le masse popolari, ci sia o no il comunismo alle porte. Prova ne sia che lo stesso atteggiamento continua a perdurare anche oggi, che dal crollo del muro di Berlino sono passati più di 20 anni e che il comunismo è più che un ricordo anche dove sopravvive nominalmente, come in Cina è solo un’etichetta su una forma indigena di capitalismo, forse più estrema di quelle occidentali.

Di quello che una volta era il “free world” e organizzava cartelli segreti per allocare la produzione del petrolio su base ultra-decennale alle spalle dei comunisti e dell’OPEC, oggi son rimasti i metodi e la forza propulsiva degli Stati Uniti, che non hanno paragoni nella loro capacità d’influenzare pesantemente i governi e le politiche di altri paesi, e che ne fanno uso senza ritegno.