
di Michele Basso. Fonte: webaliceit
“Non comprendendo le cose, non si possono
comprendere nemmeno gli uomini, se non...
esteriormente. Cioè si può comprendere la
psicologia di questo o quel partecipante alla
lotta, ma non il senso della lotta, non il suo
significato di partito e politico”
Lenin, lettera a Gorkij, novembre-dicembre 1909
Perché ci s’infuria quando dicono che è in pericolo la costituzione? Perché in pericolo c’è ben altro. La situazione della Grecia dovrebbe esserci di insegnamento. Sono a rischio il nostro lavoro, le nostre pensioni, le prestazioni sanitarie, ogni forma di assistenza, e non solo l’istruzione, ma anche l’avvenire dei nostri figli o nipoti.
E’ una guerra che il capitale finanziario, il più grande predone di tutti i tempi, ci ha scatenato contro. Berlusconi e il governo avevano tutto l’interesse a minimizzare la crisi, ma anche molti schierati dalla parte dei lavoratori l’hanno sottovalutata. Anche il più disinteressato militante, se non comprende la situazione, fa un buco nell’acqua. Fino a non molto tempo fa, c’era un nord del mondo in cui i salari permettevano di vivere, e c’era un sud del mondo su cui si abbattevano tutte le disgrazie economiche e sociali, le guerre, le distruzioni, le carestie, la fame. Oggi, questa divisione è saltata, i briganti imperialisti non cercano le loro prede soltanto nelle ex colonie o semicolonie, ma colpiscono duro anche nelle metropoli. Per esempio, negli Stati Uniti: “Col sostegno pieno e intero del governo Obama, le imprese americane e straniere si servono del livello di disoccupazione e di povertà che non s’era più visto dalla Grande depressione per trasformare gli Stati Uniti in una piattaforma di lavoro a basso costo in competizione diretta col Messico, la Cina e gli altri paesi a basso salario.”(1) Gli Stati Uniti, un tempo il paese delle alte retribuzioni, che tutto il mondo decantava! Ormai le tende e le baracche sono piantate all’ombra dei grattacieli.
Per lungo tempo ci fu l’illusione che tale barriera storico geografica non sarebbe mai stata infranta. Ancor oggi c’è chi, vedendo automobili potenti e costose, oppure barche di lusso, chiede: ”Dov’è la crisi?” Non la vede finché non giunge sottocasa, o nel proprio condominio. Inoltre, proprio la crisi accentua le disparità sociali, rende più ricco il ricco e immiserisce gli altri. Nei periodi di boom, fioriscono le piccole industrie, che occupano complessivamente più lavoratori, il benessere si diffonde, ma nella crisi c’è la falciatura, e la proletarizzazione, anzi spesso la pauperizzazione, si svolge su scala gigantesca. E la questione del debito pubblico vede la guerra delle banche contro la stragrande maggioranza della popolazione.
comprendere nemmeno gli uomini, se non...
esteriormente. Cioè si può comprendere la
psicologia di questo o quel partecipante alla
lotta, ma non il senso della lotta, non il suo
significato di partito e politico”
Lenin, lettera a Gorkij, novembre-dicembre 1909
Perché ci s’infuria quando dicono che è in pericolo la costituzione? Perché in pericolo c’è ben altro. La situazione della Grecia dovrebbe esserci di insegnamento. Sono a rischio il nostro lavoro, le nostre pensioni, le prestazioni sanitarie, ogni forma di assistenza, e non solo l’istruzione, ma anche l’avvenire dei nostri figli o nipoti.
E’ una guerra che il capitale finanziario, il più grande predone di tutti i tempi, ci ha scatenato contro. Berlusconi e il governo avevano tutto l’interesse a minimizzare la crisi, ma anche molti schierati dalla parte dei lavoratori l’hanno sottovalutata. Anche il più disinteressato militante, se non comprende la situazione, fa un buco nell’acqua. Fino a non molto tempo fa, c’era un nord del mondo in cui i salari permettevano di vivere, e c’era un sud del mondo su cui si abbattevano tutte le disgrazie economiche e sociali, le guerre, le distruzioni, le carestie, la fame. Oggi, questa divisione è saltata, i briganti imperialisti non cercano le loro prede soltanto nelle ex colonie o semicolonie, ma colpiscono duro anche nelle metropoli. Per esempio, negli Stati Uniti: “Col sostegno pieno e intero del governo Obama, le imprese americane e straniere si servono del livello di disoccupazione e di povertà che non s’era più visto dalla Grande depressione per trasformare gli Stati Uniti in una piattaforma di lavoro a basso costo in competizione diretta col Messico, la Cina e gli altri paesi a basso salario.”(1) Gli Stati Uniti, un tempo il paese delle alte retribuzioni, che tutto il mondo decantava! Ormai le tende e le baracche sono piantate all’ombra dei grattacieli.
Per lungo tempo ci fu l’illusione che tale barriera storico geografica non sarebbe mai stata infranta. Ancor oggi c’è chi, vedendo automobili potenti e costose, oppure barche di lusso, chiede: ”Dov’è la crisi?” Non la vede finché non giunge sottocasa, o nel proprio condominio. Inoltre, proprio la crisi accentua le disparità sociali, rende più ricco il ricco e immiserisce gli altri. Nei periodi di boom, fioriscono le piccole industrie, che occupano complessivamente più lavoratori, il benessere si diffonde, ma nella crisi c’è la falciatura, e la proletarizzazione, anzi spesso la pauperizzazione, si svolge su scala gigantesca. E la questione del debito pubblico vede la guerra delle banche contro la stragrande maggioranza della popolazione.