Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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sabato 2 febbraio 2013

Finanza globale, sta cambiando qualcosa?

di Vincenzo Comito - sbilanciamoci -

 

Fondo monetario internazionale, Ocse e Unione Europea hanno mandato piccoli segnali di cambiamento nell’orientamento delle loro politiche. Che cosa sta succedendo nei bastioni dell’ortodossia neoliberista?
Partiamo da Davos, in Svizzera, dove si è svolta da poco, l’ultima edizione del meeting annuale dell’élite economica. Si è trattato della solita minestra riscaldata e i banali commenti che di solito vi si possono ascoltare fanno poco sperare sui destini del mondo. Sul fronte finanziario, Jamie Dimon, il boss della JPMorgan Chase, sulla scena da molti anni, ha dichiarato, con arroganza, che i banchieri dovranno sopportare ancora per diversi anni di essere segnati a dito, di rappresentare dei capri espiatori di una situazione di cui non sono responsabili, di essere infine collocati al centro di un’operazione di disinformazione per il loro presunto ruolo nella crisi finanziaria. Dimon ne ha anche approfittato per mostrare il disprezzo da lui nutrito per quelli che pensano di aver migliorato il sistema, in particolare per gli estensori negli Stati Uniti del Dodd-Frank Act. Alex Weber, presidente dell’UBS, ha rincarato la dose, criticando le nuove regole di Basilea sulla capitalizzazione e sulla liquidità delle banche (Fournier, 2013).
Christine Lagarde a Davos
Per il resto, il forum avrebbe sostanzialmente ignorato la questione, forse considerandola irrilevante, se non fosse stato per un intervento di Christine Lagarde, attuale direttore generale del Fondo Monetario, che ha avuto parole dure per il settore finanziario. Citiamo qualche brano dal suo discorso (Lagarde, 2013): “…come sappiamo la crisi economica globale… ha per la gran parte avuto origine nel settore finanziario. Esso ha nascosto troppe delle sue attività in angoli bui e fangosi e ha posto i suoi guadagni di breve termine al di sopra del sostegno all’economia reale. … Completare il lavoro della riforma del settore finanziario deve essere una priorità. Rileviamo già troppi segni di una caduta dell’impegno in tale direzione…”. Nella sostanza, l’assemblea ha fatto finta di non capire ed è passata subito all’argomento successivo.
Avevamo assistito lo scorso anno a un primo mutamento di toni e di contenuti nel discorso del Fondo monetario. La prima novità che aveva sorpreso era un rapporto dell’organizzazione il quale, rovesciando almeno in parte un pilastro della sua ideologia ultraliberista, ammetteva che in alcuni casi gli stati potessero limitare i movimenti internazionali dei capitali in entrata. Avevamo pensato allora che tale presa di posizione fosse collegabile alla presenza alla direzione del Fondo di Dominique Strauss-Khan, che era stato un membro autorevole del Partito socialista francese. Ma qualche settimana fa, sotto il governo della Lagarde, designata a suo tempo alla poltrona da Sarkozy e sua fedele collaboratrice, era già arrivata una sostanziale critica alle politiche di austerità europee, con la sottolineatura, fatta in un rapporto del Fondo, che esse possono accelerare la depressione economica. Nel rapporto si calcolava, tra l’altro, che una riduzione di spesa di 1000 euro nel bilancio pubblico di un paese poteva provocare una corrispondente riduzione del Pil sino a 3000 euro. Un bel risultato.
Ora viene la presa di posizione al forum di Davos. C’è da chiedersi se non stia succedendo qualcosa, e se il Fondo non stia cambiando sul serio alcuni dei suoi indirizzi. Dove va a finire a questo punto il Washington consensus?
Una spiegazione di tale apparente mutamento di rotta potrebbe forse essere collegata all’ipotesi che la situazione del mondo occidentale sia più grave di come essa viene rappresentata ufficialmente e il Fondo, essendone consapevole, cerchi di sollecitare i governi e le imprese a cambiare registro.

mercoledì 30 gennaio 2013

Marx, Keynes, Friedman e Fritz Schumacher a Davos

  
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Larry Elliot, capo redattore economico del Guardian, ha scritto un interessante dibattito immaginario tra Marx, Keynes, Friedman e Fritz Schumacher, intervistati dal capo del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde al World Economic Forum di Davos. Lo abbiamo tradotto per voi.

Christine Lagarde: Karl, tu come vedi la situazione?
Karl-Marx-300x300Karl Marx: La classe capitalista riunita a Davos ha trascorso gli ultimi giorni grattandosi la testa per la disoccupazione e la mancanza di domanda dei propri prodotti. Non sembra però capace riconoscere che ciò è inevitabile in un’economia globalizzata. C’è una tendenza verso il sovrainvestimento, la sovraproduzione e la caduta del saggio di profitto, che, come sempre, i datori di lavoro hanno cercato di contrastare con il taglio dei salari e la creazione di un esercito di riserva del lavoro [disoccupazione, ndt]. Ecco perché ci sono più di 200 milioni di disoccupati in tutto il mondo e vi è stata una tendenza verso una maggiore disuguaglianza. E’ possibile che il 2013 sia migliore del 2012, ma sarà un sollievo di breve durata.
Lagarde: Questa è una analisi cupa, Karl. I salari stanno crescendo abbastanza velocemente in alcune parti del mondo, come la Cina, ma sarei d’accordo sul fatto che la disuguaglianza è una minaccia. Le ricerche del FMI mostrano che la disuguaglianza è correlata all’instabilità economica…
Marx: E’ vero che le economie emergenti sono in rapida crescita, ma col tempo anche loro saranno colpite dalle stesse forze.
Lagarde: Maynard, pensi che le cose siano così tetre come dice Karl?
jmk300John Maynard Keynes: No, non lo penso Christine. Penso che il problema sia grave, ma risolvibile. L’ultima volta che abbiamo dovuto affrontare una crisi di questa portata abbiamo risposto con un aggressivo allentamento della politica monetaria – riducendo i tassi di interesse sia a breve termine che a lungo termine – e con l’uso dei lavori pubblici per stimolare la domanda aggregata. Negli Stati Uniti, il mio amico di Franklin Roosevelt ha sostenuto normative che hanno permesso ai lavoratori di organizzarsi[1]. Dopo la seconda guerra mondiale, la comunità internazionale ha creato il Fondo Monetario Internazionale al fine di appianare gli squilibri della bilancia dei pagamenti, prevenire guerre valutarie mutualmente distruttive e controllare i movimenti di capitali. Tutte queste lezioni sono stati dimenticate. L’equilibrio tra politica fiscale e monetaria è sbagliato, le guerre valutarie stanno crescendo, il settore finanziario rimane in gran parte non riformato e la domanda aggregata è debole perché i lavoratori non stanno ricevendo una congrua parte dei guadagni di produttività. La teoria economica è bloccata nel passato, è come se la fisica non fosse andata avanti dai tempi di Keplero.
Lagarde: Mi sembra di capire da quello che stai dicendo, Maynard, che non approvi il modo in cui George Osborne sta conducendo l’economia del Regno Unito.
Keynes: Il suo senno ha preso una vacanza. La Gran Bretagna ha un problema di crescita, non un problema di deficit.
Lagarde: Oserei dire Milton che non sei d’accordo con tutto quello che ha detto Maynard. Potresti sostenere, presumo, di lasciare che la malattia faccia il suo corso.
friedmanMilton Friedman: Alcuni dei miei amici della scuola austriaca di teoria economica sarebbero senz’altro favorevoli a non fare nulla nella speranza di una riequilibrio del sistema, ma non io. A differenza di Maynard, non sosterrei misure che aumentino il potere contrattuale dei sindacati e non sono mai stato appassionato di opere pubbliche quale risposta ad una crisi. Ma certamente supporterei ciò che Ben Bernanke ha fatto con la sua politica monetaria negli Stati Uniti e sosterrei azioni ancora più drastiche se si rendessero necessarie.
Lagarde: Ad esempio?
Friedman: Be’, penso che la politica monetaria deve essere impostata in modo da avere come obiettivo il PIL nominale, vale a dire l’aumento delle dimensioni dell’economia non aggiustato all’inflazione. Se la sua crescita è troppo alta, le banche centrali dovrebbero attuare politiche restrittive. Se è troppo bassa, la tendenza che vediamo dopo l’irruzione della crisi, dovrebbero allentarle. In casi estremi, mi piacerebbe favorire politiche che confondono i confini tra politica monetaria e fiscale. Ecco cosa intendo quando parlo di lanciare denaro dall’elicottero nell’economia.
Lagarde: Fritz, sei stato seduto lì ad ascoltare pazientemente Karl, Maynard e Milton. Come valuti lo stato del mondo?
fritz schumacherFritz Schumacher: Mi disturba fortemente il modo in cui il dibattito è stato impostato. Vi è un ossessione per la crescita a tutti i costi, indipendentemente dai costi ambientali. Il cambiamento climatico è stato raramente menzionato a Davos e ciò dopo un anno di eventi meteorologici estremi. E’ spaventoso che così poca attenzione sia stata dedicata al riscaldamento globale, ed è quasi criminale la negligenza dei governi nel non approfittare di tassi di interesse estremamente bassi per investire nelle tecnologie verdi.
Come è avvenuto in passato, le recessioni hanno spinto le questioni ambientali fuori dall’agenda politica. Quando le cose vanno bene, i politici dicono di essere a favore dello sviluppo sostenibile, ma gli impegni sono stati dimenticati non appena la disoccupazione è iniziata a salire. Quindi si è tornati ad agire come al solito: più strade, ingrandimento degli aeroporti, tagli fiscali per incoraggiare il consumo. Gli scienziati avvertono che le temperature globali saliranno di parecchi gradi sopra i livelli del periodo preindustriale, se non cambieranno le politiche. Questa è economia da manicomio.
Lagarde: Maynard, qual è la tua risposta?
Keynes: Sono d’accordo con Fritz. Se dovessi consigliare Roosevelt oggi, spingerei per un New Deal verde. Mi è difficile immaginare un mondo senza crescita, qualcosa che è politicamente inaccettabile dei paesi in via di sviluppo, in ogni caso. Ma Fritz ha ragione, abbiamo bisogno di una crescita più intelligente e più pulita. Come tu stessa hai detto la scorsa settimana, Christine, se continuiamo così la prossima generazione sarà “arrostita, tostata, fritta e grigliata”.
Schumacher: Non avrei potuto dirlo meglio io stesso.
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[1] In realtà Keynes non sostenne le riforme pro-sindacati (e pro-monopoli) di Roosevelt, consigliando al presidente americano di rimandarne l’attuazione dopo la depressione, nota nostra

venerdì 25 gennaio 2013

Davos, l'oscar della vergogna va alla Shell

Fonte: il manifesto | Autore: Luca Manes   
 
«E il Public Eye Award va... alla Shell!». Per la seconda volta da quando è stato istituito, l'oscar della peggior multinazionale del mondo se l'è aggiudicato la compagnia petrolifera anglo-olandese. Un «risultato» giunto dopo un serrato testa a testa con la banca d'affari statunitense Goldman Sachs, che ha finito per conquistare il «riconoscimento» speciale della giuria.

È dal 2000 che Greenpeace Svizzera e Berne Declaration, in concomitanza con il World Economic Forum di Davos, danno la possibilità di votare a tutti gli abitanti del pianeta sul sito web del singolare «concorso» quella che per loro è la corporation che, con il suo operato, maggiormente ha contribuito a distruggere l'ambiente e/o causare impatti devastanti sulle popolazioni locali.

Tra le sette aziende in nomination, la Shell ha avuto il sopravvento «grazie» alla lunga scia di inquinamento e disastri che si lasciano dietro le sue attività di estrazione del petrolio. Ora l'azienda sta investendo miliardi di euro per bucherellare i fondali artici, non senza problemi e difficoltà di natura tecnica, tanto che l'amministrazione Obama sta valutando se confermare o meno le licenze di esplorazione, mentre il mondo della finanza teme che l'investimento sia troppo rischioso per essere giustificato. Come se non bastasse, la compagnia con sede a l'Aja si è già buttata a capofitto sull'affare delle cosiddette fonti non convenzionali. È presente in Canada, nella regione dell'Alberta, dove l'estrazione delle sabbie bituminose ha sconquassato una larga fetta del territorio, mentre è notizia degli ultimi giorni la firma di un un contratto multi-miliardario con il governo ucraino per lo sfruttamento del gas di scisto.
Ma la Shell è famosa soprattutto per le malefatte nel Delta del Niger, dove anche secondo un rapporto delle Nazioni Unite dell'agosto del 2011 avrebbe il dovere di ripulire le tante lordure combinate in decenni di attività. Per gli esperti dell'Onu, solo per bonificare la parte del Delta del Niger abitata dagli Ogoni - la popolazione del grande scrittore e attivista Ken Saro Wiwa, trucidato nel 1995 - ci vorrebbero 30 anni e decine di miliardi. La Shell per il momento non si è assunta le sue responsabilità e, così come le altre compagnie presenti in loco, tra cui l'italiana Eni, continua a praticare il gas flaring. Ovvero il bruciare in torcia il gas connesso al processo d'estrazione del greggio, che in teoria in Nigeria sarebbe illegale in base a un provvedimento normativo del 1979.

Detto del pessimo record ambientale della oil corporation anglo-olandese, va detto che neanche le altre «concorrenti» erano da meno.

Insieme all'anima nera della finanza internazionale, la Goldman Sachs, troviamo la Lonmin, l'azienda del settore minerario assurta alla cronache internazionali la scorsa estate per il dramma di Marikana, allorché 44 minatori furono uccisi dalle forze dell'ordine sudafricane chiamate in causa dalla stessa Lonmin per sedare le proteste contro le pessime condizioni lavorative.

In nomination c'erano anche la francese Alstom, «specializzata» in corruzione, la Coal India, che con i suoi 400 milioni di tonnellate di carbone estratti l'anno (il 90 per cento della produzione del Paese asiatico) contribuisce non poco al dramma dei cambiamenti climatici e la compagnia britannica di sicurezza privata G4S, che «pare» sia abbastanza esperta di violazioni dei diritti umani e delle regole più basilari del diritto internazionale, essendo presente in ben 125 Paesi del globo).

Dulcis in fundo - si fa per dire - la Repower, società che giocava in casa, visto che è svizzera, ma che nella nostra Calabria vuole costruire insieme alla multi-utility italiana Hera la centrale a carbone di Saline Joniche. Poco importa che praticamente tutta la popolazione locale sia contraria e che il progetto avrà impatti devastanti - oltre a «incastonarsi» in un contesto dove la criminalità organizzata la fa da padrone.
Nota a margine. Nella sala dove si è tenuta la «premiazione», a pochi passi dalla sede del World Economic Forum, non era presente nessun esponente delle azienda nominate. Ma non perché avessero deciso di snobbare il premio...

sabato 28 gennaio 2012

Mondo cane, mondo fame

Fonte: Beppe Grillo
A Davos i banchieri discutono della fame nel mondo. Il rappresentante dell'Unilever ha detto "Ogni sei secondi un bambino muore di fame. Il numero di persone che soffre la fame è aumentato dopo la crisi, in questi ultimi tre anni". Già, ma chi è il responsabile? Lo spread? I CDS? I derivati? Il fato? O le aziende che producono semi geneticamente modificati e rendono schiave dei loro prodotti intere popolazioni? O gli Stati che vendono armi alle nazioni più povere in cambio delle loro ricchezze? O le industrie che trasformano il grano in biofuel? O i Paesi che comprano terreni agricoli nel Terzo mondo, li fanno coltivare agli autoctoni, per predare quantità enormi di derrate alimentari? O le imprese che distruggono il clima e desertificano la Terra? O la trasformazione di terreni agricoli in allevamenti di carne? O la cementificazione selvaggia del territorio? O l'ipocrisia di chi dà un euro in beneficenza e butta nella spazzatura 10 euro di cibo avanzato?
L'India ha il maggior numero di persone che soffrono la fame. Quale dovrebbe essere la soluzione? Semi OGM Monsanto? Più produzione, stomaci pieni. Eppure, nel Paese più affamato del mondo, hanno avuto la forza di dire no. Il governo ha fatto una moratoria sull'introduzione dell'OGM nell'agricoltura "Non c'è urgenza di introdurre l'OGM con il pretesto della mancanza di cibo", ha detto il ministro indiano per lo sviluppo rurale Jairam Raimesh (*). Grandi industrie come Unilever, Nestlé e PepsiCo stanno aiutando lo sviluppo dell'agricoltura nel mondo con microfinanziamenti, semi e fertilizzanti. Ma in cambio di cosa? E l'ONU a che serve?
Il business della fame è uno dei più redditizi e sicuri del prossimo futuro. Infatti, entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà di altri due miliardi. Quota 9 miliardi. Una bonanza per le aziende produttrici di OGM. Strano un mondo che si preoccupa dello spread, ma ignora la morte per fame di cinque milioni di bambini ogni anno.
(*) fonte FT

mercoledì 25 gennaio 2012

Se lo dice lui ...


Schwab, patron di Davos, sconfessa capitalismo: non funziona piu'
Finanza e politica non sono riuscite ad evitare perversioni

Roma, 25 gen. (TMNews) - Il sistema capitalistico non si adatta più alla nostra società, parola di Klaus Schwab. In un'intervista al Financial Times Deutschland nel giorno dell'avvio del World Economic Forum, il patron di Davos mette in dubbio l'attualità della ricetta capitalistica: "Viviamo ormai in un mondo assolutamente interconnesso", spiega Schwab, in cui non si può più parlare di "elite" nel senso tradizionale del termine.

"Le vecchie strutture di forza non funzionano più - spiega Schwab - perché ormai i centri di potere si sono spostati su livelli differenti, ci sono un'infinità di nuovi attori, un'economia globale interconnessa, più trasparenza e maggiori possibilità di espressione delle proprie opinioni e della propria influenza".

Poi il fondatore di Davos riconosce: "I politici, ma in definitiva tutti noi, abbiamo rinunciato a porre dei paletti agli eccessi della finanza. E non siamo stati in grado di introdurre quelle regole necessarie ad evitare una pervesione generale del sistema". "Si può ben dire - continua Schwab - che il sistema capitalistico, nella sua formulazione attuale, non si adatta più al nostro mondo".

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