
E' un lunedì di gennaio, un signore, in doppio petto grigio, va a chiedere una 'moderazione' sulle condizioni che gli applica la sua banca. E' un periodo difficile, lui è un lavoratore autonomo, di quelli che fatturano ogni euro, in mezzo a una crisi epocale.
A ben vedere qualche responsabilità ce l'ha anche lui e lo ammette senza problemi: ha fatto degli errori, in passato: troppe spese fisse, tanta merce che non valeva niente (lo sapeva ma contava di rivenderla con ampi margini). Nei momenti migliori ha prestato soldi a qualcuno senza farsi troppi problemi. Fino a qualche anno fa il mondo girava in un certo modo e tutto era permesso, anche prestare soldi facili, senza tanti controlli.
Il nostro povero amico ci ha pensato su tutta la domenica ed è uscito volenteroso: il piano è di ottenere dalla banca che almeno il suo debito possa essere ripagato con interessi più bassi. Una boccata di ossigeno, per così dire. Che c'è di strano, in fondo? Oggi pago il 6% di interesse annuo, domani pagherò il 3%. Perché dovrebbe dire di no, una banca? E poi, se dicesse di no, si può sempre giocare la carta della cattiva pubblicità, così, tanto per spauracchio.
Il nostro amico racconta, argomenta, conclude. Non nasconde le responsabilità, le spese sottovalutate, la merce di scarsa qualità, i soldi prestati, insomma tutto, compresi i pochi controlli.
Il direttore di banca, aria sorniona, un po' paternalista, guarda il nostro amico e gli mette una mano sulla spalla. Gli spiega che c'è un particolare che non ha valutato nella sua pur razionale strategia: il suo debito verso la banca è un mutuo. Già, un mutuo ipotecario, avete capito? Quel contratto fatto con tanto di atto pubblico, una banca da una parte, il suo cliente dall'altra un bell'arbitro notarile al centro. Pensate un po', il mutuo è così famoso, da rientrare a pieno titolo nel codice civile. E se c'è una cosa che ormai anche gli analfabeti finanziari sanno è proprio che le condizioni di mutuo, una volta firmato l'atto, non cambieranno più. Tutto cambia in questo mondo ma non le condizioni di un mutuo.
Il nostro amico torna a casa, lo aspetta sua moglie che a guardarlo capisce tutto e gli prepara il piatto preferito.
Questo succede al nostro amico. Povero deluso. I più diranno che è normale, che non aveva possibilità di farcela. Ma chi gli ha messo in testa di chiedere di cambiare le condizioni di un mutuo? Tutto cambia, non le condizioni di un mutuo. Lo sa anche quell'imbranato del vicino.
Ma che succede se si invertono i ruoli?
Vediamo.
Due signori in un gessato pesante – sembra si siano messi d'accordo su come vestirsi, oggi - aprono la porta dell'ascensore ed entrano nella sede di una società. Il tema all'ordine del giorno è annunciato: la banca per cui lavorano ha chiesto loro di andare dall'imprenditore cliente e rinegoziare le condizioni del mutuo erogato due-tre anni fa. "Come rinegoziare le condizioni?", aveva detto uno dei due la settimana prima, al proprio capo. "E quanto dovrebbe pagare, ora?". Il 4,00%. Più l'Euribor. Ma come, il mutuo – sempre quello con una banca da un lato, un cliente dall'altro e l'arbitro notarile al centro – è stato fatto nel 2010 e l'arbitro aveva scritto, cito: "Il tasso di interesse viene regolato (...) all'Euribor 3 mesi + uno spread pari all'1,00% ogni anno ...". Uno per cento. Da domani? Quattro per cento. Il dipendente di banca sente avvicinarsi uno stato di dissociazione: se toccasse a lui farsi alzare il tasso del mutuo di casa manderebbe a quel paese mezzo mondo. Oggi si trova a dover andare a spiegare ad un imprenditore che dovrebbe cortesemente accettare di fare nuovamente un atto di mutuo già fatto due-tre anni prima, per veder scrivere condizioni peggiorative.
