19 e 20 ottobre 2011, Fonte: paneacqua
Si tratta del quinto sciopero generale dall'inizio dell'anno, e il secondo di 48 ore dalla fine di giugno. Oggi e domani il parlamento di Atene vota le misure di austerity. Sindacati e movimenti hanno chiamato la popolazione a manifestare in quella che si prefigura come la maggior protesta sociale da diversi anni a questa parte, mentre il parlamento si prepara a votare su nuove misure di austerità destinate a impedire il default che potrebbe provocare una crisi nella zona euro. Intanto, a un mese dalle elezioni politiche, Moody's declassa il rating della Spagna: pesa l'alto livello di indebitamento del settore bancario
Tagli alle pensioni, un colpo d'accetta sul settore pubblico e nuove tasse. Oggi e domani il parlamento greco vota l'ennesimo piano di austerity varato dal Governo Papandreou, imposto da Ue, Fme e Bce per sbloccare la sesta tranche di aiuti (pari a 8 miliardi). Il provvedimento più doloroso per la pace sociale greca è il colpo d'accetta sulla pubblica amministrazione. L'esecutivo, cedendo in parte alle pesanti pressioni della Troika, sposterà in una sorta di "riserva lavorativa" 30mila dipendenti statali entro la fine dell'anno. A questi lavoratori sarà garantito una paga pari al 60% dell'ultimo stipendio per 12 mesi (lo stipendio medio supera di poco le 500 euro). Scaduto l'anno, chi non avrà trovato un nuovo lavoro nel settore pubblico sarà formalmente disoccupato.
Si tratta solo dell'antipasto, visto che in base agli accordi con gli organismi internazionali lo stesso iter dovrebbe essere seguito per altre 120mila persone entro il 2015. Le misure prevedono pure un taglio del 20% per le pensioni sopra i 1.200 euro, un colpo di forbice agli assegni previdenziali di chi si è andato in pensione prima dei 55 anni. Altri mezzi freschi entreranno nelle casse dello stato grazie all'allungamento temporale della patrimoniale edilizia (una tassa fino a 10 euro al metro quadro sugli immobili di proprietà, gettito previsto 2 miliardi l'anno) che sarà prolungata oltre il termine previsto del 2014 mentre la soglia minima per l'esenzione fiscale è stata abbassata da 8mila a 5mila euro.
Ed è sciopero generale. Il più imponente e massiccio di questi ultimi, difficilissimi, anni. Per 48 ore la Grecia si ferma. Chiusi musei e scuole, hanno incrociato le braccia anche i dipendenti pubblici, gli agenti del fisco, i medici, gli insegnanti, i marinai e i tassisti. Serrande abbassate per gli uffici, il consiglio direttivo della Confederazione Nazionale del Commercio di Grecia (Esee) ha deciso la chiusura, per oggi, di tutti i negozi del Paese. Anche i distributori di benzina resteranno chiusi in segno di protesta per le misure economiche del governo. Fermi anche i traghetti da e per le isole, i voli nazionali e internazionali e i controllori di volo che però si astengono dal lavoro solo per 12 ore, dalla mezzanotte di martedì fino a mezzogiorno di oggi.
Come già altri dicasteri nei giorno scorsi, anche il ministero della Giustizia è da questa mattina occupato dagli impiegati del sistema carcerario. In un comunicato sostengono che "la situazione nelle carceri ha raggiunto livelli molto pericolosi perché che manca il personale in tutti i reparti che in certi casi raggiunge il 60% del necessario". Anche le guardie carcerarie hanno annunciato la loro adesione allo sciopero generale e nello stesso tempo hanno proclamato una agitazione di 24 ore per venerdì 21 ottobre. Durante lo sciopero non saranno permesse le visite ai detenuti da parte dei parenti o dei loro avvocati. Allo sciopero di oggi e domani, oltre i dipendenti del settore dei trasporti pubblici, partecipano anche i proprietari di taxi perché il nuovo disegno di legge presentato dal ministero dei Trasporti non li soddisfa e chiedono al governo di ripristinare le legge precedente che prevedeva che il numero delle licenze per i taxi fosse collegato al numero degli abitanti di una determinata area geografica.
Stavolta, a dire no alle misure lacrime e sangue del governo di George Papandreou, alle richieste dell'Unione europea e degli organismi internazionali per tentare un salvataggio in extremis di Atene, ci sono anche i giornalisti. Domani e giovedì, infatti, le edicole saranno deserte, i telegiornali sospesi, i siti oscurati e le radio ferme per protestare contro i tagli del personale annunciati in moltissime redazioni.
Il paese, che funziona ormai al rallentatore da un paio di settimane per via del moltiplicarsi di rivendicazioni a livello settoriale, dovrebbe quindi restare paralizzato per due giorni interi, almeno nelle intenzioni dei due grandi sindacati del paese, l'Adedy e il Gsee (che rappresentano rispettivamente i dipendenti pubblici e quelli privati). Nel loro mirino c'è una politica destinata a "demolire il paese, annientare i salariati e disgregare la società" come recita la piattaforma della protesta.
Dagli ultimi dati forniti dall'Esa, l'ente di statistica ellenico emerge un paese in ginocchio: un greco su sei, il 16,3 percento è ufficialmente disoccupato, e tra i giovani della fascia 15-24 anni questa proporzione balza al 42 percento, rispetto al 32,6 percento di un anno fa. L'Esa ha contato 820mila disoccupati a luglio, a fronte dei 607 mila rilevati lo stesso mese di un anno prima. Secondo i sindacati i dati effettivi potrebbero risultare anche superiori, con una disoccupazione già oltre il 20 percento.
L'azione di lotta avviene mentre i leader dell'Unione europea stanno cercando di fissare le linee di un nuovo pacchetto di salvataggio in tempo per il vertice di domenica prossima (preceduto da due riunioni dei ministri delle Finanze, prima in formato Eurogruppo e poi Ecofin), in cui dovrebbero essere concordate misure per proteggere il sistema finanziario regionale dal rischio del default greco. Nel frattempo, Francia e Germania avrebbero trovato un'intesa per portare a duemila miliardi di euro la capacità effettiva dell'Efsf, il fondo salva-stati europeo (attualmente a 440 miliardi). L'accordo - stando al britannico 'Guardian' - prevederebbe, fra l'altro, un maggior coinvolgimento dei privati in un nuovo piano di aiuti alla Grecia.
Tornando sul fronte interno, Papandreou può contare su una maggioranza di soli quattro seggi, ma dovrebbe comunque riuscire a vincere la prova parlamentare, contando forse sull'appoggio di qualche piccolo gruppo d'opposizione. "La Grecia è tenuta in ostaggio da scioperi e proteste che non aiutano il Paese" ha dichiarato ieri il premier Papandreou in un intervento rivolto ai deputati del Pasok. Papandreou ha assicurato che "il governo sta lottando per salvare il Paese dal default", sottolineando come ci sia "ancora molto lavoro da fare".
Lunedì scorso lo stesso premier aveva invitato i 154 parlamentari del Pasok a votare uniti il pacchetto di riforme strutturali, che domani dovrebbero dare il via libera alla sesta tranche di aiuti da 8 miliardi di euro. Ma la disciplina di partito è a rischio: già lunedì scorso un deputato del Pasok si è dimesso per protesta e almeno altri due hanno minacciato di votare contro una parte del pacchetto. Un primo voto sul complesso delle misure si terrà questa sera, mentre domani si voterà sulle singole parti del provvedimento.
Il premier ha invitato i leader dell'opposizione al vertice Ue in programma a Bruxelles domenica prossima. Una mossa che potrebbe essere un tentativo per convincerli della necessità di un governo di unità nazionale.
Intanto, a un mese dalle elezioni politiche, Moody's declassa il rating della Spagna: pesa l'alto livello di indebitamento del settore bancario.
(con fonti Afp/TMNews/ Ansa )
Si tratta del quinto sciopero generale dall'inizio dell'anno, e il secondo di 48 ore dalla fine di giugno. Oggi e domani il parlamento di Atene vota le misure di austerity. Sindacati e movimenti hanno chiamato la popolazione a manifestare in quella che si prefigura come la maggior protesta sociale da diversi anni a questa parte, mentre il parlamento si prepara a votare su nuove misure di austerità destinate a impedire il default che potrebbe provocare una crisi nella zona euro. Intanto, a un mese dalle elezioni politiche, Moody's declassa il rating della Spagna: pesa l'alto livello di indebitamento del settore bancario
Tagli alle pensioni, un colpo d'accetta sul settore pubblico e nuove tasse. Oggi e domani il parlamento greco vota l'ennesimo piano di austerity varato dal Governo Papandreou, imposto da Ue, Fme e Bce per sbloccare la sesta tranche di aiuti (pari a 8 miliardi). Il provvedimento più doloroso per la pace sociale greca è il colpo d'accetta sulla pubblica amministrazione. L'esecutivo, cedendo in parte alle pesanti pressioni della Troika, sposterà in una sorta di "riserva lavorativa" 30mila dipendenti statali entro la fine dell'anno. A questi lavoratori sarà garantito una paga pari al 60% dell'ultimo stipendio per 12 mesi (lo stipendio medio supera di poco le 500 euro). Scaduto l'anno, chi non avrà trovato un nuovo lavoro nel settore pubblico sarà formalmente disoccupato.
Si tratta solo dell'antipasto, visto che in base agli accordi con gli organismi internazionali lo stesso iter dovrebbe essere seguito per altre 120mila persone entro il 2015. Le misure prevedono pure un taglio del 20% per le pensioni sopra i 1.200 euro, un colpo di forbice agli assegni previdenziali di chi si è andato in pensione prima dei 55 anni. Altri mezzi freschi entreranno nelle casse dello stato grazie all'allungamento temporale della patrimoniale edilizia (una tassa fino a 10 euro al metro quadro sugli immobili di proprietà, gettito previsto 2 miliardi l'anno) che sarà prolungata oltre il termine previsto del 2014 mentre la soglia minima per l'esenzione fiscale è stata abbassata da 8mila a 5mila euro.
Ed è sciopero generale. Il più imponente e massiccio di questi ultimi, difficilissimi, anni. Per 48 ore la Grecia si ferma. Chiusi musei e scuole, hanno incrociato le braccia anche i dipendenti pubblici, gli agenti del fisco, i medici, gli insegnanti, i marinai e i tassisti. Serrande abbassate per gli uffici, il consiglio direttivo della Confederazione Nazionale del Commercio di Grecia (Esee) ha deciso la chiusura, per oggi, di tutti i negozi del Paese. Anche i distributori di benzina resteranno chiusi in segno di protesta per le misure economiche del governo. Fermi anche i traghetti da e per le isole, i voli nazionali e internazionali e i controllori di volo che però si astengono dal lavoro solo per 12 ore, dalla mezzanotte di martedì fino a mezzogiorno di oggi.
Come già altri dicasteri nei giorno scorsi, anche il ministero della Giustizia è da questa mattina occupato dagli impiegati del sistema carcerario. In un comunicato sostengono che "la situazione nelle carceri ha raggiunto livelli molto pericolosi perché che manca il personale in tutti i reparti che in certi casi raggiunge il 60% del necessario". Anche le guardie carcerarie hanno annunciato la loro adesione allo sciopero generale e nello stesso tempo hanno proclamato una agitazione di 24 ore per venerdì 21 ottobre. Durante lo sciopero non saranno permesse le visite ai detenuti da parte dei parenti o dei loro avvocati. Allo sciopero di oggi e domani, oltre i dipendenti del settore dei trasporti pubblici, partecipano anche i proprietari di taxi perché il nuovo disegno di legge presentato dal ministero dei Trasporti non li soddisfa e chiedono al governo di ripristinare le legge precedente che prevedeva che il numero delle licenze per i taxi fosse collegato al numero degli abitanti di una determinata area geografica.
Stavolta, a dire no alle misure lacrime e sangue del governo di George Papandreou, alle richieste dell'Unione europea e degli organismi internazionali per tentare un salvataggio in extremis di Atene, ci sono anche i giornalisti. Domani e giovedì, infatti, le edicole saranno deserte, i telegiornali sospesi, i siti oscurati e le radio ferme per protestare contro i tagli del personale annunciati in moltissime redazioni.
Il paese, che funziona ormai al rallentatore da un paio di settimane per via del moltiplicarsi di rivendicazioni a livello settoriale, dovrebbe quindi restare paralizzato per due giorni interi, almeno nelle intenzioni dei due grandi sindacati del paese, l'Adedy e il Gsee (che rappresentano rispettivamente i dipendenti pubblici e quelli privati). Nel loro mirino c'è una politica destinata a "demolire il paese, annientare i salariati e disgregare la società" come recita la piattaforma della protesta.
Dagli ultimi dati forniti dall'Esa, l'ente di statistica ellenico emerge un paese in ginocchio: un greco su sei, il 16,3 percento è ufficialmente disoccupato, e tra i giovani della fascia 15-24 anni questa proporzione balza al 42 percento, rispetto al 32,6 percento di un anno fa. L'Esa ha contato 820mila disoccupati a luglio, a fronte dei 607 mila rilevati lo stesso mese di un anno prima. Secondo i sindacati i dati effettivi potrebbero risultare anche superiori, con una disoccupazione già oltre il 20 percento.
L'azione di lotta avviene mentre i leader dell'Unione europea stanno cercando di fissare le linee di un nuovo pacchetto di salvataggio in tempo per il vertice di domenica prossima (preceduto da due riunioni dei ministri delle Finanze, prima in formato Eurogruppo e poi Ecofin), in cui dovrebbero essere concordate misure per proteggere il sistema finanziario regionale dal rischio del default greco. Nel frattempo, Francia e Germania avrebbero trovato un'intesa per portare a duemila miliardi di euro la capacità effettiva dell'Efsf, il fondo salva-stati europeo (attualmente a 440 miliardi). L'accordo - stando al britannico 'Guardian' - prevederebbe, fra l'altro, un maggior coinvolgimento dei privati in un nuovo piano di aiuti alla Grecia.
Tornando sul fronte interno, Papandreou può contare su una maggioranza di soli quattro seggi, ma dovrebbe comunque riuscire a vincere la prova parlamentare, contando forse sull'appoggio di qualche piccolo gruppo d'opposizione. "La Grecia è tenuta in ostaggio da scioperi e proteste che non aiutano il Paese" ha dichiarato ieri il premier Papandreou in un intervento rivolto ai deputati del Pasok. Papandreou ha assicurato che "il governo sta lottando per salvare il Paese dal default", sottolineando come ci sia "ancora molto lavoro da fare".
Lunedì scorso lo stesso premier aveva invitato i 154 parlamentari del Pasok a votare uniti il pacchetto di riforme strutturali, che domani dovrebbero dare il via libera alla sesta tranche di aiuti da 8 miliardi di euro. Ma la disciplina di partito è a rischio: già lunedì scorso un deputato del Pasok si è dimesso per protesta e almeno altri due hanno minacciato di votare contro una parte del pacchetto. Un primo voto sul complesso delle misure si terrà questa sera, mentre domani si voterà sulle singole parti del provvedimento.
Il premier ha invitato i leader dell'opposizione al vertice Ue in programma a Bruxelles domenica prossima. Una mossa che potrebbe essere un tentativo per convincerli della necessità di un governo di unità nazionale.
Intanto, a un mese dalle elezioni politiche, Moody's declassa il rating della Spagna: pesa l'alto livello di indebitamento del settore bancario.
(con fonti Afp/TMNews/ Ansa )
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