di Sergio Di Cori Modigliani
Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
Francobolllo
Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Europa, SVEGLIA !!
giovedì 19 luglio 2012
La sinistra italiana che non ha futuro. Perché non ha passato.
di Sergio Di Cori Modigliani
E’
una calda domenica d’estate, afosa e noiosa. Il che può indurre a derive
narcisistiche. Da cui la scelta di estendere pubblicamente una confessione
intima della mia esistenza.
Ieri
notte, a letto, chiacchierando con la mia compagna, a un certo punto le ho
detto, con disperata sincera amarezza: “Io odio la sinistra italiana, li odio
davvero tutti. Io sono uno di sinistra, da sempre. Come me la
metto?”.
E’
il paradosso della mia esistenza, sezione passione civile. Per il momento non ha
soluzione.
Mi
auguro che questa confessione venga condivisa da qualcuno, mi farebbe sentire
meno perverso. Altrimenti, va bene uguale. Vi invidio nelle vostre
sicurezze.
Mi
sono interrogato a lungo sui perché la sinistra italiana sia la più squallida
d’Europa e del mondo occidentale. Vado spesso a spulciare nei siti e bloggers
della sinistra democratica, di cui mi fido, in Germania, Francia, Gran Bretagna,
Irlanda, Spagna, Portogallo, Olanda, Argentina, Usa, Colombia, Peru, Uruguay.
Leggo cose diverse, opinioni molto spesso contrastanti, su alcuni aspetti
discordo, su altri concordo, ma l’aspetto per me –in quanto italiano- più
avvilente e triste consiste sempre nel dover registrare l’esistenza di una
notevole intelligenza attiva, priva di vanità e narcisismo auto-referenziale.
Usano argomentazioni elaborate e pertinenti alla loro specifica situazione
locale. Come mai? Perché loro sì e noi no? Qual è la differenza tra loro e
noi?
Soltanto
gli italiani sono mitòmani. Questa è una caratteristica della nostra etnia che è
chiaramente borderline: si eccita e si risveglia soltanto quando arriva la
necessaria scarica di adrenalina socio-politica nell’intravedere l’orlo del
precipizio (vero) che li fa arrapare tutti (per l’appunto “the border”, da cui
il nome diagnostico); a quel punto, si viene presi da una intensa eccitazione
che provoca di solito, come ogni bravo psichiatra sa, delle inconsulte reazioni
ciclotimiche le quali, inevitabilmente, portano (quando va bene) verso una
specie di apparente equilibrio ma che la stessa sinistra provvederà poi a
squilibrare totalmente per riavvicinarsi a passi da gigante verso il proprio
suicidio. Quando va male, invece, sfociano in derive inconsulte, popolate di
allucinazioni, fantasmi, isterismi che producono un comportamento collettivo
patologico.
Mi
sono chiesto. “come mai?”.
Che
cos’è che da noi, non va?
Ho
chiesto anche ad altri di cui apprezzo l’intelligenza e cultura. Ho ricevuto
diverse risposte, nessuna delle quali mi ha mai soddisfatto. Vi propongo,
quindi, la mia.
Rispetto
alle altre nazioni civili occidentali, la sinistra italiana ha un ritardo (se va
bene) di circa 60 anni, davvero molto. Se lo traducete in tempi storico-sociali,
sarebbe come dire che un francese si accorge che c’è stata la rivoluzione e
hanno ghigliottinato il re soltanto nel 1849. Si accorgono che hanno scoperto
l’America nel 1552 e ancora non sanno che la scienza è stata in grado di
spedire un uomo sulla Luna e riportarlo indietro.
Ecc,ecc.
Che
cos’è che ha provocato questo ritardo che altri non
hanno?
La
realtà è complessa e quindi le concause sono innumerevoli. In
teoria.
In
pratica non è così.
Io
ho identificato un elemento che ci rende unici. Ahimè, in
negativo.
Ed
è il seguente: “l’incapacità di assumersi la responsabilità
socio-psico.economico-culturale delle tragedie vissute collettivamente–quando
esse si verificano- e di conseguenza la propria totale incapacità al limite
della idiozia di poter elaborare il lutto”.
Gli
italiani non hanno mai elaborato il lutto. Non ne sono capaci. Come i bambini
piccoli che non capiscono (nel caso il nonno muoia all’improvviso) che cosa sia
accaduto. Quando c’è qualcuno che spinge verso l’elaborazione del lutto
(necessario per poter progredire, questo è il senso dei funerali, dei pianti,
degli strazi e delle celebrazioni; finite le quali si va avanti con la vita)
ebbene, il malcapitato viene silenziato, eliminato, sottaciuto. Siamo un’etnia
che vive in un perenne stato di rimozione collettiva, condannati da se stessi a
questo Alzheimer sociale, a una beata amnesia di massa che non consente di
vivere la realtà in maniera lineare, come “progresso” (nel senso di andare
avanti creativamente per costruire una società migliore) bensì ci condanna a una
lettura della realtà circolare: “dovunque e comunque si spinga in avanti, si
ritornerà giocoforza al punto di partenza”. Quindi, non è possibile essere
progressisti. Non è possibile perché è inutile. Socialmente non si viene
identificati, né riconosciuti. Tantomeno ascoltati.
Per
poter rialzare la cresta, e cioè “diventare progressisti” è necessario elaborare
il lutto. Una volta esaurita l’elaborazione, si chiude quel capitolo e si
procede verso il futuro.
Gli
italiani sono cresciuti dal 1946 al 2012 passando da un Falso a un altro
Falso.
Quindi,
tutta la realtà politica degli ultimi sessant’anni è stata arbitrariamente
falsificata. Tant’è vero che gli italiani sono l’unica etnia del pianeta che ha
perso una guerra mondiale “a sua insaputa”. La doppiezza togliattiana (squisita
ipocrisia clerico-comunista) si è sposata ed è andata a nozze con la doppiezza
della borghesia rampante destrorsa (squisita ipocrisia clerico-.fascista) che ha
sempre mostrato il proprio muso duro –quando lo ha fatto- in maniera
sotterranea, clandestina, ambigua, vedi stragi varie, complotti, tentativi di
golpe, assassinii di varia natura. E’ l’unica nazione d’occidente in cui, negli
ultimi 60 anni, la magistratura non è stata mai in grado di identificare i
colpevoli e i responsabili di stragi, di omicidii eccellenti, ecc. Ogni tanto
qualche sicario finisce dentro. Tutto qui. Ma non esistono
mandanti.
La
sinistra ha costruito il Grande Falso negli anni’50. Adorato e accolto con
trionfo (clandestino) dalla destra e dalla Chiesa. Spingendo il popolo italiano
a interiorizzare il concetto e l’idea che, in realtà, il 25 aprile 1945 gli
italiani hanno concluso la guerra vittoriosamente: FALSO.
Gli
italiani hanno provocato una guerra, l’hanno combattuta con ferocia (come tutti)
l’hanno persa determinando un disastro tragico. Ma nessuno glie l’ha detto.
Non
aveva interesse a farlo la Chiesa, altrimenti sarebbe stata costretta a provare
la complicità di Pio XII con Adolf Hitler. Lo stanno facendo santo con applausi
da parte della sinistra italiana.
Non
aveva interesse la destra, altrimenti avrebbero dovuto processare, giudicare e
incarcerare i responsabili fascisti divenuti nel 1946 democristiani, liberali,
alcuni addirittura socialisti e comunisti. Come ad es. (tanto per dirne uno)
l’esimio prof. Carlo Tullio Argan, storico dell’arte, grande sindaco comunista
di Roma, il quale nel 1943 venne promosso a direttore generale del minculpop
(ministero della cultura popolare) nonché direttore generale delle belle arti,
fascista, razzista, che compilò per i maggiori Kappler e Priebke l’elenco
completo delle opere d’arte private italiane da dirottare in Germania, il 50%
delle quali svanite nel nulla. Nessuno ha mai pensato di fargli una domanda. In
compenso accolsero la sua domanda di iscrizione al Partito Comunista nel
1947.
Non
aveva interesse la sinistra, altrimenti, nell’elaborare il lutto, si sarebbe
spiegato che il fascismo godeva di consenso autentico, che gli italiani amavano
sul serio Benito Mussolini, che erano entusiasti di massacrare civili inermi,
che erano stati appoggiati dallo stesso Togliatti con il suo celebre manifesto
del 1936, e che essere fascisti apparteneva a una parte vera e autentica dello
spirito italiano. Riconoscere l’autenticità di questa matrice, parlarne a viso
aperto, con furioso spirito critico, poteva essere fondamentale
–nell’accettarla- per “rigenerarsi in una auto-educazione evolutiva e
risanatrice” e comprendere che la struttura mentale del fascismo porta
inevitabilmente alla soppressione della democrazia prima, del garantismo poi,
all’abolizione dello Stato di Diritto, e infine alla guerra e alla miseria.
Per non
ripeterla.
La Sinistra, invece, nascose surrettiziamente, agli italiani, il fatto che il
paese avesse perso la guerra, trasformando la resistenza in una vittoria. Cosa
che non è aderente alla realtà. Così, il popolo italiano è cresciuto pensando (e
qui ha posto le basi della propria essenza da mitòmani) che la guerra l’avesse
vinta. Che era stata una grande vittoria di popolo. Che gli italiani avevano
fatto la rivoluzione contro il fascismo e l’avevano abbattuto perché avevano
capito. FALSO. Il 25 luglio del 1943 il fascismo è stato mandato in pensione dai
fascisti, questa è la verità storica. Nello stesso modo ha fatto la sinistra nel
1993 quando è crollata la Democrazia Cristiana, accogliendo nel proprio seno i
transfughi, senza avviare neppure una discussione aperta su che cosa era stato
ed era per gli italiani, cercando di comprendere le ragioni del fatto che per 50
anni il popolo avesse votato per quel partito. Così, nel 1989, quando è crollato
il comunismo sovietico, la sinistra ha steso un velo pietoso sulle complicità
italiane con quel sistema di potere, pensando che cambiando nome e sigla, si
sarebbe potuto fregare la Storia. Così hanno fregato il popolo. Emblematica la
frase di Indro Montanelli del 1998 “L’Italia è l’unico paese capitalista al
mondo dove il comunismo non è mai caduto”.
Penso
che dobbiamo ricominciare dal 1946.
Perché
noi, stiamo ancora lì.
L’Italia
è un paese clerico-fascista, che vi piaccia o non vi
piaccia.
Aveva
ragione Pier Paolo Pasolini.
Seguitare
a pensare che sia una nazione evoluta e democratica significa perdurare nel
Falso e non aiutare le giovani generazioni a dotarsi di strumenti adeguati per
comprendere e quindi “poter essere progressisti”.
Un
solo esempio storico di una cultura lontana dalla nostra, ma ben più matura ed
evoluta: il Giappone.
E’
accaduto nell’agosto del 1985 quando Ronald Reagan andò in Giappone per
commemorare i 40 anni dal lancio delle bombe atomiche. Gli americani avevano
chiuso l’accordo con i russi per abbattere il comunismo di lì a tre anni e
avevano iniziato a lavorare insieme per smantellarlo. Si andava, quindi, alla
costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale. Reagan arrivò con una grandiosa
sorpresa. Andò dall’Imperatore e da bravo americano che non capisce niente gli
disse qualcosa del tipo: “sono passati 40 anni, siamo amici e alleati di ferro,
ormai di voi ci fidiamo; il mondo sta cambiando. Quindi, ho il permesso del
governo e dei miei generali, di proporvi di rivedere il trattato del 1945.
Potete ricostituire il vostro esercito e noi ritiriamo le nostre basi. Che ne
dite? Non è una meraviglia?”. Gli americani pensavano così di vender loro armi
spingendo il Giappone a una gigantesca spesa per militarizzarsi. Dopo due giorni
di consultazione con il governo l’imperatore rispose: “grazie, siete dei
coccoloni. No. Non vogliamo. Abbiamo appreso la lezione, Noi non vogliamo
armarci. Esiste ancora, ed è troppo forte nella struttura mentale giapponese,
una sottesa idea di predominio militare che noi vogliamo invece addormentare
finchè non l’avremo eliminata per sempre. Preferiamo tenerci i soldi per
costruire infrastrutture”. Gli americani tornarono a casa pensando che i
giapponesi erano pazzi e non sapevano fare il business. In compenso, la Toyota,
la Nissan e la Mitsubishi (considerata allora un nulla rispetto alla poderosa
industria automobilistica statunitense) strappò le concessioni governative per
costruire automobili in Usa, occupando manodopera locale. Gli americani
accettarono entusiasti. Quattro anni dopo avevano steso le automobili americane
che in Usa nessuno voleva più acquistare e dal 4% arrivarono al 45% del volume
complessivo di vendite.
Ma
i giapponesi hanno elaborato il lutto. Così come hanno fatto i tedeschi. Nella
primavera del 2011 quando l’Europa e gli Usa hanno deciso di attaccare la Libya
senza motivo, la Germania disse loro: “noi non partecipiamo e non vogliamo avere
niente a che fare con questa storia, non vogliamo partecipare a guerre
colonialiste di sapore imperiale che possano produrre nefasti contraccolpi in
Germania. Ci asteniamo e ci mettiamo in una condizione di neutralità”.. L’Italia
ci è andata con cipiglio fascista, con la stessa identica idiozia con la quale
nel 1936 andò in Etiopia. Quale sarebbe la differenza? Quale lezione ha mostrato
il paese –soprattutto la sinistra- di avere appreso?
Un
altro esempio più recente di sapore spettacolare.mediatico ma utile per
comprendere.
15
giorni fa all’europeo di calcio, in finale, la squadra nazionale di calcio ha
perso per 4 a 0 giocando come dilettanti allo sbaraglio. In un paese normale, la
reazione sarebbe stata A) prendersela con i giocatori al grido di “siete degli
atleti miliardari, vergognatevi non sapete fare il vostro lavoro” oppure B)
“Prandelli è un allenatore che fa schifo, ha mandato in campo gente decotta, non
sa fare il suo lavoro”. E invece, sono diventati tutti eroi, protagonisti di
“una esperienza straordinaria, unica, davvero una prestigiosa vittoria del
collettivo” parole testuali dette da Prandelli e sottoscritte anche da
Napolitano. Anche in questo caso, una sconfitta è stata trasformata in una
vittoria, e questo fa incorporare un Falso.
E’
ciò che mediaticamente, in maniera subdola e criminale, sta facendo il
management del PD con Mario Monti. Ci sta facendo perdere tutte le partite
internazionali per 4 a 0 e ci vengono a dire che si tratta di gigantesche
vittorie del collettivo.
De
che?
L’Italia
clerico-fascista sta affondando l’Europa. Lo fa attraverso Mario Draghi e Mario
Monti.
Perché
stupirsi che Silvio Berlusconi ritorni in campo dato che non ne è mai uscito e
conosce a menadito questo paese?
Non
è un caso che la vicina Francia (loro la guerra l’hanno vinta) che ben conosce
la perversione ipocrita dell’Italia dato che noi li abbiamo pugnalati alle
spalle il 10 giugno del 1940, comincia a prendere sempre di più le distanze
dall’Italia.
In
questa nazione clerico-fascista, i media parlano del nuovo asse Hollande-Monti.
E’ Falso. Non c’è nessun asse. Hollande è un nemico di Monti. Si detestano a
vicenda. Hanno politiche diverse. Obiettivi diversi. Strategie diverse. Per non
parlare del fatto che uno è stato eletto con larghissima maggioranza, l’altro ha
fatto un golpe finanziario.
La
sinistra progressista, quella che aspira all’applicazione di un modello di
socialismo liberale in Italia, è orfana. L’importante è saperlo. L’attuale
modello di regime proposto da Monti/Passera con l’appoggio di
Bersani/Casini/Berlusconi è un modello clerico-fascista, ben interpretato e
rappresentato dalla Bindi, Letta, Franceschini, che non vogliono il
riconoscimento delle unioni di fatto, che non vogliono il riconoscimento delle
coppie tra gay, che non vogliono tassare il clero né meno che mai la finanza
vaticana, e che stanno attuando una politica mediatica persuasiva basata su dei
chiari assunti di matrice autoritaria che pescano in quella tradizione del
fascismo italiano, autentico ed esistente, che agli italiani piace
tanto.
Non
c’è nessuna differenza tra il ridicolo Mussolini che falcia il grano a petto
nudo e il patetico Monti che di corsa si precipita a un convegno di finanzieri
miliardari nell’Idaho, unico esponente politico al mondo, perché nessuna persona
dotata di pudore vuole oggi farsi vedere insieme a loro.
Qui
viene presentato come un successo dell’Italia. Lo dice anche la
repubblica.
Dobbiamo
rimboccarci le maniche e ripartire dal 1946, cioè tre generazioni fa, per
cercare di dar vita a una ipotesi decorosa di progressismo
politico.
Altrimenti,
attacchi personali violenti come quelli di Casa Pound contro Filippo Rossi,
direttore de Il Futurista, diventeranno ben presto norma
consolidata.
Io
non voglio essere un borderline sociale.
E
voi?
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