La Germania insiste: rispettare gli impegni presi, nei tempi stabiliti, senza deroghe né dilazioni Casse vuote. Da metà ottobre Atene potrebbe non pagare più stipendi e pensioni; come sta già facendo con i fornitori
Molti sorrisi e nessuna concessione. Antonis Samaras, premier conservatore di una Grecia al quinto anno di recessione, non ha trovato a Berlino – con l’altrettanto conservatrice Angela Merkel – nessuno spiraglio per ammorbidire o diluire il programma di «impegni» che aveva già sottoscritto con la troika (Bce, Ue, Fmi).
Il clima politico interno alla Germania non era affatto favorevole a una «concessione» del genere, come testimonia il solito titolo sprezzante dato dalla (conservatrice) Bild Zeitung al caso greco: «un pozzo senza fondo». Addirittura due giornali, ieri, attaccavano anche Mario Draghi, presidente della Bce, «colpevole» di pensare possibile l’acquisto di bond statali dei paesi in difficoltà da partedella banca centrale. Merkel, se vuole un futuro politico dopo le ormai prossime elezioni del 2013, non poteva non tenerne conto. E quindi ha ripetuto di attendersi che «la Grecia rispetti gli impegni presi: privatizzare gli asset pubblici e rispettare le indicazioni della troika». Per lo stesso motivo, non darà alcun giudizio – né prenderà alcuna «decisione affrettata» – prima di ottobre, quando i funzionari che monitorano le «riforme» di Atene presenteranno il loro rapporto.
Con raro tempismo, nelle stesse ore, il ministero dell’economia guidato da Schaeuble convocava una conferenza stampa per confermare quanto anticipato dall’edizione tedesca del Financial Times: «da oltre un anno è costituito un gruppo di lavoro che si occupa di tutti gli aspetti della crisi del debito di diversi stati; in questo quadro rientra l’attuazione del programma (imposto ai diversi paesi, ndr) gli sviluppi attuali o anche scenari, non importa quanto improbabili». Insomma, il viceministro e una decina di funzionari starebbero studiando la portate delle conseguenze di un’eventuale (o prossima) uscita della Grecia dall’euro.
Situazione opposta per il suo ospite: «più tempo» per il rientro nei parametri fissati dall’Europa era proprio la condizione postagli dalla sua fragile coalizione di governo. A nulla è valso «garantire» personalmente la restituzione dei prestiti ricevuti dalla Germania; né il ricordare che la Grecia «sta riducendo due deficit: quello di bilancio e quello di credibilità del paese». Ancor meno il fatto che Atene «ha bisogno di una sola cosa: della possibilità di ritrovare sviluppo e crescita», risolvendo in un sol colpo i propri problemi e dando «un grande contributo alla potenza dell’Europa».
Proverà oggi a cercare un margine maggiore tornando alla carica con Francois Hollande, nella speranza che l’immagine uscita dal «vertice» franco-tedesco non sia confermata anche nel faccia a faccia. Ci arriverà ancora più debole e in affanno, però. Il quotidiano ateniese Kathimerini, ieri, ha pubblicato voci provenienti dal ministero dell’economia secondo cui le «riserve liquide dello stato si esauriranno a metà ottobre». Lo stesso Samaras, più obliquamente, aveva accennato a «problemi di liquidità» se non verrà versata la prossima rata di aiuti (31,5 miliardi), subito dopo la fine dell’ispezione in corso da parte della troika.Il quotidiano parla chiaramente dell’impossibilità di pagare stipendi e pensioni, come anche del fatto che da inizio anno il governo ha bloccato una serie di pagamenti ai fornitori privati dello stato (oltre 900 milioni, pare), aggravando ovviamente la crisi generale di liquidità del paese e, indirettamente, la stabilità di quel che resta del sistema industriale. Per diminuire la pressione sui conti, Samaras starebbe valutando anche «la sospensione» dal servizio di tutti i dipendenti pubblici con una «valutazione bassa». Potrebbe in questo modo far vedere di stare rispettando l’impegno, preso a suo tempo con la troika, di tagliare almeno 150.000 posti di lavoro nel pubblico impiego.
I mercati avevano gradito poco l’eccessiva «riservatezza» – o scarsità di risultati – del «vertice» Merkel-Hollande, aprendo in negativo la giornata dall’Asia alle piazze continentali. Hanno dovuto anche subire la «sospensione di giudizio» da parte della Bce sulla piena operatività del fondo Esm in funzione «calma spread», in attesa della decisione della Corte costituzionale tedesca del 12 settembre. Solo in finale di seduta azzeravano le perdite. Un altro «giudizio sospeso». Per ora.
Il clima politico interno alla Germania non era affatto favorevole a una «concessione» del genere, come testimonia il solito titolo sprezzante dato dalla (conservatrice) Bild Zeitung al caso greco: «un pozzo senza fondo». Addirittura due giornali, ieri, attaccavano anche Mario Draghi, presidente della Bce, «colpevole» di pensare possibile l’acquisto di bond statali dei paesi in difficoltà da partedella banca centrale. Merkel, se vuole un futuro politico dopo le ormai prossime elezioni del 2013, non poteva non tenerne conto. E quindi ha ripetuto di attendersi che «la Grecia rispetti gli impegni presi: privatizzare gli asset pubblici e rispettare le indicazioni della troika». Per lo stesso motivo, non darà alcun giudizio – né prenderà alcuna «decisione affrettata» – prima di ottobre, quando i funzionari che monitorano le «riforme» di Atene presenteranno il loro rapporto.
Con raro tempismo, nelle stesse ore, il ministero dell’economia guidato da Schaeuble convocava una conferenza stampa per confermare quanto anticipato dall’edizione tedesca del Financial Times: «da oltre un anno è costituito un gruppo di lavoro che si occupa di tutti gli aspetti della crisi del debito di diversi stati; in questo quadro rientra l’attuazione del programma (imposto ai diversi paesi, ndr) gli sviluppi attuali o anche scenari, non importa quanto improbabili». Insomma, il viceministro e una decina di funzionari starebbero studiando la portate delle conseguenze di un’eventuale (o prossima) uscita della Grecia dall’euro.
Situazione opposta per il suo ospite: «più tempo» per il rientro nei parametri fissati dall’Europa era proprio la condizione postagli dalla sua fragile coalizione di governo. A nulla è valso «garantire» personalmente la restituzione dei prestiti ricevuti dalla Germania; né il ricordare che la Grecia «sta riducendo due deficit: quello di bilancio e quello di credibilità del paese». Ancor meno il fatto che Atene «ha bisogno di una sola cosa: della possibilità di ritrovare sviluppo e crescita», risolvendo in un sol colpo i propri problemi e dando «un grande contributo alla potenza dell’Europa».
Proverà oggi a cercare un margine maggiore tornando alla carica con Francois Hollande, nella speranza che l’immagine uscita dal «vertice» franco-tedesco non sia confermata anche nel faccia a faccia. Ci arriverà ancora più debole e in affanno, però. Il quotidiano ateniese Kathimerini, ieri, ha pubblicato voci provenienti dal ministero dell’economia secondo cui le «riserve liquide dello stato si esauriranno a metà ottobre». Lo stesso Samaras, più obliquamente, aveva accennato a «problemi di liquidità» se non verrà versata la prossima rata di aiuti (31,5 miliardi), subito dopo la fine dell’ispezione in corso da parte della troika.Il quotidiano parla chiaramente dell’impossibilità di pagare stipendi e pensioni, come anche del fatto che da inizio anno il governo ha bloccato una serie di pagamenti ai fornitori privati dello stato (oltre 900 milioni, pare), aggravando ovviamente la crisi generale di liquidità del paese e, indirettamente, la stabilità di quel che resta del sistema industriale. Per diminuire la pressione sui conti, Samaras starebbe valutando anche «la sospensione» dal servizio di tutti i dipendenti pubblici con una «valutazione bassa». Potrebbe in questo modo far vedere di stare rispettando l’impegno, preso a suo tempo con la troika, di tagliare almeno 150.000 posti di lavoro nel pubblico impiego.
I mercati avevano gradito poco l’eccessiva «riservatezza» – o scarsità di risultati – del «vertice» Merkel-Hollande, aprendo in negativo la giornata dall’Asia alle piazze continentali. Hanno dovuto anche subire la «sospensione di giudizio» da parte della Bce sulla piena operatività del fondo Esm in funzione «calma spread», in attesa della decisione della Corte costituzionale tedesca del 12 settembre. Solo in finale di seduta azzeravano le perdite. Un altro «giudizio sospeso». Per ora.
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