"Chi l'ha detto che si deve continuare a morire per il debito? Dove è scritto che bisogna cancellare l'Europa civile e sociale per far quadrare i conti della finanza, così come vogliono le banche tedesche e i vari Marchionne sparsi per il continente?" Tutto il mondo politico italiano rappresentato nel nuovo parlamento, compreso il Movimento 5 stelle, vive in una nuvola lontana anni luce dalle drammatiche scadenze della crisi economica e dai vincoli europei.
Pare che tutte le principali forze abbiano dimenticato le politiche di austerità che ci hanno portato ai confini della catastrofe sociale in cui già è sprofondata la Grecia e in cui stanno scivolando Portogallo e Spagna, in un terribile contagio destinato ad estendersi.
Così si ignora che il prossimo governo, ammesso che se ne faccia uno, ha già i compiti e le decisioni assegnate dagli impegni assunti dal governo Monti e approvati quasi alla unanimità dal precedente parlamento. Questi impegni sono stati furbescamente ignorati in una campagna elettorale concentrata sul ruolo dei partiti. La crisi economica è diventata così quasi una derivata della crisi di questi ultimi. Troppo facile, purtroppo.
Già alla fine di aprile i vincoli del pareggio di bilancio in Costituzione, che nessuna delle attuali forze parlamentari ha messo in discussione, faranno sentire il loro carico devastante. Quei vincoli fanno parte dell'insieme di servitù economiche contenute nel fiscal compact europeo, da noi sottoscritto nel totale vuoto di informazione della opinione pubblica.
Quel patto ci impegna a venti anni di politiche di austerità, tagli sociali, controriforme, per dimezzare il debito pubblico e pagarne i lauti interessi al sistema finanziario. E le autorità europee da questa primavera avranno il potere di controllo sulle nostre decisioni, mentre dall'autunno potranno addirittura correggere il nostro bilancio, se non sufficientemente austero e rigoroso, esautorando il parlamento.
Questo è scritto nella sequela di patti che hanno commissariato il nostro paese e sottoposto tutto il continente al governo autoritario della Troika formata da Fondo Monetario Internazionale, Banca Europea, Commissione Europea.
La Troika si è macchiata dei più infami crimini economici in Grecia e ora sta preparando la stessa ricetta per Cipro, mentre somministra una diversa dose della stessa medicina a Portogallo e a Spagna e mette noi sotto osservazione, preparando l'intervento.
Questo mentre tutte le forze parlamentari parlano di altro e soprattutto mentre i cittadini italiani continuano a non sapere che la loro democrazia è commissariata, che le decisioni più importanti sono già prese chiunque governi.
In tutta Europa il confronto politico principale avviene attorno alle politiche di austerità, e per fortuna cresce nelle opinioni pubbliche il rifiuto verso di esse. Quello che qui viene presentato da tutto il palazzo come un dato naturale non contestabile, altrove è il principale oggetto del confronto e dello scontro.
Chi l'ha detto che si deve continuare a morire per il debito? Dove è scritto che bisogna cancellare l'Europa civile e sociale per far quadrare i conti della finanza, così come vogliono le banche tedesche e i vari Marchionne sparsi per il continente?
Le politiche di austerità sono il nemico principale della democrazia in Italia ed in Europa. La lotta alla corruzione politica e ai privilegi di casta, per quanto essi siano intollerabili, è solo una piccola parte della lotta alle ingiustizie sociali. Le grandi banche e la grande finanza in un solo minuto possono depredarci ben più di quanto possa fare la più corrotta delle caste politiche in una intera legislatura.
Sabato scorso un milione e mezzo di persone è sceso in piazza in Portogallo con un semplice ed inequivocabile appello: "Que se lixe a Troika", che si fotta la Troika.
Nella Svizzera delle banche i cittadini hanno deciso con un referendum di mettere un tetto ai super bonus dei manager. In tutta Europa si diffonde uno spirito antiliberista e anticapitalista.
Noi non siamo ancora a questo, tutto il nostro conflitto politico sembra ridotto alla questione del potere dei partiti, non al potere della Troika o delle multinazionali.
Ma anche se mascherato e depistato, il rifiuto delle politiche di austerità è alla base dello sconquasso delle elezioni. E siccome la crisi economica continuerà ad aggravarsi e i vincoli europei saranno sempre più insopportabili, ben presto lo spirito della rivolta sociale che percorre il nostro continente si manifesterà senza mediazioni anche da noi.
La democrazia italiana che oggi ci pare bloccata si rimetterà in moto quando sarà sottoposta al conflitto tra le scelte vere da compiere. Il confuso e ambiguo quadro attuale si chiarirà nei suoi contorni e nelle sue alternative quando l'urlo "si fotta la Troika " si alzerà anche dalle nostre piazze.
Così si ignora che il prossimo governo, ammesso che se ne faccia uno, ha già i compiti e le decisioni assegnate dagli impegni assunti dal governo Monti e approvati quasi alla unanimità dal precedente parlamento. Questi impegni sono stati furbescamente ignorati in una campagna elettorale concentrata sul ruolo dei partiti. La crisi economica è diventata così quasi una derivata della crisi di questi ultimi. Troppo facile, purtroppo.
Già alla fine di aprile i vincoli del pareggio di bilancio in Costituzione, che nessuna delle attuali forze parlamentari ha messo in discussione, faranno sentire il loro carico devastante. Quei vincoli fanno parte dell'insieme di servitù economiche contenute nel fiscal compact europeo, da noi sottoscritto nel totale vuoto di informazione della opinione pubblica.
Quel patto ci impegna a venti anni di politiche di austerità, tagli sociali, controriforme, per dimezzare il debito pubblico e pagarne i lauti interessi al sistema finanziario. E le autorità europee da questa primavera avranno il potere di controllo sulle nostre decisioni, mentre dall'autunno potranno addirittura correggere il nostro bilancio, se non sufficientemente austero e rigoroso, esautorando il parlamento.
Questo è scritto nella sequela di patti che hanno commissariato il nostro paese e sottoposto tutto il continente al governo autoritario della Troika formata da Fondo Monetario Internazionale, Banca Europea, Commissione Europea.
La Troika si è macchiata dei più infami crimini economici in Grecia e ora sta preparando la stessa ricetta per Cipro, mentre somministra una diversa dose della stessa medicina a Portogallo e a Spagna e mette noi sotto osservazione, preparando l'intervento.
Questo mentre tutte le forze parlamentari parlano di altro e soprattutto mentre i cittadini italiani continuano a non sapere che la loro democrazia è commissariata, che le decisioni più importanti sono già prese chiunque governi.
In tutta Europa il confronto politico principale avviene attorno alle politiche di austerità, e per fortuna cresce nelle opinioni pubbliche il rifiuto verso di esse. Quello che qui viene presentato da tutto il palazzo come un dato naturale non contestabile, altrove è il principale oggetto del confronto e dello scontro.
Chi l'ha detto che si deve continuare a morire per il debito? Dove è scritto che bisogna cancellare l'Europa civile e sociale per far quadrare i conti della finanza, così come vogliono le banche tedesche e i vari Marchionne sparsi per il continente?
Le politiche di austerità sono il nemico principale della democrazia in Italia ed in Europa. La lotta alla corruzione politica e ai privilegi di casta, per quanto essi siano intollerabili, è solo una piccola parte della lotta alle ingiustizie sociali. Le grandi banche e la grande finanza in un solo minuto possono depredarci ben più di quanto possa fare la più corrotta delle caste politiche in una intera legislatura.
Sabato scorso un milione e mezzo di persone è sceso in piazza in Portogallo con un semplice ed inequivocabile appello: "Que se lixe a Troika", che si fotta la Troika.
Nella Svizzera delle banche i cittadini hanno deciso con un referendum di mettere un tetto ai super bonus dei manager. In tutta Europa si diffonde uno spirito antiliberista e anticapitalista.
Noi non siamo ancora a questo, tutto il nostro conflitto politico sembra ridotto alla questione del potere dei partiti, non al potere della Troika o delle multinazionali.
Ma anche se mascherato e depistato, il rifiuto delle politiche di austerità è alla base dello sconquasso delle elezioni. E siccome la crisi economica continuerà ad aggravarsi e i vincoli europei saranno sempre più insopportabili, ben presto lo spirito della rivolta sociale che percorre il nostro continente si manifesterà senza mediazioni anche da noi.
La democrazia italiana che oggi ci pare bloccata si rimetterà in moto quando sarà sottoposta al conflitto tra le scelte vere da compiere. Il confuso e ambiguo quadro attuale si chiarirà nei suoi contorni e nelle sue alternative quando l'urlo "si fotta la Troika " si alzerà anche dalle nostre piazze.
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