Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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sabato 12 gennaio 2013

L’unica cosa che non si taglia in Grecia

L'unica cosa che non si taglia in Grecia
- ilpostit -
Perché uno dei paesi più colpiti dalla crisi è quello che spende di più in Europa per gli armamenti, il secondo dopo gli Stati Uniti tra i paesi della NATO
La crisi economica dell’eurozona e le conseguenti misure di austerità adottate dai governi negli ultimi anni hanno avuto ripercussioni anche sulla NATO, tanto da spingere il segretario generale Anders Fogh Rasmussen a rilanciare in diverse occasioni la necessità di un incremento della spesa militare da parte dei paesi alleati. A novembre 2012, durante l’Assemblea parlamentare della NATO svoltasi a Praga, Rasmussen ha spiegato che soltanto due paesi europei dell’alleanza spendono al momento più del 2 per cento del loro Prodotto Interno Lordo per la difesa: uno di questi due paesi è la Grecia. Ed è singolare, visto che la Grecia più di tutti gli altri paesi della NATO ha dovuto sottoporsi a tagli durissimi su quasi ogni capitolo della sua spesa pubblica. Quasi, appunto.
(Chi spende di più per la difesa?)
In Grecia la terribile crisi finanziaria e le pesanti misure di austerità concordate dal governo con il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea e l’Unione Europea in cambio di due prestiti internazionali hanno causato negli ultimi due anni un forte contenimento dei conti pubblici, con tagli drastici alle pensioni, alla salute, ai trasporti e all’istruzione. L’unico settore a non aver subito un ridimensionamento netto è stato proprio quello della difesa, passando dal rappresentare il 3 per cento del PIL nel 2008 al 2,1 per cento del PIL dello scorso anno. “In termini relativi le spese per la difesa sono state ridotte, ma il budget a disposizione delle forze armate è ancora molto alto ed è stato largamente risparmiato dalla durezza dei tagli imposti alla classe media”, ha detto al New York Times Alexander S. Kritikos, docente greco di economia a Berlino.
I quasi 10 miliardi di euro che il governo greco ha speso nel 2012 per i propri armamenti rendono la Grecia il secondo paese dopo gli Stati Uniti, tra i 27 della NATO, a spendere di più in proporzione per le proprie forze armate. Il 73 per cento del budget serve a coprire i costi del personale (una delle percentuali più alte tra i paesi alleati), per un esercito che però impiega soltanto 10 (dieci) soldati nella missione in Afghanistan (a fronte di 102.011 totali, provenienti da 50 paesi) e 118 soldati nella missione in Kosovo.
Secondo alcuni analisti il budget per la difesa greco è alto per alcuni motivi storici: l’influenza delle forze armate in un paese che è stato governato a lungo da una giunta militare e il pericolo percepito dalla vicina Turchia, nonostante il miglioramento dei rapporti diplomatici degli ultimi anni, su cui le società produttrici di armi hanno sempre fatto leva. Un altro motivo per giustificare i costi altissimi della difesa potrebbe essere il rischio di mandare a casa migliaia di giovani soldati che andrebbero a incrementare il numero di disoccupati, già tra i più alti in Europa.
Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), un istituto internazionale indipendente col compito di condurre ricerche scientifiche in materia di conflitti e cooperazione, nel 2010 i maggiori beneficiari della spesa greca per la difesa sono stati gli Stati Uniti, che hanno fornito alla Grecia il 42 per cento delle armi, seguiti dalla Germania e dalla Francia, proprio i due più influenti paesi europei nonché i principali contribuenti del fondo di stabilità comunitario.
(Da dove vengono i guai della Grecia)
Questa contraddizione è stata notata più volte, e nel 2010 un articolo sul Wall Street Journal aveva detto persino che Francia e Germania avessero imposto l’acquisto di sottomarini, navi, elicotteri e carri armati come condizione per sbloccare il piano di aiuti alla Grecia: non emersero prove e i governi smentirono rapidamente queste voci. Quello che è noto è che dal 2004 al 2009, durante il governo di Kostas Karamanlis, del partito di centrodestra Nuova Democrazia, la Grecia acquistò dalla Germania 170 carri armati panzer Leopard per 1,7 miliardi di euro e 223 cannoni dismessi dalla Bundeswehr, la Difesa tedesca. Prima della fine del suo mandato Karamanlis ordinò anche 4 sottomarini prodotti dalla ThyssenKrupp. Il successore di Karamanlis, il socialista Papandreou, congelò l’acquisto e rifiutò di farseli consegnare: dopo aver ordinato una perizia tecnica sui sottomarini, che evidenziò problemi strutturali, a marzo del 2011 fu costretto a trovare un accordo che impose l’acquisto di due sottomarini al prezzo di 1,3 miliardi di euro e di altri 223 carri armati panzer per 403 milioni di euro.

giovedì 27 dicembre 2012

Due imputati di omidicio al Quirinale

Fonte: il manifesto | Autore: MARINA FORTI       
I marò non sono eroi nazionali. Perché Napolitano li ha ricevuti?Perché Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati accolti come due eroi nazionali, al loro rientro in Italia? Due ministri e un capo di stato maggiore si sono scomodati per riceverli all'aeroporto di Ciampino, sabato scorso, con tanto di picchetto d'onore. Quello stesso pomeriggio il presidente della repubblica Giorgio Napolitano li ha ricevuti al Quirinale.

Il fatto è che Girone e Latorre, sottufficiali del Reggimento San Marco, non sono eroi. Sono cittadini italiani imputati di omicidio. Per la precisione: uomini della marina militare italiana in attesa di processo in India per l'uccisione di due uomini, pescatori indiani che gli imputati affermano di aver scambiato per pirati in procinto di abbordare il mercantile su loro erano imbarcati in servizio di sicurezza (contractors pubblici per interessi privati, una bizzarrìa italiana). Sono rientrati in Italia grazie a una «licenza» natalizia, dietro pagamento di una sostanziosa cauzione e dietro l'impegno del governo italiano a rimandarli in India tra due settimane, per essere processati.

Ogni imputato ha diritto alla difesa, e questo vale anche per Latorre e Girone. Dunque è normale che il governo italiano, attraverso la sua diplomazia, abbia preso le difese dei due imputati. Già un po' meno normale che lo stato sborsi una salata cauzione per fargli passare il Natale in famiglia o gli metta a disposizione un aereo speciale. Ma certo non sono molti gli imputati di omicidio che vengono ricevuti al Quirinale.

Proviamo a immaginare se dei militari di un qualunque paese straniero avessero ucciso due pescatori di Mazara del Vallo. Ma forse non è un buon esempio: la cosa sarebbe probabilmente caduta nel silenzio, come dei resto capita spesso ai pescatori mazaresi. Pensiamo allora ai marines degli Stati uniti che nel 1998, a bordo di un caccia, tranciarono il cavo della funivia del Cermis uccidendo 20 persone. O al soldato Mario Lozano che uccise Nicola Callipari e ferì Giuliana Sgrena sulla strada dell'aeroporto di Baghdad nel 2005. Come sappiamo bene, la richiesta italiana di processarli in Italia è stata respinta: gli Usa rivendicano immunità per i loro militari all'estero, e l'Italia non ha mai davvero potuto o voluto mettere in discussione questo status sancito dagli accordi bilaterali. Sappiamo che i responsabili della strage al Cermis sono stati processati da una corte marziale americana e assolti dall'accusa di omicidio colposo. Lozano è stato prosciolto da ogni accusa da un'indagine interna Usa. La cosa ha suscitato grandi polemiche. Che avremmo detto se i responsabili del Cermis o Mario Lozano fossero stati ricevuti con picchetto d'onore alla Casa Bianca? Che oltre al danno della giustizia negata dovevamo subìre anche una beffa simbolica.

Il fatto è che sulla vicenda dei marò si è scatenato un nazionalismo assurdo. Non giustifica nulla il fatto che anche in India ci sono stati toni a volte anti-italiani, e che la vicenda è stata usata a fini elettorali - come qui del resto: l'ex ministro della difesa Ignazio La Russa, in cerca di pubblicità per il nuovo partitello di destra chiamato Fratelli d'Italia, ha proposto di candidare Girone e Latorre al parlamento. Ma quella è la destra fascistoide: il presidente Napolitano invece, perché ha accolto i marò come eroi?

lunedì 13 febbraio 2012

Fregate, sottomarini e caccia Quelle pressioni di Merkel e Sarkò per ottenere commesse militari

Fonte: Marco Nese - Corriere della Sera - dirittiglobali 13 Febbraio 2012
I greci sono alla fame, ma hanno gli arsenali bellici pieni. E continuano a comprare armi. Quest'anno bruceranno il tre per cento del Pil (prodotto interno lordo) in spese militari. Solo gli Stati Uniti, in proporzione, si possono permettere tanto. Ma cosa spinge Atene a sperperare montagne di soldi? La paura dei turchi? No, è l'ingordigia della Merkel e di Sarkozy. I due leader europei mettono da mesi il governo greco con le spalle al muro: se volete gli aiuti, se volete rimanere nell'euro, dovete comprare i nostri carri armati e le nostre belle navi da guerra.
Le pressioni di Berlino sul governo di Atene per vendere armi sono state denunciate nei giorni scorsi da una stampa tedesca allibita per il cinismo della Merkel, che impone tagli e sacrifici ai cittadini ellenici e poi pretende di favorire l'industria bellica della Germania.
Fino al 2009 i rapporti fra Atene e Berlino andavano a gonfie vele, il governo greco era presieduto da Kostas Karamanlis (centrodestra), grande amico della Merkel. Gli anni di Karamanlis sono stati una vera manna per la Germania. «In quel periodo - ha calcolato una rivista specializzata - i produttori di armi tedeschi hanno guadagnato una fortuna». Una delle commesse di Atene riguardò 170 panzer Leopard, costati 1,7 miliardi di euro, e 223 cannoni dismessi dalla Bundeswehr, la Difesa tedesca.
Nel 2008 i capi della Nato osservavano meravigliati le pazze spese in armamenti che facevano balzare la Grecia al quinto posto nel mondo come nazione importatrice di strumenti bellici. Prima di concludere il suo mandato di premier, Karamanlis fece un ultimo regalo ai tedeschi, ordinò 4 sottomarini prodotti dalla ThyssenKrupp.
Il successore, George Papandreou, socialista, si è sempre rifiutato di farseli consegnare. Voleva risparmiare una spesa mostruosa. Ma Berlino insisteva. Allora il leader greco ha trovato una scusa per dire no. Ha fatto svolgere una perizia tecnica dai suoi ufficiali della Marina, i quali hanno sentenziato che quei sottomarini non reggono il mare.
Ma la verità, ha tuonato il vice di Papandreou, Teodor Pangalos, è che «ci vogliono imporre altre armi, ma noi non ne abbiamo bisogno». Gli ha dato ragione il ministro turco Egemen Bagis che, in un'intervista allo Herald Tribune, ha detto chiaro e tondo: «I sottomarini della Germania e della Francia non servono né ad Atene né ad Ankara».
Tuttavia, Papandreou, alla disperata ricerca di fondi internazionali, non ha potuto dire di no a tutto. L'estate scorsa il Wall Street Journal rivelava che Berlino e Parigi avevano preteso l'acquisto di armamenti come condizione per approvare il piano di salvataggio della Grecia.
E così il leader di Atene si è dovuto piegare. A marzo scorso dalla Germania ha ottenuto uno sconto, invece dei 4 sottomarini ne ha acquistati 2 al prezzo di 1,3 miliardi di euro. Ha dovuto prendere anche 223 carri armati Leopard II per 403 milioni di euro, arricchendo l'industria tedesca a spese dei poveri greci. Un guadagno immorale, secondo il leader dei Verdi tedeschi Daniel Cohn-Bendit.
Papandreou ha dovuto pagare pegno anche a Sarkozy. Durante una visita a Parigi nel maggio scorso ha firmato un accordo per la fornitura di 6 fregate e 15 elicotteri. Costo: 4 miliardi di euro. Più motovedette per 400 milioni di euro.
Alla fine la Merkel è riuscita a liberarsi di Papandreou, sostituito dal più docile Papademos. E i programmi militari ripartono: si progetta di acquisire 60 caccia intercettori. I budget sono subito lievitati. Per il 2012 la Grecia prevede una spesa militare superiore ai 7 miliardi di euro, il 18,2 per cento in più rispetto al 2011, il tre per cento del Pil. L'Italia è ferma a meno dello 0,9 per cento del Pil.
Siccome i pagamenti sono diluiti negli anni, se la Grecia fallisce, addio soldi. Ma un portavoce della Merkel è sicuro che «il governo Papademos rispetterà gli impegni». Chissà se li rispetterà anche il Portogallo, altro Paese con l'acqua alla gola e al quale Germania e Francia stanno imponendo la stessa ricetta: acquisto di armi in cambio di aiuti.
I produttori di armamenti hanno bisogno del forte sostegno dei governi dei propri Paesi per vendere la loro merce. E i governi fanno pressione sui possibili acquirenti. Così nel mondo le spese militari crescono paurosamente: nel 2011 hanno raggiunto i 1800 miliardi di dollari, il 50 per cento in più rispetto al 2001.

mercoledì 18 gennaio 2012

Grecia: niente austerity per i militari

Scritto da Claas Tatje Domenica 15 Gennaio
di Claas Tatje - www.presseurop.eu

In Grecia il pesante regime di austerity imposto al paese sembra non intaccare la spesa per le forze armate che al contrario di quella per scuola, sanità e servizi pubblici, sale vertiginosamente. Indovinate chi ci guadagna in questa operazione?

L'uomo ha in testa la lista dei desideri del ministero della difesa: fino a 60 caccia Eurofighter per circa 3,9 miliardi di euro. Fregate francesi per oltre quattro miliardi e motovedette per 400 milioni di euro. È il costo della modernizzazione della flotta greca. Poi mancano le munizioni per i carri armati Leopard e dovrebbero anche essere sostituiti due elicotteri Apache statunitensi. E certo, sarebbe bello acquistare sommergibili tedeschi. Prezzo complessivo: due miliardi di euro.

Quello che l'uomo, che entra ed esce dal ministero della difesa, afferma in un bar di Atene sembra assurdo. Uno stato in bancarotta che sopravvive grazie ai miliardi di aiuti dell'Unione Europea acquista armi in massa? L'uomo al bar si vede spesso nelle foto, accanto al ministro o a generali dell'esercito, spesso è al telefono con loro. Sa insomma di cosa parla. Secondo lui questa spesa al momento non è giustificabile. Ma le cose possono cambiare molto rapidamente, aggiunge. "A marzo la Grecia dovrebbe ricevere la prossima tranche di aiuti finanziari, che probabilmente supererà gli 80 miliardi di euro. Se così fosse, ci sarebbe una possibilità reale di concludere nuovi contratti sugli armamenti".

Una possibilità che ha dell'incredibile. Questa primavera sapremo se la Grecia resterà nella zona euro o se tornerà alla dracma. La stessa mattina in cui sono state diffuse queste notizie, i medici degli ospedali della capitale trattano solo i casi urgenti, gli autisti degli autobus sono in sciopero, nelle scuole mancano ancora i libri di testo e migliaia di dipendenti statali manifestano contro il proprio licenziamento. Il governo greco annuncia un nuovo piano di rigore che non risparmierà nessuno. A parte l'esercito e l'industria delle armi. Due settori sui quali le misure di austerity sembrano essere passate senza quasi lasciare traccia.

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