Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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lunedì 29 ottobre 2012

Silenzio, parla Draghi!


121029draghiMentre cresce l'attesa per l'esito delle consultazioni elettorali in Sicilia, evento che potrebbe fornire dati estremamente interessanti, la Finanza europea lancia il suo attacco. Udite udite, a farlo è niente meno che Mario Draghi. Forse qualcuno ha sottovalutato l'importanza ed il ruolo (o il compito?) del presidente della Banca centrale europea. Sono i numeri a fare i fatti, e forse anche a decidere, specialmente in un momento storico come questo, lo stesso destino delle popolazioni. Lasciata la scena nazionale al fido scudiero Monti, l'ex presidente di Banca Italia si è concentrato sul controllo della macchina finanziaria europea. Altro che Frau Merkell! Il passaggio smarcante che lo stesso Draghi ha fornito a quella che attualmente è la nazione più potente d'Europa è arrivato proprio ieri (dom.28 ottobre, ndr.). L'occasione è venuta con l'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel.
E' lecito sorridere dunque, quando si fa un gran parlare di tecnici e tecnicismo: questa è pura politica economica che ha chiare e lucide intenzioni! In gran parte d'Europa c'è stata una grossa avanzata delle sinistre, e non non solo "sinistre" intese in senso generico, quanto forze politiche che rivendicano una vera alternativa. La "cosa" non poteva sfuggire ai "nostri eroi" che siedono nei nobili scrigni degli organismi che controllano la finanza continentale. Il tempismo è la premessa della lungimiranza, e Draghi non è uno sprovveduto. Con le elezioni Regionali si apre anche in Italia una stagione di appuntamenti che, definire importanti, è sicuramente ed estremamente riduttivo. Ma cosa ha detto o fatto il "financial brain" della BCE? Semplicemente che si trova d'accordo ("pienamente d'accordo") con il ministro delle finanze tedesco Wolfang Schauble nell'appoggiare un intervento diretto della Commissione europea sui bilanci nazionali. La traduzione è inequivocabile: basta con la gestione "allegra" dei singoli paesi con la conseguente supervisione della BCE e della UE che si arrogherà quei poteri decisionali che finora ha cercato di gestire in maniera indiretta (riuscendoci egualmente..!). Le dichiarazioni di Draghi sono esplicite: "solo il trasferimento di sovranità permetterà di ristabilire la fiducia nella zona euro". Alcuni Paesi, continua il presidente della BCE, "non hanno capito di aver già perso la sovranità da molto tempo perché sono pesantemente indebitati e questo li rende dipendenti dal buon volere dei mercati". Il terreno per l'intervento di Draghi era stato arato e dissodato già da tempo. La creazione del Super-Stato europeo è oggi più di una mera fantasia. A sostegno di questo percorso sono stati fino ad oggi i vari Monti, Casini ed altri esponenti del PDL ai quali ha fatto ovviamente seguito l'area neoliberista che sostiene l'attuale governo dei "tecnici".
Ad appoggiare la folta schiera di chi sostiene le politiche liberiste del presidente della BCE è, ahimé, lo stesso Stefano Fassina, braccio destro (e sinistro) di Pierluigi Bersani, nonché Responsabile economico del Partito Democratico. Vorremo tanto capire il punto dove vuole andare a parare Fassina, specialmente quando afferma che "Il potere di intervento da parte della Commissione europea sui bilanci nazionali di tutti i paesi euro è caratteristica fondamentale della fiscal union, tappa decisiva e urgente dell’integrazione politica della zona euro". Ci auguriamo di aver compreso male ma sembra un modo di continuare a legittimare, almeno in questo momento, la politica liberista portata avanti dal governo Monti... “Va chiarito, dice ancora Stefano Fassina, che il potere di intervento deve fondarsi su una legittimazione democratica diretta attraverso la scelta del presidente della Commissione nelle elezioni europee quale leader di una coalizione politica e attraverso il coinvolgimento del Parlamento europeo nelle decisioni”.

giovedì 5 luglio 2012

La storia si ripete

Riflessioni sulle conclusioni del summit europeo del 28-29 giugno 2012

di Andrea Fumagalli

La chiusura del vertice europeo di Bruxelles del 28-29 giugno è stata salutata dalla stampa europea, e in particolare da quella italiana, come una svolta. La conferenza stampa finale ribadiva il cambiamento. Ma siamo certi che sia proprio così?

Due erano i principali punti all’ordine del giorno. Il primo doveva trattare delle situazioni nazionali che vivevano una particolare situazione di crisi, soprattutto nell’ambito del mercato del credito. I riflettori erano puntati su Grecia, Spagna e Cipro. Con riferimento alla Grecia, si trattava di dare una risposta alla richiesta del nuovo governo ellenico, pressato da una crescente opposizione politica, di diluire nel tempo il piano, ancora di lacrime e sangue, di rientro del debito pubblico, in un contesto, comunque, in cui il commissariamento europeo, ledendo la sovranità greca sul solo lato della spesa, garantiva il reperimento della liquidità necessaria al pagamento degli interessi (da usura) alle banche creditrici di Germania e Francia. Ebbene, molto semplicemente tale richiesta non è stata nemmeno presa in considerazione. Si è preferito soffermarsi, invece, sul problema della sostenibilità finanziaria delle banche cipriote e spagnole. Al riguardo, con particolare riferimento alle banche spagnole (declassate più volte dalle agenzie di rating), oltre a confermare l’intervento dell’ammontare di circa 62 miliardi di euro deciso nelle settimane scorse sotto il patrocinio della BCE, si è provveduto a garantire e a definire il processo di ricapitalizzazione di alcune banche, anche attingendo al Fondo Salva Stati (come già dichiarato dal governatore Draghi). Questo aspetto è legato a una delle richieste che da più parti è stata sollevata negli ultimi giorni: quella di procedere a una unione bancaria europea.

L’idea è tanto semplice quanto perversa. Poiché, dopo 20 anni, ci si è resi conto che la sola Unione Monetaria non era sufficiente a fare da scudo alle pressioni speculative (nonostante quanto dichiarato più volte), allora si propone (sempre negli ambiti dell’oligarchia finanziaria) che un maggior coordinamento bancario a livello europeo possa costituire una sorta di scudo in grado di prevenire comportamenti opportunistici e speculativi. Di fatto, come ai tempi di Maastricht, lo scopo è quello di rinsaldare la struttura della governance finanziaria, oggi perno su cui ruota il processo di valorizzazione capitalistica. Tale strategia viene giustificata con l’argomentazione, tipicamente neo-liberista, che è il “mercato” come entità metafisica a volerlo. Nella realtà sappiamo bene che si tratta dell’ennesimo tentativo ribadire la forza dei dispositivi dominanti, nella stretta della crisi. Errare humanum est, perseverare diabolicum.

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