Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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domenica 7 aprile 2013

La civetta costituente

Antonio Negri - uninomade -

Che siamo entrati in una fase costituente, tutti lo dicono: ma costituente di che cosa? La Boldrini e Grasso, ma anche tanti altri, ripetono ad ogni entrata in scena che la Costituzione del ’48 è “la più bella costituzione del mondo” – e allora, su quale ramo dovrà appollaiarsi la civetta costituente?
In realtà continuiamo a spendere parole troppo importanti per dir poco o niente. “Costituente” è una di queste parole. Per trasformare il Senato in Camera delle autonomie, non dovrebbe esser necessario il ricorso allo spirito costituente. E neppure per fare una nuova legge elettorale, e neppure per realizzare il riconoscimento dei sindacati, e neppure per abolire le province, e tantomeno per stabilire i criteri del fiscal compact (che, d’altra parte, la Commissione europea ha già statuito), ecc.. Non sembra che in tal modo il desiderio costituente e l’ansia di corrispondere a tempi nuovi siano esaltati – ormai si parla sempre di più di “costituente” ma sempre di più si opera, in realtà, sul terreno amministrativo. Si pensi a quanto avviene sul livello europeo – se “l’Europa non è uno Stato”, non è neppure un ambito costituente, anche se ognuno dei mille produttori di norme e dei mille attori di governance che agiscono dentro il terreno comunitario, si pretendesse costituente. Iniziativa costituente significa invece creare “incidenti democratici di base”, “produzioni istituzionali di democrazia dal basso” e non determinare semplicemente atti amministrativi nell’alto dei cieli della politica dei partiti.
Le forze politiche presenti in parlamento non vanno oltre quell’alto livello amministrativo.
Adorano la vecchia Costituzione – e questo sentimento invade l’animo anche di quelle forze che si pretendono nuove, dei rappresentanti M5S, per esempio. Si potrebbe – dicono – andare avanti anche senza governo, con un’amministrazione governata dal parlamento: davvero? Comunque a loro basta la trasparenza della vita istituzionale, lucidare la Costituzione a questo scopo –cosa sacrosanta; o piuttosto metterla a nuovo? Ma questo significa prendere in mano, interloquire, lavorare la Costituzione “materiale”, cioè gli interessi produttivi, gli intrecci politici e sociali, i nuovi diritti, la domanda di “comune”, l’ecologia storica che sta dentro ad ogni costituzione e che la rende efficace e viva. Questa Costituzione che abbiamo, non è invece più né efficace, né viva: questo tutti lo sanno ma nessuno ne parla. Intanto, quasi fosse per cambiar discorso, i nuovi “costituzionalisti” ci dicono che i parlamentari devono essere pagati come un operaio: cosa sacrosanta. Tanto più che lo diceva anche la Comune di Parigi, che però aggiungeva (perché a quei deputati interessava la materialità della costituzione) che non solo le paghe ma anche i redditi dei rappresentanti dovevano essere uguali; insomma, che la giustizia distributiva doveva impiantarsi su quella commutativa e che i ricchi, se volevano essere deputati rappresentanti, dovevano lasciare i loro patrimoni all’Erario. Perché altrimenti solo i ricchi avrebbero potuto far politica (ed è quello che l’ultima sentenza della corte suprema americana ha stabilito alla maniera neoliberale, e cioè che sono i soldi che fanno la rappresentanza – che è esattamente il contrario di quello che volevano i communardi). Si può procedere dall’affermazione che se si vuole essere liberi (e cioè capaci di rappresentanza fuori da conflitti d’interesse), si deve essere uguali? Che cosa potrà essere “costituente” oggi se non costituirà un nuovo equilibrio fra libertà ed uguaglianza, calibrato sulle condizioni comuni della produzione sociale?
La Costituzione del ’48 era indubbiamente una buona Costituzione – una costituzione fordista però, nulla più di questo, che chiedeva al capitalista una qualche lealtà nell’organizzare la fabbrica per produrre società; allo Stato di garantire che la paga dell’operaio che costruiva la 500 Fiat, gli permettesse di comperarla (e le strade per correre con la macchinetta); e all’operaio di accontentarsi di questo. Si sa com’è andata a finire! Gli operai non ne hanno potuto più di quella società e i padroni non ne hanno potuto più di quegli operai. D’altra parte, dopo che le costituzioni nazional-socialiste e quelle sovietiche “di tutto il popolo” – tipiche costituzioni fordiste in materia laborista – si erano sfasciate, come pretendere che questa nostra Costituzione sopravvivesse?

sabato 26 gennaio 2013

Dalla fine delle sinistre nazionali ai movimenti sovversivi per l’Europa

di TONI NEGRI - uninomade -
 
I. Quando si dice globalizzazione dei mercati si intende che con essa vanno imponenti limiti alla sovranità dello Stato-nazione. Il fatto di non aver compreso la globalizzazione come un fenomeno irreversibile costituisce l’errore essenziale delle sinistre nazionali nell’Europa occidentale.
Fino alla caduta dell’Unione Sovietica la leadership americana consistette nel combinare, prudentemente ma con continuità, le specificità nazionali dei paesi compresi nelle alleanze occidentali (e nella Nato soprattutto) e la continuità dell’imperialismo classico, raggruppandoli dentro un dispositivo di antagonismo con il mondo del “socialismo reale”. Dal 1989 in poi, crollato il mondo sovietico, allo hard power della potenza americana si è man mano sostituito il soft power dei mercati: la libertà dei commerci e la moneta hanno subordinato, in quanto strumenti di comando, il potere militare e di polizia internazionale – il potere finanziario e la gestione autoritaria dell’opinione pubblica hanno d’altra parte costituito il campo sul quale soprattutto si è esercitata la nuova impresa politica di sostegno alla politica dei mercati. Il neoliberalismo si è fortemente organizzato a livello globale, gestisce l’attuale crisi economica e sociale a proprio vantaggio avendo verosimilmente davanti a se un orizzonte radioso…. A meno di rotture rivoluzionarie, non essendo immaginabile una trasformazione democratica e pacifica degli attuali ordinamenti politici del neoliberalismo sull’orizzonte globale.
Di contro, al rafforzamento del sistema capitalistico nella forma neoliberale, lo sbandamento delle forze politiche della sinistra dopo ’89 è stato massiccio. Accanto alle forze dogmatiche che, nella fedeltà a forme ideologiche arcaiche, rinunciavano ad ogni comprensione della lotta di classe in un mondo profondamente rinnovato dalla globalizzazione e dalle trasformazioni del modo di produrre, si è creata allora una nuova corrente di pensiero e di azioni socialiste che, nel tentativo di mediare con la novità della situazione, l’hanno spinto invece fino a punte estreme di alleanza con il neoliberalismo.
I processi di unificazione del continente europeo e gli istituti nei quali viene sviluppandosi la discussione sulla costituzione europea, hanno costituito un luogo esemplare del vuoto e dell’impotenza politica della sinistra, sia di quella “terza via” blairiana (il cui orientamento si è presto identificato con le pulsioni più forti ad una strutturazione politica dell’Unione europea a carattere neoliberale) sia, al contrario, di quei gruppi che hanno nascosto, dietro il rifiuto dell’unità e dello sviluppo delle istituzioni europee, la loro incapacità di costruire una linea alternativa a quella neoliberale: ciò avrebbe significato mettere in discussione lo Stato-nazione, il diritto pubblico nazionale ed il sistema amministrativo della modernità capitalista. Il fallimento di queste forze, prese nel loro insieme, è stato gigantesco.
Se vogliamo procedere nella discussione, chiediamoci dunque quali siano le condizioni teoriche e politiche che possono permettere di riaprire una prospettiva di lotta sul realistico terreno della costruzione sovversiva di un’Europa unita. È una questione posta oggi dai movimenti che stanno imparando a lottare contro la crisi sul livello europeo.
II. In cosa consiste il capitalismo finanziario e/o biopolitico? Consiste nella sussunzione della società, anzi, della vita stessa, sotto il dominio del capitale, senza alcun residuo. Come si esercita il comando dei mercati sulla struttura della società, oggi? Non posso evidentemente fermarmi troppo su questo punto. Basta dire che il comando funziona attraverso un uso invasivo del controllo monetario, indirizzato all’accumulazione della rendita finanziaria. Essa riorganizza i rapporti produttivi e riproduttivi secondo schemi di approfondimento – talora di vera e propria restaurazione – di rapporti di sfruttamento. L’azione dei mercati finanziari privilegia (per la sua valorizzazione) le industrie della produzione dell’uomo per l’uomo, cioè il welfare, servizi produttivi metropolitani, ivi compresi quelli informatici, ecc. – e le industrie estrattive, energetiche, ecologiche e di agrobusiness. Si tratta di una nuova figura dell’“accumulazione originaria” nella quale l’appropriazione capitalista si applica allo sfruttamento del bios – umano e naturale – alla captazione del valore espresso da un’intera società. Una prima definizione di “comune” (così come proposto dai movimenti) sembra così esser stata qui formulata: nel rovesciamento di quel campo dello sfruttamento.
A noi interessa a studiare le contraddizioni che su quel terreno, spesso caotico, dell’attacco neoliberale, sono stati evidenziate dai movimenti. Sono contraddizioni difficilmente superabili, che il potere tende a trattenere in una governance eccezionale, in un governo di emergenza di lunga durata, per ristrutturare l’intera società. Ma osserviamo da subito la serie di paradossi che questa governance si trova ad agire.

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