A settembre un forum delle sinistre
luglio 17th, 2010 di Claudio Grassi
Il Presidente della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, ha detto recentemente: «Siamo davanti ad una crisi sistemica».
luglio 17th, 2010 di Claudio Grassi
Il Presidente della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, ha detto recentemente: «Siamo davanti ad una crisi sistemica».
Siccome in tutti questi anni lui e gli altri che hanno gestito l’economia mondiale hanno sempre detto che con la globalizzazione e il libero mercato si sarebbe creato benessere per tutti, dovrebbero farsi da parte.
Ma veramente in questa crisi economica le cose stanno andando male per tutti?
Niente di più falso. Parlano i dati.
Le cinquecento aziende più importanti del mondo, nel 2009, hanno aumentato i profitti del 335%.
L’utile netto delle multinazionali nel 2010 è aumentato del 210%.
In Italia l’evasione fiscale è di 120 miliardi euro anno.
Il 64% delle barche di lusso è intestato a nullatenenti , la vendita dei beni di lusso è cresciuta del 4,8% nel 2010 e chi dichiara un reddito superiore ai 100.000 euro rappresenta l’1% della popolazione italiana.
In compenso il 72% delle pensioni erogate è inferiore ai 1000 euro e il 45,9% inferiore ai 500 euro.
Berlusconi sostiene che con la sua manovra economica «non ha messo le mani in tasca agli italiani».
Anche su questo nulla di più falso.
Anche su questo nulla di più falso.
A parte i super ricchi come lui e gli evasori fiscali che non vengono minimamente colpiti, i tagli alle regioni significheranno riduzioni di servizi e aumenti delle rette.
La finestra unica annuale per andare in pensione determinerà che chi, senza lavoro, attende la pensione di vecchiaia perderà 7150 euro.
Si potrebbe proseguire.
Basta dire che in questi vent’anni i «sacrifici» sono stati a senso unico poiché i salari gli stipendi e le pensioni hanno perso il 20% del loro potere di acquisto a vantaggio del profitto e della rendita.
A proposito di questo scenario si potrebbero fare tanti ragionamenti.
Io ne faccio uno, forse un po’ semplicistico, ma è quello che penso. I padroni hanno fatto il loro mestiere, le forze che dovevano tutelare i lavoratori e i ceti sociali più deboli hanno fallito su tutta la linea.
La rincorsa delle politiche liberiste e le privatizzazioni hanno fatto arricchire i soliti noti e tolto dalle mani dello stato settori strategici. L’assunzione del maggioritario e del presidenzialismo ha alimentato la personalizzazione della politica, svuotato le assemblee elettive.
Tutte le svolte attuate dal maggiore partito della sinistra, dallo scioglimento del Pci ad oggi (Pds, Ds, Pd), hanno avuto questa impostazione e non solo il consenso elettorale è diminuito, ma la mancanza di proposta politica, come giustamente rilevava Valentino Parlato nell’editoriale di domenica scorsa, è totale.
Lo dimostra il fatto che, pur in presenza di una crisi profonda del governo e del Pdl, non emerge un’alternativa. Tuttavia se Atene piange, Sparta non ride! Anche noi, forze che in questi anni hanno tentato di costruire una alternativa sia alle destre che al centrosinistra, abbiamo fallito e siamo divisi.
Dobbiamo provare a fare qualcosa per uscire da questa afasia. A sinistra del Pd ci sono vari progetti in campo.
Non intendo metterli in discussione, anzi. Per parte mia sono impegnato nella costruzione della Fds, poiché credo che sia necessaria una riunificazione delle forze della sinistra, ma penso che ciò debba avvenire senza rinunciare all’autonomia dal Pd e senza cancellare la propria identità.
Detto questo, e quindi dando per scontato che ognuno persegue legittimamente il proprio progetto, perché non provare a unire le forze sulle tante cose che ci uniscono?
Cosa ci dice il successo della raccolta di firme del referendum sull’acqua, se non che l’unità su contenuti chiari funziona da moltiplicatore e suscita energie?
Visto che diciamo le stesse cose, perché non lavorare assieme per contrastare la manovra economica del Governo e il vergognoso accordo proposto dalla Fiat per Pomigliano?
Perché non costruire un «luogo comune» dove si possa discutere di questo e di altro e trovare le possibili soluzioni?
In questi giorni è circolato un appello. Sta raccogliendo numerose adesioni. A settembre ci si propone di riunirsi per vedere cosa si può fare.
Perché il manifesto e l’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, da sempre luoghi plurali della sinistra, non ne diventano promotori?
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