Anteprima Liberazione del 22 ottobre
di Gianni Ferrara
di Gianni Ferrara
Non so se si chiami arroganza o iattanza o tracotanza la pretesa del cavalier Berlusconi di distorcere qualsiasi cosa gli impedisca lo strapotere assoluto e, con esso, l’integrità di quanto ha accumulato e l’immunità per qualsiasi reato abbia commesso nell’impossessarsene o intenda commettere per incrementarlo.
Quel che risulta è che perseguirà con tenacia inflessibile l’obiettivo che lo indusse a scendere “in campo”. L’obiettivo cioè di tutelare ed incrementare il patrimonio acquisito sottraendolo e sottraendosi alla legge penale, come chiaramente ebbe a dichiarare, in più occasioni, il suo più fido collaboratore, il signor Confalonieri. Risponde a tale disegno l’emendamento approvato dalla Prima Commissione del Senato al disegno di legge di costituzionalizzare (?) il cosiddetto “lodo Alfano” per cui con deliberazione parlamentare si potrebbero sospendere i processi a carico del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio anche se riguardano fatti antecedenti l’assunzione delle due cariche.
Due sono le assolute evidenze di tale emendamento. Che l’unico beneficiario di questa immunizzazione è Berlusconi la cui alterigia è tale da tentare di coinvolgere nella sua forsennata lotta al diritto penale l’attuale Presidente della Repubblica pur se abissalmente distante dalla situazione di imputato, piuttosto abituale, del Presidente del Consiglio.
L’altra è che, con parlamentari non eletti, ma nominati da capipartito, con deliberazione parlamentare sarebbero sempre sospesi i processi che dovessero riguardare il capo del partito di maggioranza, nella specie l’onorevole Berlusconi.
Ma il suddetto emendamento, confessando il fine della legge - che pretenderebbe di essere costituzionale, approvata cioè col procedimento diretto ad elevarla a tale rango, per sottrarla al controllo della Corte costituzionale - non può però produrre l’effetto perverso cui mira Berlusconi.
Non lo può per due ragioni. Non sarà approvata con la maggioranza dei due terzi di ciascuna Camera, maggioranza che la sottrarrebbe al referendum. In via referendaria quindi potrebbe già essere respinta dal corpo elettorale. Tale legge non potrebbe comunque superare positivamente lo scrutinio della Corte costituzionale.
La Corte infatti ha reiteratamente affermato che le leggi costituzionali non si sottraggono alla sua giurisdizione. Perché sono anch’esse espressioni di un potere che è previsto in Costituzione, attribuito, congegnato, rispondente alla logica costituzionale.
Una logica che non puo’ contraddirsi. Non può essere disattesa, violata, negata dal legislatore la logica costituzionale in sede di …. legislazione costituzionale. Determinerebbe, infatti, una “rottura” della Costituzione. La determinerebbe inesorabilmente se contenesse disposizioni derogatorie o sospensive a favore di singoli, come vorrebbe l’emendamento approvato dalla Commissione del Senato l’altro ieri.
Proprio per questo anche le leggi costituzionali sono sottoposte al controllo della Corte. Tanto meno può essere, tale logica, disattesa, violata, negata, dalla Corte. Ne andrebbe del suo ruolo, del suo spirito, della sua ragion d’essere. Perciò anche la legislazione costituzionale deve essere conforme a Costituzione, ai principi supremi dell’ordinamento. Tra questi certo, e tra i primi, quello di eguaglianza.
Esattamente quello che l’emendamento approvato dalla prima Commissione del Senato mira a violare. Ma non potrà riuscirci. Il cavalier Berlusconi, secondo Costituzione, è un cittadino come gli altri. Se ne convinca.
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