Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 12 febbraio 2011

Le radici vitali di una società fondata sui beni comuni.


Autore: Fonte: eddyburg.
A proposito del libro curato da Paolo Cacciari: non dimentichiamo che la nostra storia è un bene comune essenziale. Il manifesto, 3 febbraio 2011
Paolo Cacciari, La società dei beni comuni, Ediesse, pp. 192, Euro 10
Lo spettro di un baratro verso cui stiamo inesorabilmente scivolando sta riaprendo la riflessione sui fondamenti della vita sociale, sul senso dello sviluppo, della crescita e del consumo, sulla «razionalità» del mercato, sugli stili di vita individuali e collettivi, sulla nostra quotidianità.
È questo il succo dell'incontro che si è tenuto recentemente al centro sociale Rivolta di Marghera, attorno ai due grandi protagonisti attuali della scena pubblica e cioè gli operai della Fiom, i ricercatori, gli studenti medi e universitari. In discussione è l'asse del vivere civile imposta al mondo intero dalla oligarchia che domina l'economia e la politica a livello planetario: la guerra di tutti contro tutti, chiamata eufemisticamente competizione mondiale.
È la follia al potere. Quando avremo raggiunto il fondo a cosa ci attaccheremo per risalire?
Non è dal potere che verranno le soluzioni. Perché «non si possono risolvere i problemi con gli stessi schemi di pensiero con cui sono stati creati».
Un nuovo paradigma storico si sta delineando, appena intravisto. È basato sulla cooperazione anziché sulla competizione, sulla condivisione anziché sull'appropriazione individualistica.
Il nuovo paradigma si sta configurando come un nuovo patto tra gli esseri umani che però include necessariamente anche un nuovo patto con la terra, con la natura, con la vita.
Un sogno? Un'utopia consolatoria senza aderenza alla realtà? Qualche volta il dubbio ci assale. E allora bisogna alimentare la speranza alle esperienze concrete, alle buone pratiche e anche alle buone teorie. Ci viene in aiuto una recente pubblicazione curata da Paolo Cacciari pubblicata con il titolo La società dei beni comuni: una rassegna. «Il libro - è scritto nel risvolto di copertina - raccoglie diciannove opinioni di autrici e autori italiani che da diverse visuali disciplinari ... si sono confrontati con i temi dei commons. Aria, acqua, terra, energia, e conoscenza sono risorse speciali, beni primari da cui tutto dipende e la cui fruizione richiede quindi attenzioni particolari. L'applicazione a tali beni della logica del mercato ha sperimentato infatti i più clamorosi fallimenti. ... ma cresce anche l'opposizione da parte di numerosi gruppi di citttadinanza attiva». Dopo una panoramica complessiva del problema offerta dall'introduzione di Paolo Cacciari e dal documento La società dei beni comuni redatto dalla Officina delle idee di «Rete@Sinistra», si snodano i vari contributi suddivisi in due grandi sezioni: «Le buone teorie» e «Le buone pratiche».
Se è permessa una critica, posso rilevare l'assenza di una riflessione sulla memoria. La crisi strutturale che stiamo vivendo oggi c'impone di riscoprire criticamente nella nostra storia i germi di quelle esperienze alternative, di pensiero e di pratiche, che ci hanno preceduto.
Non si tratta di riproporre oggi sogni, lotte, racconti del passato ma di ispirarsi di nuovo ai loro valori di fondo.
La memoria del vivere sociale ha una grande vitalità generativa: produce identità collettiva, tesse la trama del tessuto relazionale della città, crea di continuo comunità solidali e ostacola i germi distruttivi della frantumazione egoistica.
La memoria sociale, però, non è solo questo. È anche un luogo di resistenza, anzi il luogo privilegiato della resistenza. Il neo-liberismo infatti si afferma nella misura in cui riesce ad annullare la memoria sociale. Perché è creatore di società-necropoli.
Ha bisogno di produttori/consumatori senza identità sociale. Per questo salvaguardare la memoria sociale, spogliarla dalla ritualità necrofila, attualizzarla, è uno dei compiti più urgenti di chi vede un futuro per l'umanesimo sociale, per la solidarietà planetaria, per la società dei diritti a partire dai diritti sociali, per l'etica comunitaria aperta oltre i confini.

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