di Stefano Rizzo, Fonte: paneacqua
La lotta di classe è ricominciata un mese fa nel Wisconsin ( stato di robuste tradizioni operaie e sindacali) e nel giro di pochi giorni si è propagata all'Ohio, all'Indiana e ad altri stati del Midwest, per poi irradiarsi a sud fino alla Florida e a nord fino allo stato di Washington, coinvolgendo l'Est progressista e la California
Nonostante il relativo disinteresse dei grandi media americani (e il totale disinteresse di quelli europei), è nato un movimento di protesta che per la prima volta in molti anni sta acquistando caratteristiche di lotta di classe: lavoratori e sindacati contro i padroni e i governi locali che li sostengono, poveri e disoccupati contro ricchi, dipendenti pubblici contro i rispettivi governi. Sul piano politico la protesta ha dato nuovo impulso ai democratici che, dopo la dura sconfitta di novembre, sembrano avere ritrovato slancio e capacità combattiva.
Tutto è partito dal Wisconsin, uno stato di robuste tradizioni operaie e sindacali, dove a novembre era stato eletto un nuovo governatore repubblicano, Scott Walker, e un nuovo parlamento dello stato a maggioranza repubblicana. Forte del mandato popolare il giovane e aggressivo governatore ha subito presentato un provvedimento di drastico taglio del bilancio dello stato, che prevede riduzioni nei servizi pubblici e licenziamenti. Ma non si è fermato lì: ha dichiarato anche l'intenzione di abolire per legge il diritto alla contrattazione collettiva per i dipendenti pubblici, che lo stato del Wisconsin era stato tra i primi a riconoscere fin dagli anni '50.
In questo, come in altre questioni, Walker agiva in perfetta sintonia con il partito repubblicano a livello nazionale e con svariati altri governatori repubblicani di nuova nomina che, come lui, avevano vinto le elezioni promettendo la riduzione del deficit pubblico, con il non troppo celato obbiettivo di ridurre i servizi per i cittadini e di assestare un duro colpo ai dipendenti pubblici, rappresentati in campagna elettorale come dei privilegiati e dei parassiti. Inizialmente i sindacati del settore pubblico si sono detti disponibili al dialogo riconoscendo che il problema del debito esisteva e andava affrontato. Hanno accettato riduzioni degli stipendi e il blocco degli aumenti per tre anni. Ma quando il governatore ha preteso di abolire la contrattazione collettiva hanno capito che troppo era troppo.
Ne sono nate imponenti manifestazioni di protesta nella capitale Madison. Per settimane i manifestanti hanno marciato e inalberato cartelli, sono entrati nella sede del parlamento dello stato - la casa del popolo come viene ampollosamente chiamata - e l'hanno occupato chiedendo che Walker ritirasse le sue proposte. Sono state manifestazioni pacifiche, ironiche e fantasiose, cui nel corso di tre settimane hanno partecipato milioni di persone e che hanno presto attratto manifestanti da altri stati minacciati, come il Wisconsin, di analoghi provvedimenti antisindacali.
Walker per parte sua si è rifiutato di negoziare e ha minacciato di fare intervenire la guardia nazionale per sgomberare con la forza i manifestanti. La minaccia è rientrata a seguito dell'indignazione popolare e anche alla condanna espressa da Barack Obama. Ma Walker non si è fermato: ha fatto bloccare gli accessi al campidoglio (la sede del parlamento) impedendo che arrivassero viveri a coloro che vi erano accampati da giorni; e ha scatenato una campagna di propaganda a suon di spot pubblicitari pagata dai fratelli Koch, i magnati delle costruzioni che avevano già lautamente finanziato la sua campagna elettorale.
A questo punto è successo un fatto curioso e senza precedenti. Per bloccare l'approvazione della legge al senato, dove i repubblicani hanno la maggioranza, i senatori democratici hanno fatto ricorso ad una particolare forma di ostruzionismo: poiché per esaminare un provvedimento di spesa occorre che siano presenti almeno 20 senatori su 33 (mentre i repubblicani sono solo 19), i 14 senatori democratici sono fuggiti "all'estero", cioè nel vicino stato dell'Illinois, rendendosi irreperibili. Se rimettessero piede nel Wisconsin Walker potrebbe ordinare alla polizia dello stato di portarli a forza nell'aula del senato garantendo così il numero legale. Al momento sono in corso negoziati tra il governatore e i senatori democratici per farli rientrare di loro volontà, ma tra scambi di accuse al vetriolo non se ne è ancora fatto nulla.
L'ultima mossa del duro Walker è stata di lanciare una campagna per il "richiamo" dei senatori fuggiaschi da parte dell'elettorato, una procedura di democrazia diretta prevista in molti stati. Se venissero raccolte le firme sufficienti i senatori "richiamati" decadrebbero automaticamente, ma è un arma a doppio tagli perché i democratici hanno minacciato di fare la stessa cosa nei confronti dei repubblicani e, con il cambiamento degli umori dell'opinione pubblica che - in base agli ultimi sondaggi - si sarebbe già pentita del voto dato pochi mesi fa e vorrebbe ora un governatore meno estremista, è possibile che ci riescano. A questo punto il caos politico e istituzionale sarebbe totale.
Ma dietro le schermaglie procedurali c'è ben altro: c'è la grave crisi economica in cui versano ancora gli Stati Uniti, dove la produzione cresce, ma la disoccupazione rimane altissima, particolarmente negli stati del Midwest a forte insediamento industriale. E c'è la crisi del sindacato che sotto gli attacchi del neoliberismo (la destra reaganiana) ha perso a partire dagli anni ‘80 iscritti e influenza. Gli Stati Uniti sono, tra le democrazie industrializzate dell'Occidente, il paese con minore rappresentanza sindacale: appena il 13 per cento della forza lavoro è iscritta al sindacato, contro una media del 50 per cento in Europa e del 30-35 per cento in Italia.
In controtendenza, con il 36 per cento di lavoratori iscritti, sono i sindacati del settore pubblico che rappresentano decine di milioni di impiegati, insegnanti, infermieri, assistenti sociali, poliziotti, vigili del fuoco. E' un numero molto elevato se raffrontato con il misero 7,2 per cento del settore privato e se si considera che già adesso una ventina di stati vietano la contrattazione collettiva e la rappresentanza sindacale ai propri dipendenti. E' per questo che Walker e i suoi colleghi repubblicani hanno scatenato la guerra contro i dipendenti pubblici - non tanto per risanare il bilancio dello stato, quanto per dare un duro colpo al sindacato e consolidare così la "rivoluzione" repubblicana di destra contro i diritti e le tutele sociali.
C'è un altro aspetto particolarmente odioso dell'intervento del governatore Walker, proprio perché preso alla vigilia dell'8 marzo: dal divieto di contrattazione collettiva sono esclusi i poliziotti e i vigili del fuoco, che sono per lo più uomini, mentre sono inclusi tutti gli altri lavoratori, in particolar modo della scuola e della sanità, che sono a larghissima maggioranza donne. Ma neanche questo miserevole tentativo di dividere i lavoratori ha funzionato. Alle manifestazioni di protesta tuttora in corso, accanto alle insegnanti e alle infermiere c'erano anche molti poliziotti e vigili del fuoco in divisa.
Nonostante il relativo disinteresse dei grandi media americani (e il totale disinteresse di quelli europei), è nato un movimento di protesta che per la prima volta in molti anni sta acquistando caratteristiche di lotta di classe: lavoratori e sindacati contro i padroni e i governi locali che li sostengono, poveri e disoccupati contro ricchi, dipendenti pubblici contro i rispettivi governi. Sul piano politico la protesta ha dato nuovo impulso ai democratici che, dopo la dura sconfitta di novembre, sembrano avere ritrovato slancio e capacità combattiva.
Tutto è partito dal Wisconsin, uno stato di robuste tradizioni operaie e sindacali, dove a novembre era stato eletto un nuovo governatore repubblicano, Scott Walker, e un nuovo parlamento dello stato a maggioranza repubblicana. Forte del mandato popolare il giovane e aggressivo governatore ha subito presentato un provvedimento di drastico taglio del bilancio dello stato, che prevede riduzioni nei servizi pubblici e licenziamenti. Ma non si è fermato lì: ha dichiarato anche l'intenzione di abolire per legge il diritto alla contrattazione collettiva per i dipendenti pubblici, che lo stato del Wisconsin era stato tra i primi a riconoscere fin dagli anni '50.
In questo, come in altre questioni, Walker agiva in perfetta sintonia con il partito repubblicano a livello nazionale e con svariati altri governatori repubblicani di nuova nomina che, come lui, avevano vinto le elezioni promettendo la riduzione del deficit pubblico, con il non troppo celato obbiettivo di ridurre i servizi per i cittadini e di assestare un duro colpo ai dipendenti pubblici, rappresentati in campagna elettorale come dei privilegiati e dei parassiti. Inizialmente i sindacati del settore pubblico si sono detti disponibili al dialogo riconoscendo che il problema del debito esisteva e andava affrontato. Hanno accettato riduzioni degli stipendi e il blocco degli aumenti per tre anni. Ma quando il governatore ha preteso di abolire la contrattazione collettiva hanno capito che troppo era troppo.
Ne sono nate imponenti manifestazioni di protesta nella capitale Madison. Per settimane i manifestanti hanno marciato e inalberato cartelli, sono entrati nella sede del parlamento dello stato - la casa del popolo come viene ampollosamente chiamata - e l'hanno occupato chiedendo che Walker ritirasse le sue proposte. Sono state manifestazioni pacifiche, ironiche e fantasiose, cui nel corso di tre settimane hanno partecipato milioni di persone e che hanno presto attratto manifestanti da altri stati minacciati, come il Wisconsin, di analoghi provvedimenti antisindacali.
Walker per parte sua si è rifiutato di negoziare e ha minacciato di fare intervenire la guardia nazionale per sgomberare con la forza i manifestanti. La minaccia è rientrata a seguito dell'indignazione popolare e anche alla condanna espressa da Barack Obama. Ma Walker non si è fermato: ha fatto bloccare gli accessi al campidoglio (la sede del parlamento) impedendo che arrivassero viveri a coloro che vi erano accampati da giorni; e ha scatenato una campagna di propaganda a suon di spot pubblicitari pagata dai fratelli Koch, i magnati delle costruzioni che avevano già lautamente finanziato la sua campagna elettorale.
A questo punto è successo un fatto curioso e senza precedenti. Per bloccare l'approvazione della legge al senato, dove i repubblicani hanno la maggioranza, i senatori democratici hanno fatto ricorso ad una particolare forma di ostruzionismo: poiché per esaminare un provvedimento di spesa occorre che siano presenti almeno 20 senatori su 33 (mentre i repubblicani sono solo 19), i 14 senatori democratici sono fuggiti "all'estero", cioè nel vicino stato dell'Illinois, rendendosi irreperibili. Se rimettessero piede nel Wisconsin Walker potrebbe ordinare alla polizia dello stato di portarli a forza nell'aula del senato garantendo così il numero legale. Al momento sono in corso negoziati tra il governatore e i senatori democratici per farli rientrare di loro volontà, ma tra scambi di accuse al vetriolo non se ne è ancora fatto nulla.
L'ultima mossa del duro Walker è stata di lanciare una campagna per il "richiamo" dei senatori fuggiaschi da parte dell'elettorato, una procedura di democrazia diretta prevista in molti stati. Se venissero raccolte le firme sufficienti i senatori "richiamati" decadrebbero automaticamente, ma è un arma a doppio tagli perché i democratici hanno minacciato di fare la stessa cosa nei confronti dei repubblicani e, con il cambiamento degli umori dell'opinione pubblica che - in base agli ultimi sondaggi - si sarebbe già pentita del voto dato pochi mesi fa e vorrebbe ora un governatore meno estremista, è possibile che ci riescano. A questo punto il caos politico e istituzionale sarebbe totale.
Ma dietro le schermaglie procedurali c'è ben altro: c'è la grave crisi economica in cui versano ancora gli Stati Uniti, dove la produzione cresce, ma la disoccupazione rimane altissima, particolarmente negli stati del Midwest a forte insediamento industriale. E c'è la crisi del sindacato che sotto gli attacchi del neoliberismo (la destra reaganiana) ha perso a partire dagli anni ‘80 iscritti e influenza. Gli Stati Uniti sono, tra le democrazie industrializzate dell'Occidente, il paese con minore rappresentanza sindacale: appena il 13 per cento della forza lavoro è iscritta al sindacato, contro una media del 50 per cento in Europa e del 30-35 per cento in Italia.
In controtendenza, con il 36 per cento di lavoratori iscritti, sono i sindacati del settore pubblico che rappresentano decine di milioni di impiegati, insegnanti, infermieri, assistenti sociali, poliziotti, vigili del fuoco. E' un numero molto elevato se raffrontato con il misero 7,2 per cento del settore privato e se si considera che già adesso una ventina di stati vietano la contrattazione collettiva e la rappresentanza sindacale ai propri dipendenti. E' per questo che Walker e i suoi colleghi repubblicani hanno scatenato la guerra contro i dipendenti pubblici - non tanto per risanare il bilancio dello stato, quanto per dare un duro colpo al sindacato e consolidare così la "rivoluzione" repubblicana di destra contro i diritti e le tutele sociali.
C'è un altro aspetto particolarmente odioso dell'intervento del governatore Walker, proprio perché preso alla vigilia dell'8 marzo: dal divieto di contrattazione collettiva sono esclusi i poliziotti e i vigili del fuoco, che sono per lo più uomini, mentre sono inclusi tutti gli altri lavoratori, in particolar modo della scuola e della sanità, che sono a larghissima maggioranza donne. Ma neanche questo miserevole tentativo di dividere i lavoratori ha funzionato. Alle manifestazioni di protesta tuttora in corso, accanto alle insegnanti e alle infermiere c'erano anche molti poliziotti e vigili del fuoco in divisa.
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