di Alessandro Robecchi - Fonte voi siete qui
pubblicato in Il Manifesto
Baciamano per baciamano, ora per Silvio nostro è meglio inchinarsi a Sarkozy che al Puzzone di Tripoli (già fatto). Chissà, verranno buone tutte quelle chanson francesi che ama tanto. Ora ci tocca tirar giù a colpi di missile gli aerei di Gheddafi per difendere i libici, i francesi sapranno bene come fare visto che i caccia al Colonnello glieli hanno venduti loro.
Baciamano per baciamano, ora per Silvio nostro è meglio inchinarsi a Sarkozy che al Puzzone di Tripoli (già fatto). Chissà, verranno buone tutte quelle chanson francesi che ama tanto. Ora ci tocca tirar giù a colpi di missile gli aerei di Gheddafi per difendere i libici, i francesi sapranno bene come fare visto che i caccia al Colonnello glieli hanno venduti loro.
Noi, invece, lo abbiamo riempito di soldi per far fare ai libici i lavori che gli italiani non vogliono più fare, tipo i campi di concentramento per migranti. Silvio si è detto “amico del popolo libico”, anche se abbracciava e baciava il tipo che “il popolo libico” lo bombarda, ma non è il momento di cercare il pelo nell’uovo.
Per la riunione delle commissioni Esteri e Difesa, l’altro giorno, è scattato l’allarme rosso, tutti al telefono per cercare i leghisti che si erano dati alla macchia: spiacente, il numero chiamato non è disponibile, riprovare più tardi. Suonava a vuoto anche il cellulare dei Responsabili, i Calearo, gli Scilipoti, gente così, tutta presa dalla sacra missione etica di portare a casa un paio di sottosegretari e il ministero dell’agricoltura per un tale Saverio Romano, chiunque sia.
Per Silvio nostro, una guerra è una guerra, altroché, gli evita di andare al processo Mills, che non è male, meglio di Ghedini. I leghisti non ci stanno per un afflato pacifista: vedono già arrivare barconi di profughi che sarà impossibile rimpatriare durante una guerra e quindi, pur di non essere umani, si fingono umanitari.
Il colonnello La Russa dott. Ignazio si batte per il “diritto” di bombardare. D’Alema Massimo chiede l’ombrello della Nato. Frattini è Frattini e francamente non gli si può chiedere di più, prima dice che la democrazia non si esporta, ora invece che si esporta, uno stratega di prima grandezza. Questo, più o meno, il punto della situazione. Ma mi mancano due righe per chiudere la rubrica, che ci metto? Ah, si: i diritti umani, la democrazia dal basso, le moltitudini del Maghreb in rivolta e i ragazzi di Bengasi che rischiano il massacro.
Vabbé, dettagli. Un’altra volta, eh?
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