di Claudia Capone. Fonte: prospettive
Di fronte a quel muro dove sono stati fucilati patrioti greci e soldati italiani, davanti a quegli alberi testimoni del dramma delle impiccagioni, ci siamo ritrovati insieme, greci e italiani a piangere e a meditare sulle conseguenze nefaste delle guerre di ogni tempo e sulla bestialità umana che, sola tra gli esseri viventi, si arroga il diritto di uccidere in nome della potenza e degli interessi economici nel mondo.
Molti degli amici greci non sapevano che dai nazisti, a più riprese, fossero stati fucilati lì anche soldati italiani, graduati e non, ma, quando lo hanno appreso, hanno trasformato la prima meraviglia di vederci là, in solidarietà. Grande gesto di civiltà questo, che dimostra quale umanità è presente nell` anima del popolo greco, martoriato da tanto tempo da troppi sacrifici ma comunque degno della propria storia.
Un vecchio signore ha raccontato cosa vide dalla terrazza di casa, in quella lontana primavera del `44, quando aveva sette-otto anni. Nel poligono, prima della fucilazione i prigionieri ballavano e cantavano, decisi a testimoniare così il loro coraggio e il disprezzo nei confronti dei dominatori. Poi gli spari, il sangue che scorreva e a chiudere la scena loro, i ragazzi del vicinato, che saltavano il muricciolo del poligono alla ricerca di qualche bigliettino di addio lasciato da quegli eroi per i loro cari.
Greci e Italiani sono morti così, forse anche peggio, forse anche senza atti di eroismo. Quello che però la vita non è riuscita a fare lo ha fatto la morte: il muro di Kessariani ce li restituisce nel ricordo insieme, legati in un unico lungo sirtaki ,ballato in onore della pace, della libertà di coscienza e del diritto alla vita. Alla manifestazione erano presenti molti giovani e bambini: i nostri dov`erano?
Claudia Capone
Claudia Capone
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