di Mike Whitney. Fonte: senzasoste
Sappiamo tutti come funziona. I rendimenti dei buoni cominciano ad aumentare repentinamente in uno dei Paesi più piccoli dell’UE e prima che ce ne accorgiamo vengono chiamati in causa i Paesi più grandi perché li salvino. Abbiamo visto tutto questo ripetersi di continuo.
Questa volta sono nel mirino l’Italia e la Spagna. Gli investitori nervosi sono fuggiti dai loro mercati dei buoni cercando la sicurezza del Bund tedesco, dei buoni del Tesoro USA e dei metalli preziosi. La vendita ha fatto salire alle stelle i rendimenti dei buoni italiani facendo sì che il finanziamento delle loro operazioni diventasse più costoso per il governo. Quindi i debiti e il deficit aumentano e comincia la spirale discendente. La solita vecchia storia. Per questo la BCE ha convocato una riunione di emergenza del Consiglio Generale domenica [7 agosto] al fine di improvvisare un altro salvataggio in extremis prima che i mercati aprissero il lunedì. Se avesse ignorato il problema sarebbe stata un’altra Lehman Brothers; borse che crollano, fughe da panico bancarie e una crisi finanziaria globale vera e propria. Bloomberg lo riassume come segue:
“Il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, ha iniziato oggi a comprare titoli italiani e spagnoli nel tentativo più rischioso fatto finora di domare la crisi del debito pubblico. I buoni italiani e spagnoli sono saliti quando la BCE è entrata sul mercato, facendo abbassare i rendimenti a 10 anni più di 70 punti base. L’euro è salito a 1,4355 dollari alle 10,30 di mattina a Francoforte rispetto a 1,4277 dollari alla chiusura del commercio europeo il venerdì precedente. Siccome i governi non hanno agito con la rapidità necessaria per evitare il contagio della catastrofe fiscale greca, la BCE ha dovuto combattere una crisi che ora minaccia la sopravvivenza dell’euro. L’acquisto di debito italiano e spagnolo può rendere necessario che la BCE espanda massicciamente il suo bilancio e la esponga alle accuse di salvare nazioni spendaccione, rompendo un principio chiave nel trattato fondativo dell’euro e debilitando la sua credibilità. La Bundesbank tedesca si oppone a questa azione” (Bloomberg).
Bene, quindi il mercato dei buoni dell’Italia prende una boccata d’ossigeno, ma per quanto tempo? Dopo tutto gli investitori non sono stupidi. Sanno che l’Italia ha il terzo mercato di buoni del mondo (2.600 miliardi di dollari) e che se il capo della BCE, Jean Claude Trichet, vuole seriamente salvarlo, dovrà convincere gli altri membri a triplicare le dimensioni del fondo d’emergenza (il Meccanismo di Stabilità Finanziaria Europea ha attualmente 440 miliardi di euro). Non c’era nessuna probabilità di coinvolgere rapidamente la Germania, dove i salvataggi, largamente impopolari, hanno danneggiato i democristiani della cancelliera Angela Merkel e hanno cambiato completamente il panorama politico. Quindi il fatto che questa azione calmi o no i mercati può anche non avere importanza, perché l’unione monetaria va in ogni caso verso il collasso. Quello che segue è un passaggio di un articolo di Nasdaq che aiuta a spiegarlo:
“Il governo tedesco pensa che l’Italia sia troppo grande perché il fondo di salvataggio dell’Europa la salvi, informa la rivista Der Spiegel nell’anteprima di un articolo che verrà pubblicato lunedì. Il governo dubita che anche triplicando le dimensioni del fondo di salvataggio, noto come Meccanismo di Stabilità Finanziaria Europea, sarebbe possibile salvare l’Italia perché le necessità finanziarie del Paese sono enormi, informa la rivista, senza nominare la fonte delle sue informazioni. Il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha suggerito questa settimana l’aumento del MSFE, che attualmente ha una capacità pianificata di prestiti di 440 miliardi di euro (622 miliardi e 900 milioni di dollari), per contribuire a frenare le crisi di un debito europeo che si aggrava. Gli esperti di finanza del governo tedesco credono che se gli Stati dell’eurozona garantissero i 1.800 miliardi di euro di debito sovrano dell’Italia, i mercati penserebbero che la Germania sarebbe sottoposta a un carico eccessivo, informa Der Spiegel. Quindi il governo della Germania insiste perché l’Italia imponga risparmi e riforme per aiutarla a uscire dalla crisi, scrive la rivista. Pensa che il MSFE dabba essere utilizzato solo per salvare Paesi piccoli e medi, informa la rivista ("German Government Thinks Italy Too Big For EFSF To Save -Spiegel", Nasdaq)”.
Quindi la Germania si mostra disponibile e cerca di calmare i mercati ma, dietro le quinte, i responsabili politici pensano che sia inutile. Il Meccanismo di Stabilità Finanziaria Europea (MSFE) dovrebbe essere aumentato fino a più di 1.500 miliardi di dollari, e anche in quel caso non ci sarebbero garanzie che i membri più deboli rispettino le linee direttrici sul deficit o crescano per uscire dalla loro recessione imposta dalla BCE. Quindi a che serve? O i 17 membri sacrificano parte della loro stessa sovranità e formano un’unione fiscale più forte o abbandonano del tutto il progetto dell’euro.
Ma che significa realmente un’“unione fiscale più forte”? Più potere per i non eletti, interessati gangster della BCE? No, grazie.
La strada migliore da percorrere è disfarsi dell’euro e iniziare da zero. Per quanto doloroso e dirompente possa essere, l’alternativa è infinitamente peggiore. Basta guardare il modo in cui sono state gestite le crisi finanziarie. In tutti i casi gli interessi dei banchieri e dei proprietari dei buoni hanno prevalso sugli interessi della gente. E in tutti i casi ci si attende che i lavoratori sopportino il peso delle perdite in termini di misure di austerità. Questo ha portato alla distruzione della rete di sicurezza sociale, a più disoccupazione e alla privatizzazione di risorse pubbliche. Perché? Perché la BCE detta la politica e il dovere primordiale della BCE è garantire che le banche non perdano denaro. Il Financial Times lo riassume come segue:
“L’Italia può permettersi di ignorare per mesi gli aumenti dei rendimenti dei buoni. Le banche dell’Europa non possono aspettare. Le preoccupazioni per le banche, misurate dal gap tra gli accordi sui tassi d’interesse futuri e gli swap con tassi d’interesse a un giorno (OIS la sigla in inglese), sono ora peggiori che nel clima di panico dell’anno passato sulla Grecia. Le azioni delle banche dell’eurozona sono state per l’ultima volta a un livello così basso nell’aprile 2009, appena dopo che il mercato fosse caduto al suo livello più basso” ("Dr Trichet’s medicine leaves bitter after-taste", Financial Times).
Quindi il programma di acquisto di buoni di Trichet non ha niente a che vedere con l’Italia. È solo un altro salvataggio bancario. E il motivo per cui le banche necessitano di un altro salvataggio è perché perderanno tonnellate di denaro per i buoni sospetti che hanno comprato durante gli anni della bolla. Il brano che segue è tratto da The Independent:
“Il problema è che tutte le banche europee si sono prestate immense quantità di denaro le une con le altre -l’Italia ha prestato alla Spagna 31 miliardi di dollari, la Germania ha prestato 238 miliardi alla Spagna e l’Italia ha chiesto prestiti per 511 miliardi alla Francia. La preoccupazione è che come un castello di carte se cade uno cadranno tutti. E le banche temono che se i dirigenti politici si mettono d’accordo per un nuovo pacchetto molte di loro si vedranno obbligate a perdere i soldi dei loro prestiti” ("Worried about the worldwide crisis? Our experts explain what's going on", The Independent).
Questo conferma proprio quello che stiamo dicendo dall’inizio: che tutto questo ha a che fare con le banche. Se i prezzi dei buoni calano troppo, che importa? I Paesi colpiti dovranno ristrutturare i loro debiti, tutto qui. Certo, è un processo doloroso, ma non è la fine del mondo. Al contrario SAREBBE la fine del mondo per molte banche, perché non hanno sufficiente capitale. Per questo sta intervenendo la BCE, per puntellare artificialmente i prezzi dei buoni. È fondamentalmente un sussidio per le banche pagato dai contribuenti. Riuscite a ricordare un’epoca in cui la BCE o la Federal Reserve hanno fatto lo stesso per la gente normale che lavora? Come nel caso della casa? Assolutamente no. Al proprietario di casa medio sono venuti a mancare 8 miliardi di dollari quando è scoppiata la bolla immobiliare eliminando la maggior parte dei suoi risparmi e portando l’economia in una strada senza uscita. Solo le banche ricevono favori.
Se guadagnano si tengono i profitti. E se perdono le salvano. E, chiaramente, tutto questo ha terribili conseguenze per l’economia reale perché dirottare capitale verso istituzioni finanziarie traballanti limita la crescita e prolunga il rallentamento. Non è un caso che i grandi salvataggi bancari si accompagnino a misure “stringersi la cinghia” che hanno portato l’economia in generale sull’orlo di un’altra recessione. Puntellare titoli tossici è un affare costoso che porta un’alta disoccupazione cronica, calo della domanda e crescita lenta. Basta guardare i dati. Quello che segue è un articolo di The Economist:
“Le preoccupazioni per il finanziamento delle banche aumentano, dato che le banche europee in particolare hanno difficoltà per ottenere finanziamento a breve termine. Gli analisti osservano attentamente lo spread tra Euribor e OIS che, in pratica, misura quanto sono nervose le banche europee quando si tratta di prestarsi denaro l’una con le altre: questo indicatore sta crescendo di nuovo. La quantità di denaro che le banche della zona euro hanno in deposito nella Banca Centrale Europea (il che significa, ovviamente, che non viene prestato ad altre banche) è arrivato a un importo massimo in sei mesi. Sull’altro lato dell’Atlantico, gli investitori hanno ritirato 66 miliardi di dollari dai fondi del mercato monetario nella settimana terminata il 3 agosto, secondo i dati di Lipper, un istituto di ricerca. È la seconda uscita netta di capitale nella storia per dimensioni… i fondi del mercato monetario sono diventati molto esigenti in tema di scadenze. Il capo di una banca europea ha detto in privato questa settimana che non mai visto un’avversione al rischio così profonda. Come risposta, la BCE ha annunciato ieri che sta reintroducendo il finanziamento illimitato a sei mesi per le banche che lo desiderino, un aumento rispetto ai prestiti a tre mesi attuali” ("High Anxiety", The Economist).
Capito il quadro? Le attività acchiappa-denaro delle banche ci ha messo di nuovo nei guai. L’apparato finanziario, ormai pieno di vermi, comincia ad agitarsi e a debilitarsi esattamente come nel 2008. Le banche stanno accumulando denaro di continuo nella BCE, gli investitori tolgono il loro denaro dai mercati monetari, si accendono le spie rosse di stress del mercato e i prestiti tra banche cominciano a scoppiettare. Se la liquidità si congela, game over. Il sistema finanziario dell’UE si paralizzerà e l’economia globale andrà in caduta libera. Per questo Trichet è intervenuto nonostante le obiezioni dei membri tedeschi del consiglio generale della BCE. Era l’unica possibilità di evitare un’altra catastrofe.
Ma cosa ci dice tutto questo delle condizioni della democrazia nell’eurozona? La gente vuole veramente che i truffatori della Banca Centrale dettino la politica economica? Probabilmente no. Quindi, vale davvero la pena di salvare l’euro? Lasciamo che l’economista Mark Weisbrot risponda a questa domanda:
“Sembra che buona parte della sinistra europea non comprenda la natura di destra delle istituzioni, delle autorità e soprattutto delle politiche macroeconomiche che si trovano ad affrontare nella zona euro. Il problema è che l’unità monetaria, al contrario della stessa UE, è un progetto inequivocabilmente di destra. Se questo non fosse chiaro dall’inizio, oggi ormai dovrebbe essere dolorosamente chiaro, nella misura in cui le economie più deboli della zona euro sono sottoposte a una punizione che in precedenza era stata riservata a Paesi a reddito basso e medio intrappolati nelle reti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dei suoi governatori del G-7. Invece di tentare di uscire dalla recessione per mezzo di stimoli fiscali e/o monetari, come hanno fatto la maggioranza dei governi del mondo nel 2009, questi governi si vedono costretti a fare il contrario, con un enorme costo sociale. La beffa si è aggiunta al danno: le privatizzazioni della Grecia o la "riforma del mercato del lavoro" in Spagna; gli effetti regressivi che le misure adottate hanno avuto sulla distribuzione di reddito e ricchezza, e la riduzione e l’indebolimento dello Stato sociale, mentre si salvano le banche a spese del contribuente, tutto questo rivela la nitida agenda di destra delle autorità europee, così come il loro tentativo di approfittare della crisi per imporre cambiamenti politici orientati a destra" [1].
Ripetete con me: “…l’unione monetaria… è un progetto inequivocabilmente di destra”.
Amen. È ora di sopprimere l’euro perché smetta di soffrire e ricominciare da zero.
11 agosto 2011
Mike Whitney vive nello Stato di Washington negli USA, Per contattarlo: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Fonti: in inglese http://www.informationclearinghouse.info/article28786.htm in spagnolo: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=133845
Traduzione Andrea Grillo
NOTA
[1] L’articolo è reperibile in lingua spagnola a questo link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=132541 (N. d. T.)
Sappiamo tutti come funziona. I rendimenti dei buoni cominciano ad aumentare repentinamente in uno dei Paesi più piccoli dell’UE e prima che ce ne accorgiamo vengono chiamati in causa i Paesi più grandi perché li salvino. Abbiamo visto tutto questo ripetersi di continuo.
Questa volta sono nel mirino l’Italia e la Spagna. Gli investitori nervosi sono fuggiti dai loro mercati dei buoni cercando la sicurezza del Bund tedesco, dei buoni del Tesoro USA e dei metalli preziosi. La vendita ha fatto salire alle stelle i rendimenti dei buoni italiani facendo sì che il finanziamento delle loro operazioni diventasse più costoso per il governo. Quindi i debiti e il deficit aumentano e comincia la spirale discendente. La solita vecchia storia. Per questo la BCE ha convocato una riunione di emergenza del Consiglio Generale domenica [7 agosto] al fine di improvvisare un altro salvataggio in extremis prima che i mercati aprissero il lunedì. Se avesse ignorato il problema sarebbe stata un’altra Lehman Brothers; borse che crollano, fughe da panico bancarie e una crisi finanziaria globale vera e propria. Bloomberg lo riassume come segue:
“Il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, ha iniziato oggi a comprare titoli italiani e spagnoli nel tentativo più rischioso fatto finora di domare la crisi del debito pubblico. I buoni italiani e spagnoli sono saliti quando la BCE è entrata sul mercato, facendo abbassare i rendimenti a 10 anni più di 70 punti base. L’euro è salito a 1,4355 dollari alle 10,30 di mattina a Francoforte rispetto a 1,4277 dollari alla chiusura del commercio europeo il venerdì precedente. Siccome i governi non hanno agito con la rapidità necessaria per evitare il contagio della catastrofe fiscale greca, la BCE ha dovuto combattere una crisi che ora minaccia la sopravvivenza dell’euro. L’acquisto di debito italiano e spagnolo può rendere necessario che la BCE espanda massicciamente il suo bilancio e la esponga alle accuse di salvare nazioni spendaccione, rompendo un principio chiave nel trattato fondativo dell’euro e debilitando la sua credibilità. La Bundesbank tedesca si oppone a questa azione” (Bloomberg).
Bene, quindi il mercato dei buoni dell’Italia prende una boccata d’ossigeno, ma per quanto tempo? Dopo tutto gli investitori non sono stupidi. Sanno che l’Italia ha il terzo mercato di buoni del mondo (2.600 miliardi di dollari) e che se il capo della BCE, Jean Claude Trichet, vuole seriamente salvarlo, dovrà convincere gli altri membri a triplicare le dimensioni del fondo d’emergenza (il Meccanismo di Stabilità Finanziaria Europea ha attualmente 440 miliardi di euro). Non c’era nessuna probabilità di coinvolgere rapidamente la Germania, dove i salvataggi, largamente impopolari, hanno danneggiato i democristiani della cancelliera Angela Merkel e hanno cambiato completamente il panorama politico. Quindi il fatto che questa azione calmi o no i mercati può anche non avere importanza, perché l’unione monetaria va in ogni caso verso il collasso. Quello che segue è un passaggio di un articolo di Nasdaq che aiuta a spiegarlo:
“Il governo tedesco pensa che l’Italia sia troppo grande perché il fondo di salvataggio dell’Europa la salvi, informa la rivista Der Spiegel nell’anteprima di un articolo che verrà pubblicato lunedì. Il governo dubita che anche triplicando le dimensioni del fondo di salvataggio, noto come Meccanismo di Stabilità Finanziaria Europea, sarebbe possibile salvare l’Italia perché le necessità finanziarie del Paese sono enormi, informa la rivista, senza nominare la fonte delle sue informazioni. Il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha suggerito questa settimana l’aumento del MSFE, che attualmente ha una capacità pianificata di prestiti di 440 miliardi di euro (622 miliardi e 900 milioni di dollari), per contribuire a frenare le crisi di un debito europeo che si aggrava. Gli esperti di finanza del governo tedesco credono che se gli Stati dell’eurozona garantissero i 1.800 miliardi di euro di debito sovrano dell’Italia, i mercati penserebbero che la Germania sarebbe sottoposta a un carico eccessivo, informa Der Spiegel. Quindi il governo della Germania insiste perché l’Italia imponga risparmi e riforme per aiutarla a uscire dalla crisi, scrive la rivista. Pensa che il MSFE dabba essere utilizzato solo per salvare Paesi piccoli e medi, informa la rivista ("German Government Thinks Italy Too Big For EFSF To Save -Spiegel", Nasdaq)”.
Quindi la Germania si mostra disponibile e cerca di calmare i mercati ma, dietro le quinte, i responsabili politici pensano che sia inutile. Il Meccanismo di Stabilità Finanziaria Europea (MSFE) dovrebbe essere aumentato fino a più di 1.500 miliardi di dollari, e anche in quel caso non ci sarebbero garanzie che i membri più deboli rispettino le linee direttrici sul deficit o crescano per uscire dalla loro recessione imposta dalla BCE. Quindi a che serve? O i 17 membri sacrificano parte della loro stessa sovranità e formano un’unione fiscale più forte o abbandonano del tutto il progetto dell’euro.
Ma che significa realmente un’“unione fiscale più forte”? Più potere per i non eletti, interessati gangster della BCE? No, grazie.
La strada migliore da percorrere è disfarsi dell’euro e iniziare da zero. Per quanto doloroso e dirompente possa essere, l’alternativa è infinitamente peggiore. Basta guardare il modo in cui sono state gestite le crisi finanziarie. In tutti i casi gli interessi dei banchieri e dei proprietari dei buoni hanno prevalso sugli interessi della gente. E in tutti i casi ci si attende che i lavoratori sopportino il peso delle perdite in termini di misure di austerità. Questo ha portato alla distruzione della rete di sicurezza sociale, a più disoccupazione e alla privatizzazione di risorse pubbliche. Perché? Perché la BCE detta la politica e il dovere primordiale della BCE è garantire che le banche non perdano denaro. Il Financial Times lo riassume come segue:
“L’Italia può permettersi di ignorare per mesi gli aumenti dei rendimenti dei buoni. Le banche dell’Europa non possono aspettare. Le preoccupazioni per le banche, misurate dal gap tra gli accordi sui tassi d’interesse futuri e gli swap con tassi d’interesse a un giorno (OIS la sigla in inglese), sono ora peggiori che nel clima di panico dell’anno passato sulla Grecia. Le azioni delle banche dell’eurozona sono state per l’ultima volta a un livello così basso nell’aprile 2009, appena dopo che il mercato fosse caduto al suo livello più basso” ("Dr Trichet’s medicine leaves bitter after-taste", Financial Times).
Quindi il programma di acquisto di buoni di Trichet non ha niente a che vedere con l’Italia. È solo un altro salvataggio bancario. E il motivo per cui le banche necessitano di un altro salvataggio è perché perderanno tonnellate di denaro per i buoni sospetti che hanno comprato durante gli anni della bolla. Il brano che segue è tratto da The Independent:
“Il problema è che tutte le banche europee si sono prestate immense quantità di denaro le une con le altre -l’Italia ha prestato alla Spagna 31 miliardi di dollari, la Germania ha prestato 238 miliardi alla Spagna e l’Italia ha chiesto prestiti per 511 miliardi alla Francia. La preoccupazione è che come un castello di carte se cade uno cadranno tutti. E le banche temono che se i dirigenti politici si mettono d’accordo per un nuovo pacchetto molte di loro si vedranno obbligate a perdere i soldi dei loro prestiti” ("Worried about the worldwide crisis? Our experts explain what's going on", The Independent).
Questo conferma proprio quello che stiamo dicendo dall’inizio: che tutto questo ha a che fare con le banche. Se i prezzi dei buoni calano troppo, che importa? I Paesi colpiti dovranno ristrutturare i loro debiti, tutto qui. Certo, è un processo doloroso, ma non è la fine del mondo. Al contrario SAREBBE la fine del mondo per molte banche, perché non hanno sufficiente capitale. Per questo sta intervenendo la BCE, per puntellare artificialmente i prezzi dei buoni. È fondamentalmente un sussidio per le banche pagato dai contribuenti. Riuscite a ricordare un’epoca in cui la BCE o la Federal Reserve hanno fatto lo stesso per la gente normale che lavora? Come nel caso della casa? Assolutamente no. Al proprietario di casa medio sono venuti a mancare 8 miliardi di dollari quando è scoppiata la bolla immobiliare eliminando la maggior parte dei suoi risparmi e portando l’economia in una strada senza uscita. Solo le banche ricevono favori.
Se guadagnano si tengono i profitti. E se perdono le salvano. E, chiaramente, tutto questo ha terribili conseguenze per l’economia reale perché dirottare capitale verso istituzioni finanziarie traballanti limita la crescita e prolunga il rallentamento. Non è un caso che i grandi salvataggi bancari si accompagnino a misure “stringersi la cinghia” che hanno portato l’economia in generale sull’orlo di un’altra recessione. Puntellare titoli tossici è un affare costoso che porta un’alta disoccupazione cronica, calo della domanda e crescita lenta. Basta guardare i dati. Quello che segue è un articolo di The Economist:
“Le preoccupazioni per il finanziamento delle banche aumentano, dato che le banche europee in particolare hanno difficoltà per ottenere finanziamento a breve termine. Gli analisti osservano attentamente lo spread tra Euribor e OIS che, in pratica, misura quanto sono nervose le banche europee quando si tratta di prestarsi denaro l’una con le altre: questo indicatore sta crescendo di nuovo. La quantità di denaro che le banche della zona euro hanno in deposito nella Banca Centrale Europea (il che significa, ovviamente, che non viene prestato ad altre banche) è arrivato a un importo massimo in sei mesi. Sull’altro lato dell’Atlantico, gli investitori hanno ritirato 66 miliardi di dollari dai fondi del mercato monetario nella settimana terminata il 3 agosto, secondo i dati di Lipper, un istituto di ricerca. È la seconda uscita netta di capitale nella storia per dimensioni… i fondi del mercato monetario sono diventati molto esigenti in tema di scadenze. Il capo di una banca europea ha detto in privato questa settimana che non mai visto un’avversione al rischio così profonda. Come risposta, la BCE ha annunciato ieri che sta reintroducendo il finanziamento illimitato a sei mesi per le banche che lo desiderino, un aumento rispetto ai prestiti a tre mesi attuali” ("High Anxiety", The Economist).
Capito il quadro? Le attività acchiappa-denaro delle banche ci ha messo di nuovo nei guai. L’apparato finanziario, ormai pieno di vermi, comincia ad agitarsi e a debilitarsi esattamente come nel 2008. Le banche stanno accumulando denaro di continuo nella BCE, gli investitori tolgono il loro denaro dai mercati monetari, si accendono le spie rosse di stress del mercato e i prestiti tra banche cominciano a scoppiettare. Se la liquidità si congela, game over. Il sistema finanziario dell’UE si paralizzerà e l’economia globale andrà in caduta libera. Per questo Trichet è intervenuto nonostante le obiezioni dei membri tedeschi del consiglio generale della BCE. Era l’unica possibilità di evitare un’altra catastrofe.
Ma cosa ci dice tutto questo delle condizioni della democrazia nell’eurozona? La gente vuole veramente che i truffatori della Banca Centrale dettino la politica economica? Probabilmente no. Quindi, vale davvero la pena di salvare l’euro? Lasciamo che l’economista Mark Weisbrot risponda a questa domanda:
“Sembra che buona parte della sinistra europea non comprenda la natura di destra delle istituzioni, delle autorità e soprattutto delle politiche macroeconomiche che si trovano ad affrontare nella zona euro. Il problema è che l’unità monetaria, al contrario della stessa UE, è un progetto inequivocabilmente di destra. Se questo non fosse chiaro dall’inizio, oggi ormai dovrebbe essere dolorosamente chiaro, nella misura in cui le economie più deboli della zona euro sono sottoposte a una punizione che in precedenza era stata riservata a Paesi a reddito basso e medio intrappolati nelle reti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dei suoi governatori del G-7. Invece di tentare di uscire dalla recessione per mezzo di stimoli fiscali e/o monetari, come hanno fatto la maggioranza dei governi del mondo nel 2009, questi governi si vedono costretti a fare il contrario, con un enorme costo sociale. La beffa si è aggiunta al danno: le privatizzazioni della Grecia o la "riforma del mercato del lavoro" in Spagna; gli effetti regressivi che le misure adottate hanno avuto sulla distribuzione di reddito e ricchezza, e la riduzione e l’indebolimento dello Stato sociale, mentre si salvano le banche a spese del contribuente, tutto questo rivela la nitida agenda di destra delle autorità europee, così come il loro tentativo di approfittare della crisi per imporre cambiamenti politici orientati a destra" [1].
Ripetete con me: “…l’unione monetaria… è un progetto inequivocabilmente di destra”.
Amen. È ora di sopprimere l’euro perché smetta di soffrire e ricominciare da zero.
11 agosto 2011
Mike Whitney vive nello Stato di Washington negli USA, Per contattarlo: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Fonti: in inglese http://www.informationclearinghouse.info/article28786.htm in spagnolo: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=133845
Traduzione Andrea Grillo
NOTA
[1] L’articolo è reperibile in lingua spagnola a questo link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=132541 (N. d. T.)
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