di Alessandro Robecchi. In ilmanifesto
Domanda. Ma se si mette un camaleonte su una tela scozzese, la povera bestia che fa, esplode? Chissà. E se si appoggiano i cattolici del PdL di traverso sulla severa censura del Cardinal Bagnasco e sulle porcate del loro padrone Silvio Berlusconi, che fanno, esplodono pure loro? Come coniugare spirito baciapile e difesa a oltranza del boss?
La tecnica è nota: fingere di non capire parole che pure sono chiarissime. Strepitoso Formigoni sul monito di Bagnasco: “E’ un messaggio indirizzato a tutti gli italiani, non a una singola persona”. Cult. Anzi, paracult. Poi chiosa, devotissimo: “Ognuno di noi deve chiedere perdono a Dio”. Ognuno chi? Ognuno che se ne sia “fatte” soltanto otto su undici? Ognuno accusato di aver pagato ragazzine minorenni? Precisare, prego. Si è spremuto le meningi anche Maurizio Sacconi (chissà che fatica!), prima di partorire pure lui e dire che le parole di Bagnasco “seppur legittime e comprensibili rischiano di venire strumentalizzate”. Poi, non sembrandogli abbastanza chiaro il concetto, aggiunge: “Nessuno può usare il monito di Bagnasco come una clava”. Premio speciale della giuria a Osvaldo Napoli che prima tira in ballo De Gasperi, chissà perché, e poi disvela il suo genio: “Ieri i vescovi non hanno criticato l’uomo Berlusconi e neppure il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Hanno richiamato il ceto politico a comportamenti di sobrietà e al senso della misura: richiamo che vale per tutti”. Bingo. E’ una scemenza, ma pare funzioni. Dice Rotondi: “Quello del cardinale Angelo Bagnasco e’ un richiamo che riguarda tutti, il monito non va mai riferito ad una persona, e’ rivolto alla generalità dei cittadini”. Alla persona, peraltro, ci pensa lui e definisce Berlusconi un “santo puttaniere”. Incidente sul lavoro.
Dunque il coro dei cattolici del PdL pare unanime: il monito dei vescovi e le porcate conclamate di Silvio coincidono solo per una clamorosa coincidenza, tipo un sei al Superenalotto. E poteva il ministro Fitto tacere di fronte a un simile allineamento di pianeti? Certo che no, eccolo: “Il messaggio del cardinale Bagnasco e’ rivolto a tutti, strattonarlo da una o dall’altra politica è sbagliato e lo svilisce”. Appunto, lo svilisce. Per fortuna c’è Giuliano Ferrara, un altro politico della destra, pio, credente e tanto, tanto devoto, capace di spostare un po’ l’asse del discorso in una puntata di enorme spessore satirico di Radio Londra (lunedì sera) e in un pensoso fondo su Il Foglio di ieri. La sostanza comica è nota: i vescovi bacchettano Berlusconi, ma non prendono lezioni dai furibondi “laicisti” che vogliono preservativi, divorzio, aborto, pillole varie eccetera eccetera. Insomma, la trave è ancora nostra, mentre il pisello di Silvio sarebbe una pagliuzza (e qui il capo, francamente, potrebbe offendersi). La trovata comica non è granché e ricorda vecchie battute da avanspettacolo (“Razzista io? Parla lei che è negro!”). Per fortuna, come succede ai comici che hanno mestiere ma non testi adeguati, Ferrara si riscatta con una sapiente manipolazione del linguaggio. Ecco dunque, ad uso dei “laicisti”, dei miscredenti e degli appassionati dell’uso creativo del vocabolario, alcune delle locuzioni usate su vari palcoscenici dal nostro contorsionista preferito. Eh, sì, il nome della cosa non è secondario. Come chiama dunque Ferarra i festini del Capo? Vediamo. “Bisbocce”, ben trovata. “Festicciuole”, garbatamente démodé. “Propensione alla galanteria”, siamo al capolavoro. “Gioco non sempre troppo sottile e a sfondo sessuale tra uomo e donna”, qui gli è scappata un po’ la mano. “Gioco mondano”, giusto, ricomponiamoci. “Feste da ballo”, bravo. E che ballo, gente!
La tecnica è nota: fingere di non capire parole che pure sono chiarissime. Strepitoso Formigoni sul monito di Bagnasco: “E’ un messaggio indirizzato a tutti gli italiani, non a una singola persona”. Cult. Anzi, paracult. Poi chiosa, devotissimo: “Ognuno di noi deve chiedere perdono a Dio”. Ognuno chi? Ognuno che se ne sia “fatte” soltanto otto su undici? Ognuno accusato di aver pagato ragazzine minorenni? Precisare, prego. Si è spremuto le meningi anche Maurizio Sacconi (chissà che fatica!), prima di partorire pure lui e dire che le parole di Bagnasco “seppur legittime e comprensibili rischiano di venire strumentalizzate”. Poi, non sembrandogli abbastanza chiaro il concetto, aggiunge: “Nessuno può usare il monito di Bagnasco come una clava”. Premio speciale della giuria a Osvaldo Napoli che prima tira in ballo De Gasperi, chissà perché, e poi disvela il suo genio: “Ieri i vescovi non hanno criticato l’uomo Berlusconi e neppure il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Hanno richiamato il ceto politico a comportamenti di sobrietà e al senso della misura: richiamo che vale per tutti”. Bingo. E’ una scemenza, ma pare funzioni. Dice Rotondi: “Quello del cardinale Angelo Bagnasco e’ un richiamo che riguarda tutti, il monito non va mai riferito ad una persona, e’ rivolto alla generalità dei cittadini”. Alla persona, peraltro, ci pensa lui e definisce Berlusconi un “santo puttaniere”. Incidente sul lavoro.
Dunque il coro dei cattolici del PdL pare unanime: il monito dei vescovi e le porcate conclamate di Silvio coincidono solo per una clamorosa coincidenza, tipo un sei al Superenalotto. E poteva il ministro Fitto tacere di fronte a un simile allineamento di pianeti? Certo che no, eccolo: “Il messaggio del cardinale Bagnasco e’ rivolto a tutti, strattonarlo da una o dall’altra politica è sbagliato e lo svilisce”. Appunto, lo svilisce. Per fortuna c’è Giuliano Ferrara, un altro politico della destra, pio, credente e tanto, tanto devoto, capace di spostare un po’ l’asse del discorso in una puntata di enorme spessore satirico di Radio Londra (lunedì sera) e in un pensoso fondo su Il Foglio di ieri. La sostanza comica è nota: i vescovi bacchettano Berlusconi, ma non prendono lezioni dai furibondi “laicisti” che vogliono preservativi, divorzio, aborto, pillole varie eccetera eccetera. Insomma, la trave è ancora nostra, mentre il pisello di Silvio sarebbe una pagliuzza (e qui il capo, francamente, potrebbe offendersi). La trovata comica non è granché e ricorda vecchie battute da avanspettacolo (“Razzista io? Parla lei che è negro!”). Per fortuna, come succede ai comici che hanno mestiere ma non testi adeguati, Ferrara si riscatta con una sapiente manipolazione del linguaggio. Ecco dunque, ad uso dei “laicisti”, dei miscredenti e degli appassionati dell’uso creativo del vocabolario, alcune delle locuzioni usate su vari palcoscenici dal nostro contorsionista preferito. Eh, sì, il nome della cosa non è secondario. Come chiama dunque Ferarra i festini del Capo? Vediamo. “Bisbocce”, ben trovata. “Festicciuole”, garbatamente démodé. “Propensione alla galanteria”, siamo al capolavoro. “Gioco non sempre troppo sottile e a sfondo sessuale tra uomo e donna”, qui gli è scappata un po’ la mano. “Gioco mondano”, giusto, ricomponiamoci. “Feste da ballo”, bravo. E che ballo, gente!
Nessun commento:
Posta un commento