di Andrea Marinelli. Fonte: ilmanifesto
Il manifestante è stato scelto come personaggio del 2011 per la rivista americana Time. È un manifestante generico, che nella sua immagine raccoglie insieme i ragazzi di Piazza Tahrir, al Cairo, e gli indignati newyorkesi di Zuccotti Park, attraversando mezzo mondo. Dal 1927, quando la copertina andò all'aviatore Charles Lindbergh, l'uomo che a bordo dello Spirit of Saint Louis volò solitario da Long Island a Parigi, la rivista americana assegna il prestigioso riconoscimento a chi ha avuto il maggiore impatto nell'arco dei dodici mesi. In questo anno di proteste e rivoluzioni che hanno fatto rialzare la testa a popolazioni per troppo tempo vittime di sanguinari regimi o di promesse non mantenute, la copertina di Time non poteva che essere dedicata a un altro spirito, quello dei manifestanti, persone che hanno dimostrato come «l'azione individuale possa portare a un cambiamento collettivo e colossale», spiega la rivista. «Nessuno poteva immaginare che il fruttivendolo tunisino che si diede fuoco in piazza in una cittadina che a malapena compare sulla cartina avrebbe fatto scoccare la scintilla delle proteste che hanno rovesciato i dittatori di Tunisia, Egitto e Libia e fatto vacillare i regimi di Siria, Yemen e Bahrain», scrive Time. «O che lo spirito di dissenso avrebbe spronato i messicani a lottare contro i cartelli del narcotraffico, i greci a marciare contro i propri leader irresponsabili, gli americani a occupare le piazze pubbliche per protestare contro la disuguaglianza dei redditi e i russi a schierarsi contro un'autocrazia corrotta». Da quando, un anno fa esatto, Mohamed Bouazizi si è dato fuoco a Ben Arous, lo spirito della sua protesta ha contagiato decine di paesi e milioni di persone, dimostrando però come tutte queste rivoluzioni abbiano qualcosa in comune. Nonostante fossero concepite «diversamente nelle diverse piazze, l'idea di democrazia era presente in ogni raduno», spiega la rivista. Il manifestante della copertina di Time incarna quindi la protesta, il dissenso, la contestazione e l'onda di indignazione che ha travolto i giovani della primavera araba e dell'autunno americano, in questa rivoluzione del ventunesimo secolo. «Ovunque, quest'anno, le persone si sono lamentate per il fallimento della leadership tradizionale e l'incoscienza delle istituzioni», questo sentimento collettivo «è la ragione per cui non abbiamo selezionato una persona quest'anno», spiegano a Time. «La leadership è venuta dal fondo della piramide, non dalla cima». Sono le piazze e le collettività a prendersi così il riconoscimento della rivista americana, che con questa copertina premia l'impegno partito dal basso e la lotta contro le eterne promesse non mantenute dei politici in tutto il mondo.
Il manifestante del 2011 ha avuto il merito di portare la sua protesta nelle piazze e nelle case di tutto il pianeta, cambiando il modo di combattere l'economia e le dittature. Le manifestazioni di questo anno di fuoco sono state diverse da quelle del 1968 e del 1989, sono state parte di un movimento globale, diffuso anche grazie alle nuove tecnologie.
«In tutto il mondo le proteste del 2011 hanno condiviso la consapevolezza della corruzione e il malfunzionamento del sistema politico ed economico, finte democrazie che giocano a favore di ricchi e potenti per impedire ogni cambiamento significativo».
Il manifestante è stato scelto come personaggio del 2011 per la rivista americana Time. È un manifestante generico, che nella sua immagine raccoglie insieme i ragazzi di Piazza Tahrir, al Cairo, e gli indignati newyorkesi di Zuccotti Park, attraversando mezzo mondo. Dal 1927, quando la copertina andò all'aviatore Charles Lindbergh, l'uomo che a bordo dello Spirit of Saint Louis volò solitario da Long Island a Parigi, la rivista americana assegna il prestigioso riconoscimento a chi ha avuto il maggiore impatto nell'arco dei dodici mesi. In questo anno di proteste e rivoluzioni che hanno fatto rialzare la testa a popolazioni per troppo tempo vittime di sanguinari regimi o di promesse non mantenute, la copertina di Time non poteva che essere dedicata a un altro spirito, quello dei manifestanti, persone che hanno dimostrato come «l'azione individuale possa portare a un cambiamento collettivo e colossale», spiega la rivista. «Nessuno poteva immaginare che il fruttivendolo tunisino che si diede fuoco in piazza in una cittadina che a malapena compare sulla cartina avrebbe fatto scoccare la scintilla delle proteste che hanno rovesciato i dittatori di Tunisia, Egitto e Libia e fatto vacillare i regimi di Siria, Yemen e Bahrain», scrive Time. «O che lo spirito di dissenso avrebbe spronato i messicani a lottare contro i cartelli del narcotraffico, i greci a marciare contro i propri leader irresponsabili, gli americani a occupare le piazze pubbliche per protestare contro la disuguaglianza dei redditi e i russi a schierarsi contro un'autocrazia corrotta». Da quando, un anno fa esatto, Mohamed Bouazizi si è dato fuoco a Ben Arous, lo spirito della sua protesta ha contagiato decine di paesi e milioni di persone, dimostrando però come tutte queste rivoluzioni abbiano qualcosa in comune. Nonostante fossero concepite «diversamente nelle diverse piazze, l'idea di democrazia era presente in ogni raduno», spiega la rivista. Il manifestante della copertina di Time incarna quindi la protesta, il dissenso, la contestazione e l'onda di indignazione che ha travolto i giovani della primavera araba e dell'autunno americano, in questa rivoluzione del ventunesimo secolo. «Ovunque, quest'anno, le persone si sono lamentate per il fallimento della leadership tradizionale e l'incoscienza delle istituzioni», questo sentimento collettivo «è la ragione per cui non abbiamo selezionato una persona quest'anno», spiegano a Time. «La leadership è venuta dal fondo della piramide, non dalla cima». Sono le piazze e le collettività a prendersi così il riconoscimento della rivista americana, che con questa copertina premia l'impegno partito dal basso e la lotta contro le eterne promesse non mantenute dei politici in tutto il mondo.
Il manifestante del 2011 ha avuto il merito di portare la sua protesta nelle piazze e nelle case di tutto il pianeta, cambiando il modo di combattere l'economia e le dittature. Le manifestazioni di questo anno di fuoco sono state diverse da quelle del 1968 e del 1989, sono state parte di un movimento globale, diffuso anche grazie alle nuove tecnologie.
«In tutto il mondo le proteste del 2011 hanno condiviso la consapevolezza della corruzione e il malfunzionamento del sistema politico ed economico, finte democrazie che giocano a favore di ricchi e potenti per impedire ogni cambiamento significativo».
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