di Tonino D’Orazio
Proudhon diceva che la “proprietà è un furto”. Il collettivismo storico ha ricondotto la proprietà nelle mani dello Stato. Tutta la proprietà, anche intellettuale, compresa la libertà di pensiero. Noi stiamo meglio? Lo stato borghese attuale ci propone libertà e proprietà. Ovviamente in termini molto labili. Possediamo qualcosa? Tralasciamo un attimo la libertà e seguiamo la questione “proprietà”:
Posseggo una casa ? Non è mia, anche se sembro averla comperata “da terra a cielo” già costruita. Ho pagato il notaio, se non i vari tecnici o uffici pubblici per accertarne e certificarne il possesso. Ho dato soldi e sacrifici alla banca che mi ha prestato i soldi, o una parte, con rimborso quasi sempre al limite dello strozzinaggio, prima era ventennale, ora sarà trentennale o forse più. Tanto non prestano più nemmeno al semplice cittadino. A meno che non hai da dare in pegno un valore dieci volte superiore al prestito. Se avevi, hai.
Le banche preferiscono prestare agli stati e scorticare il popolo per interposta persona. Il possesso vero è della banca finché non ho finito di pagare. Ma l’ICI (oggi IMU) la pago io, come proprietario potenziale. Se riesco a pagare il mutuo per vent’anni e non ce la faccio più per qualche anno rimanente, perdo tutto, capitale, interessi e possesso. Qualcuno, che i soldi già ce li aveva, se ne impossessa, ripagando tutto di nuovo. Nel periodo in cui mi è permesso crederci, il mio possesso viene rosicchiato da tasse varie, Isi, Ici, Imu, ricarico su dichiarazione Unico, condoni … Lascio perdere la manutenzione.
Qualcuno che aveva comperato fuori, in campagna, si è ritrovato anche con la salata tassa per alienazione dall’uso civico, (legge salica medioevale), non lo sapeva, il notaio non gliel’aveva detto, esisteva prima della riforma napoleonica del 1805, cioè quando si passò dall’onciario all’attuale catasto. A rischio anche terreni di “uso” religioso se in boschi o aree vicino a antichi monasteri. Il costo di alienazione è uguale. Pensate che alla vostra morte questa proprietà possa essere garantita in eredità? Ripagateci il 35% al valore attuale. In matematica equivarrebbe al 100% del prezzo di acquisto dopo la rivalutazione trentennale. Non potete? Ricominciate un mutuo. Dovete vendere? La filiera ricomincia e ridiventa un affare per tutti, banche, assicurazioni, stato. Non era né vostro, né dei vostri figli.
Il lavoro? Non lo posseggo, anzi mi possiede. Prima occupava almeno un terzo delle 24 ore giornaliere di vita, ora quasi la metà. Grazie al cellulare sono sempre in servizio. Mezzi di produzione moderna del fai da te: informatica e computer obbligatori. Turni in fabbrica sempre più massacranti e senza sosta. Persino la Chiesa ha perso la sacralità della domenica per la mercificazione del tempo e si arrabatta a spostare l’orario delle sue sacre funzioni.
La macchina ? Magari anche per andare a lavorare? Ricominciamo con le banche, gli interessi e la proprietà solo all’ultima rata, usura permettendo. L’Iva all’acquisto. Tassa di proprietà o bollo, sempre in aumento, con obbligo di acquisto di macchina nuova, tra poco Euro5, e poi Euro6, e se non puoi ricomperare paghi sempre di più, come una multa sulla povertà. Moltissimi sono proprietari di un’auto scadente per il cui possesso devono pagare un’imposta e le leggi del marketing impongono vada sostituita massimo in due o tre lustri. Assicurazioni totalmente libere e a cartello. Accise sul propellente, su inquinamento, a ondate, sempre di più. Obblighi vari: patenti, bolli, punti persi e riacquisto, catene a bordo o gomme invernali, luci sempre accese e ricambio lampadine, sempre più costose. Riparazioni meccaniche, manutenzione, fattura con Iva. Cresta continua con Iva dappertutto e ripetuta su tutto. Revisione da non dimenticare, è un problema tuo, non un servizio. Non sbagliare mai, vi sono multe salatissime, anche se in tutte le città non esiste un piano parcheggio all’altezza di questo nome.
Ti viene da pensare che è fatto apposta. Giusto le isole pedonali, ma ore, carburante e inquinamento maggiori alla ricerca di un suolo (bene pubblico) da pagare al sindaco per posteggiare. Se andiamo via prima lo stesso posto viene ripagato da altri per la stessa ora e forse per più volte. Pensate che parte di questi soldi sono adoperati per una vostra maggiore sicurezza? Non vi sono in giro se non strade sgarrupate e con rappezzamenti di asfalto a tratti. Insomma un possesso a perdere, ma possesso quasi obbligato vista la privatizzazione e l’impoverimento organizzato del servizio pubblico dei trasporti, sia per corte che per lunghe distanze.
La pensione? Avete fatto un contratto di tipo legislativo, cioè con lo stato, o con i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, che avrebbero dovuto garantire i soldi ritiratevi durante la vostra vita di lavoro (intendo tra i 37 e i 40 anni) e versati obbligatoriamente all’ente statale di previdenza sociale, ebbene non saprete mai quando li riavrete, quanti ve ne ridaranno (comunque sempre di meno); non sono più vostri. Non erano veramente di vostro possesso. Oggi servono ad altro.
Parimenti il trattamento di fine rapporto di lavoro (TFR). Nobile legge fascista, trattenuta messa in opera obbligatoriamente perché si riteneva che i lavoratori fossero ignoranti, sciagurati, bevitori e non previdenti risparmiatori per famiglia e vecchiaia. O che potessero eventualmente chiudere i debiti contratti durante la vita. Pensavate che questi soldi fossero vostri. Certo, dopo una bella tassazione e un provvido dilazionamento forzato a non si sa mai quando, potreste anche riaverli. Insomma non erano veramente vostri.
Non pensate che sia contro le tasse. Le ho sempre ritenute utili per i beni comuni, ma dovete ammettere che si sono mangiati anche quelli. Filibustieri, banchieri e politici dotati di un magnifico istinto per il ricatto ne approfittano per farsi pagare ciò che dovrebbe essere nostro, dalle autostrade alle spiagge, alle scuole, alla sanità, all’acqua, all’aria, a qualsiasi altro “bene comune”.
Gli unici che posseggono sono quelli che posseggono la vostra vita, il vostro tempo di vita e quello dei vostri figli. C’è una classe sociale che non paga mai nulla, appena può, perché altri pagano per loro, con i loro sacrifici e i loro soldi. Sono circa il 3% in ogni paese, potrete notare che è una percentuale straordinariamente costante, sono i milionari. Vivono e pagano con i soldi degli altri. Posseggono la loro vita e la nostra.
L’idea stessa di libertà, soprattutto in merito alla proprietà privata, intesa come scelta politica, non ha in definitiva altri significati concreti se non quelli legati allo scambio, ossia all’ambito della competizione e della concorrenza globale di cui altri sono padroni. Qualunque salariato che si reca alle urne sentendosi libero nelle sue scelte politiche, scoprirebbe che con quella parola s’intende anzitutto solo ciò che è disponibile di essere acquistato o venduto sul mercato, a cominciare proprio dal suo lavoro, altro bene privato. Poi ognuno può sentirsi libero di farsi le “proprie” idee, ma eventualmente solo quelle. Come succede per le credenze religiose.
In definitiva la proprietà privata non esiste e non fate finta di crederci.
Proudhon diceva che la “proprietà è un furto”. Il collettivismo storico ha ricondotto la proprietà nelle mani dello Stato. Tutta la proprietà, anche intellettuale, compresa la libertà di pensiero. Noi stiamo meglio? Lo stato borghese attuale ci propone libertà e proprietà. Ovviamente in termini molto labili. Possediamo qualcosa? Tralasciamo un attimo la libertà e seguiamo la questione “proprietà”:
Posseggo una casa ? Non è mia, anche se sembro averla comperata “da terra a cielo” già costruita. Ho pagato il notaio, se non i vari tecnici o uffici pubblici per accertarne e certificarne il possesso. Ho dato soldi e sacrifici alla banca che mi ha prestato i soldi, o una parte, con rimborso quasi sempre al limite dello strozzinaggio, prima era ventennale, ora sarà trentennale o forse più. Tanto non prestano più nemmeno al semplice cittadino. A meno che non hai da dare in pegno un valore dieci volte superiore al prestito. Se avevi, hai.
Le banche preferiscono prestare agli stati e scorticare il popolo per interposta persona. Il possesso vero è della banca finché non ho finito di pagare. Ma l’ICI (oggi IMU) la pago io, come proprietario potenziale. Se riesco a pagare il mutuo per vent’anni e non ce la faccio più per qualche anno rimanente, perdo tutto, capitale, interessi e possesso. Qualcuno, che i soldi già ce li aveva, se ne impossessa, ripagando tutto di nuovo. Nel periodo in cui mi è permesso crederci, il mio possesso viene rosicchiato da tasse varie, Isi, Ici, Imu, ricarico su dichiarazione Unico, condoni … Lascio perdere la manutenzione.
Qualcuno che aveva comperato fuori, in campagna, si è ritrovato anche con la salata tassa per alienazione dall’uso civico, (legge salica medioevale), non lo sapeva, il notaio non gliel’aveva detto, esisteva prima della riforma napoleonica del 1805, cioè quando si passò dall’onciario all’attuale catasto. A rischio anche terreni di “uso” religioso se in boschi o aree vicino a antichi monasteri. Il costo di alienazione è uguale. Pensate che alla vostra morte questa proprietà possa essere garantita in eredità? Ripagateci il 35% al valore attuale. In matematica equivarrebbe al 100% del prezzo di acquisto dopo la rivalutazione trentennale. Non potete? Ricominciate un mutuo. Dovete vendere? La filiera ricomincia e ridiventa un affare per tutti, banche, assicurazioni, stato. Non era né vostro, né dei vostri figli.
Il lavoro? Non lo posseggo, anzi mi possiede. Prima occupava almeno un terzo delle 24 ore giornaliere di vita, ora quasi la metà. Grazie al cellulare sono sempre in servizio. Mezzi di produzione moderna del fai da te: informatica e computer obbligatori. Turni in fabbrica sempre più massacranti e senza sosta. Persino la Chiesa ha perso la sacralità della domenica per la mercificazione del tempo e si arrabatta a spostare l’orario delle sue sacre funzioni.
La macchina ? Magari anche per andare a lavorare? Ricominciamo con le banche, gli interessi e la proprietà solo all’ultima rata, usura permettendo. L’Iva all’acquisto. Tassa di proprietà o bollo, sempre in aumento, con obbligo di acquisto di macchina nuova, tra poco Euro5, e poi Euro6, e se non puoi ricomperare paghi sempre di più, come una multa sulla povertà. Moltissimi sono proprietari di un’auto scadente per il cui possesso devono pagare un’imposta e le leggi del marketing impongono vada sostituita massimo in due o tre lustri. Assicurazioni totalmente libere e a cartello. Accise sul propellente, su inquinamento, a ondate, sempre di più. Obblighi vari: patenti, bolli, punti persi e riacquisto, catene a bordo o gomme invernali, luci sempre accese e ricambio lampadine, sempre più costose. Riparazioni meccaniche, manutenzione, fattura con Iva. Cresta continua con Iva dappertutto e ripetuta su tutto. Revisione da non dimenticare, è un problema tuo, non un servizio. Non sbagliare mai, vi sono multe salatissime, anche se in tutte le città non esiste un piano parcheggio all’altezza di questo nome.
Ti viene da pensare che è fatto apposta. Giusto le isole pedonali, ma ore, carburante e inquinamento maggiori alla ricerca di un suolo (bene pubblico) da pagare al sindaco per posteggiare. Se andiamo via prima lo stesso posto viene ripagato da altri per la stessa ora e forse per più volte. Pensate che parte di questi soldi sono adoperati per una vostra maggiore sicurezza? Non vi sono in giro se non strade sgarrupate e con rappezzamenti di asfalto a tratti. Insomma un possesso a perdere, ma possesso quasi obbligato vista la privatizzazione e l’impoverimento organizzato del servizio pubblico dei trasporti, sia per corte che per lunghe distanze.
La pensione? Avete fatto un contratto di tipo legislativo, cioè con lo stato, o con i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, che avrebbero dovuto garantire i soldi ritiratevi durante la vostra vita di lavoro (intendo tra i 37 e i 40 anni) e versati obbligatoriamente all’ente statale di previdenza sociale, ebbene non saprete mai quando li riavrete, quanti ve ne ridaranno (comunque sempre di meno); non sono più vostri. Non erano veramente di vostro possesso. Oggi servono ad altro.
Parimenti il trattamento di fine rapporto di lavoro (TFR). Nobile legge fascista, trattenuta messa in opera obbligatoriamente perché si riteneva che i lavoratori fossero ignoranti, sciagurati, bevitori e non previdenti risparmiatori per famiglia e vecchiaia. O che potessero eventualmente chiudere i debiti contratti durante la vita. Pensavate che questi soldi fossero vostri. Certo, dopo una bella tassazione e un provvido dilazionamento forzato a non si sa mai quando, potreste anche riaverli. Insomma non erano veramente vostri.
Non pensate che sia contro le tasse. Le ho sempre ritenute utili per i beni comuni, ma dovete ammettere che si sono mangiati anche quelli. Filibustieri, banchieri e politici dotati di un magnifico istinto per il ricatto ne approfittano per farsi pagare ciò che dovrebbe essere nostro, dalle autostrade alle spiagge, alle scuole, alla sanità, all’acqua, all’aria, a qualsiasi altro “bene comune”.
Gli unici che posseggono sono quelli che posseggono la vostra vita, il vostro tempo di vita e quello dei vostri figli. C’è una classe sociale che non paga mai nulla, appena può, perché altri pagano per loro, con i loro sacrifici e i loro soldi. Sono circa il 3% in ogni paese, potrete notare che è una percentuale straordinariamente costante, sono i milionari. Vivono e pagano con i soldi degli altri. Posseggono la loro vita e la nostra.
L’idea stessa di libertà, soprattutto in merito alla proprietà privata, intesa come scelta politica, non ha in definitiva altri significati concreti se non quelli legati allo scambio, ossia all’ambito della competizione e della concorrenza globale di cui altri sono padroni. Qualunque salariato che si reca alle urne sentendosi libero nelle sue scelte politiche, scoprirebbe che con quella parola s’intende anzitutto solo ciò che è disponibile di essere acquistato o venduto sul mercato, a cominciare proprio dal suo lavoro, altro bene privato. Poi ognuno può sentirsi libero di farsi le “proprie” idee, ma eventualmente solo quelle. Come succede per le credenze religiose.
In definitiva la proprietà privata non esiste e non fate finta di crederci.
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