Questa settimana ho fatto un colloquio particolare. Ho incontrato Mario Arpaia, Presidente di “Memoria Condivisa”.
Aspettavo
questo incontro come quando si attende la libertà.
Mario
è partito dalla Puglia per incontrare un avanzo di galera, un cattivo e, per la
legge, colpevole per sempre come me.
I
nostri sorrisi si sono incontrati ancora prima dei nostri occhi.
Poi
ci siamo guardati l’un l’altro.
I
nostri occhi si sono subito capiti senza parlarsi.
E
hanno fatto immediatamente un patto di alleanza perché ci siamo accorti che entrambi
sappiamo leggere negli sguardi.
Io
ho visto la sofferenza di Abele.
E
lui ha visto quella di Caino.
Poi
ci siamo abbracciati.
E
ci siamo commossi.
Lui
con le sue lacrime da buono.
Ed
io con le mie da cattivo.
Poi
ci siamo parlati come due fratelli sconosciuti che non si vedevano da tanto, forse
da troppo, tempo.
- Mario, un uomo ombra
non può fare altro che aggrapparsi ai ricordi per attenuare la sua sofferenza. E
anche se i bei ricordi non fanno scomparire il dolore, a volte lo rendono più
sopportabile. Non ti nascondo che è un po’ di tempo che trascorro notti
difficili. Agitate da ricordi e pensieri. E non riesco più a separare gli uni
dagli altri. Ti confido che dopo ventitré anni di carcere non riesco più a
sognare la libertà, neppure quando dormo. D’altronde questi sono gli ultimi
anni della mia vita e non ho più nessuna speranza cui aggrapparmi, perché è difficile, per non dire impossibile,
che riuscirò a uscire vivo dal carcere. Se
la vittima del mio reato chiedendo apparentamene giustizia vuole invece
esclusivamente la mia sofferenza, in un certo modo mi assolve dei miei reati. Nella
mia mente non ho neppure più spazio per l’odio e il rancore contro i buoni che
mi tengono ancora dentro senza che sia più necessario.
- Carmelo, non sono
d’accordo con l’ergastolo ostativo. E sono d’accordo con
te che è maledettamente sbagliato il ricatto della delazione in cambio di
benefici: scambiare qualcosa o qualcuno per tornare in libertà. Piuttosto
bisognerebbe uscire da carcere perché uno lo merita e non perché usa la
giustizia per poterlo fare. Coraggio. Non ti arrendere. E non perdere mai la
speranza.
Poi
l’incontro è finito.
E
ci siamo guardati ancora una volta con gli occhi lucidi dentro l’anima.
Dopo
lui è andato verso la libertà, portando un po’ della mia morte, ed io sono rientrato nella mia tomba,
portando un po’ della sua vita.
Carmelo
Musumeci
Padova,
ottobre 2013
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