di DEVI SACCHETTO - connessioniprecarie -
I processi di spersonalizzazione e di degradazione messi in campo a Lampedusa nei confronti della «razza» migrante sono una forma di socializzazione all’Occidente. Essi permettono l’apprendimento e la regolazione dei propri comportamenti ed evidenziano le aspettative della società locale. Si tratta di pratiche che contribuiscono a creare tra i migranti e le migranti un senso di inferiorità che non finisce certo una volta che essi siano usciti da questi lager istituzionali. I processi di spersonalizzazione poi possono proseguire con diversa intensità nei luoghi di lavoro, nelle abitazioni loro riservate, nei rapporti sociali.
La violenza materiale e immateriale di queste pratiche stigmatizzanti mira a ricostruire nuove identità, ripulite dai germi che i migranti e le migranti, in quanto esseri inferiori, si portano appresso. Il corpo dei e delle migranti è così trasformato in uno spazio pubblico nel quale mettere in scena una cerimonia di degradazione. Senza alcuno sprezzo del ridicolo, Cono Gallipò, l’amministratore della cooperativa che gestisce il centro, ha definito una procedura l’igienizzazione a cui i migranti sono stati sottoposti: «è il protocollo da seguire quando si spruzza un prodotto come il benzoato di benzina». In questo caso, non è nemmeno possibile scaricare la colpa sulle cosiddette cooperative «spurie», cioè non gravitanti nell’orbita dell’Alleanza delle cooperative italiane. «Lampedusa Accoglienza» gestisce il centro di identificazione ed espulsione dal 2007, portandosi a casa quasi due milioni di euro all’anno: essa gravita dentro il circuito della gloriosa Legacoop, braccio politico ed economico della sinistra istituzionale. Non a caso deputati e ministri del partito di maggioranza relativa, compreso il Presidente del consiglio, sono indignati e chiedono la testa dei responsabili.
L’indignazione permetterà forse nuovi protocolli, ma non modificherà di molto la condizione dei e delle migranti rinchiusi all’interno di questi lager aggiornati alla morale post-moderna della pulizia del taglio dei costi.
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