Luca De Carolis - giacomosalerno -
Professore, è davvero così preoccupato?
In questi giorni mi è venuta in mente una considerazione sull’ascesa del nazismo: ‘Hitler ha vinto perché dall’altra parte non c’era più nulla’.
Trasposto nella realtà italiana?
I partiti non sanno più parlare a chi sta male, non capiscono i cittadini. E questa è una colpa soprattutto della sinistra, da tempo fuggita dalla società. Ma tutta la politica è in una profondissima crisi.
Partiamo dall’inizio: chi e perché sta riempiendo le piazze?
A Torino e nel Nord-Est, gli epicentri del fenomeno, il grosso è composto dal cosiddetto popolo della partite Iva e dai microimprenditori artigiani. Protestano perché non ce la fanno più a mantenere il proprio stile di vita o ad andare avanti: non hanno più credito dalle banche e combattono con le cartelle di Equitalia. Ma sono nelle strade anche perché hanno perso i punti di riferimento politici, in primis Berlusconi e la Lega.
L’ex premier è ancora forte nei sondaggi.
Ma non è più un modello, almeno per le frange più deboli.
Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, sostiene: “Non si capisce cosa vogliano certe piazze”.
È una frase imbarazzante, che conferma come ormai siano saltati anche gli organi di mediazione sociale, a cominciare proprio dai sindacati. Come è possibile che la Camusso non abbia il polso della situazione? Ma questo vale in larga parte anche per Confcommercio, Confartigianato e associazioni varie.
La protesta, soprattutto al Sud, è spesso partita dai Forconi. Che ne pensa?
Il loro simbolo rappresenta un ritorno del pre-moderno in un’epoca di iper modernità. Un fatto che spesso si accompagna alla povertà di ritorno.
È un movimento di destra?
Le mappe e le categorie politiche sono inadeguate per definire quanto sta accadendo. Siamo di fronte a un’effervescenza confusa, inedita per l’Italia, in cui c’è dentro un po’ di tutto. Era una situazione prevedibile: bastava ascoltare e osservare certi segnali. Non è stato fatto.
Il governo cosa dovrebbe fare?
Dovrebbe finalmente prendere atto che ormai ci sono 9 milioni e mezzo di italiani in uno stato di povertà relativa, e porre questo problema in cima alla sua agenda, assieme a quello dell’indebitamento diffuso. E invece Letta annuncia l’abolizione del finanziamento ai partiti, e i giornali fanno finta di crederci.
Lei parlava dell’inadeguatezza della sinistra. Ma Renzi?
Farà finta di estrarre qualche coniglio dal cilindro.
Grillo?
Tra quelli che protestano l’avranno votato in diversi. Ma appena entrato in Parlamento, il suo movimento è stato assimilato dalla politica.
Ora cosa può succedere?
Gli scenari possibili sono diversi. Può darsi che la situazione si calmi per qualche mese, magari con il ritorno alle urne. O che invece si inasprisca, portando verso una guerra sociale. Per esempio, con il ceto medio democratico contro i nuovi poveri fascistoidi.
L’estrema destra è salita sul carro della protesta, soprattutto a Roma.
È preoccupante dirlo, ma i movimenti di quell’area sono gli unici che sanno come parlare al Paese che insorge, che conoscono il codice giusto. Tentano di infilarsi in questo spazio. E questo potrebbe avere effetti a medio termine.
Teme per la stabilità democratica?
Dico che è meglio che tutto questo stia venendo fuori: se fosse rimasto a covare sotto la cenere sarebbe stato peggio. Sul futuro, vedremo.
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