E’ il commercio degli organi l’ultima frontiera del liberismo. Si stenta a crederlo ma la proposta di arrivare a una sorta di borsa del corpo umano arriva da un premio Nobel per l’economia, Gary Becker. L'unico modo per aumentare la disponibilita' di reni per i trapianti e' permettere alle persone interessate di vendere un proprio rene, in un vero e proprio mercato con prezzi fissati dall'autorita' pubblica. Il massimo premio scientifico Becker lo ottenne, pensate, per aver dimostrato come le leggi del mercato si applichino anche ad altri campi della vita quotidiana. Il sistema, scrive un editoriale sul Wall Street Journal insieme al collega argentino Julio Elias, sarebbe applicabile anche ad altri trapianti, con pagamenti anche a chi acconsente a farsi espiantare gli organi dopo la morte.
L'articolo parte dalla considerazione che negli Usa la lista di attesa per i trapianti dura 4,5 anni, il doppio rispetto ad appena dieci anni fa, e che le politiche per incentivare i trapianti da consanguinei o i cosiddetti 'trapianti domino', con lo scambio di organi tra membri di famiglie diverse compatibili, non riescono a ridurre le attese e i costi connessi. Nessuno dei metodi in uso oggi e' in grado di eliminare la carenza di reni”, scrivono gli autori. I due si sono anche sbizzarriti a fare qualche calcolo ed hanno scoperto che con un prezzo intorno ai 15mila dollari (11mila euro) il numero di organi disponibili crescerebbe molto senza incidere eccessivamente sul costo del trapianto''.
Gli scettici: "Il mercato non ridurrà le liste di attesa"
Un identico ragionamento, scrivono gli autori, dovrebbe essere fatto per gli altri organi. ''La presunta immoralita' di un mercato degli organi andrebbe confrontata con la possibilita' di evitare la morte dei pazienti in lista d'attesa''. Quelli ricchi, ovviamente. Non e' d'accordo con l'analisi degli economisti Alessandro Nanni Costa, presidente del Centro Nazionale Trapianti. ''Da noi il principio e' totalmente diverso - sottolinea Costa -. Per noi la donazione degli organi deve essere un atto 'libero e gratuito'. Una parte del corpo umano non andrebbe mai venduta, non solo per i principi cristiani ma per qualunque etica. Inoltre, dal punto di vista della sicurezza un mercato sarebbe pericolosissimo, perche' chi vende lo fa sempre per necessita', e questa porta a nascondere eventuali problemi di salute''. Costa e' scettico anche sulla possibilita' che un mercato riduca effettivamente le liste d'attesa. ''C'e' anche un possibile problema di discriminazione, perche' se si mettono in vendita gli organi vengono meno l'universalita' e la gratuita', tra i principali pregi del Sistema Sanitario Nazionale. Il mercato - conclude il presidente del Cnt - non e' la soluzione al problema delle liste d'attesa, che vanno ridotte rendendo consapevoli le famiglie e creando negli ospedali un ambiente che favorisca le donazioni''.
Il traffico illegale
L’Organizzazione mondiale della sanita' stima che almeno il 10% di tutti i trapianti di rene a livello mondiale sarebbe stato frutto di un traffico illegale.
L'articolo parte dalla considerazione che negli Usa la lista di attesa per i trapianti dura 4,5 anni, il doppio rispetto ad appena dieci anni fa, e che le politiche per incentivare i trapianti da consanguinei o i cosiddetti 'trapianti domino', con lo scambio di organi tra membri di famiglie diverse compatibili, non riescono a ridurre le attese e i costi connessi. Nessuno dei metodi in uso oggi e' in grado di eliminare la carenza di reni”, scrivono gli autori. I due si sono anche sbizzarriti a fare qualche calcolo ed hanno scoperto che con un prezzo intorno ai 15mila dollari (11mila euro) il numero di organi disponibili crescerebbe molto senza incidere eccessivamente sul costo del trapianto''.
Gli scettici: "Il mercato non ridurrà le liste di attesa"
Un identico ragionamento, scrivono gli autori, dovrebbe essere fatto per gli altri organi. ''La presunta immoralita' di un mercato degli organi andrebbe confrontata con la possibilita' di evitare la morte dei pazienti in lista d'attesa''. Quelli ricchi, ovviamente. Non e' d'accordo con l'analisi degli economisti Alessandro Nanni Costa, presidente del Centro Nazionale Trapianti. ''Da noi il principio e' totalmente diverso - sottolinea Costa -. Per noi la donazione degli organi deve essere un atto 'libero e gratuito'. Una parte del corpo umano non andrebbe mai venduta, non solo per i principi cristiani ma per qualunque etica. Inoltre, dal punto di vista della sicurezza un mercato sarebbe pericolosissimo, perche' chi vende lo fa sempre per necessita', e questa porta a nascondere eventuali problemi di salute''. Costa e' scettico anche sulla possibilita' che un mercato riduca effettivamente le liste d'attesa. ''C'e' anche un possibile problema di discriminazione, perche' se si mettono in vendita gli organi vengono meno l'universalita' e la gratuita', tra i principali pregi del Sistema Sanitario Nazionale. Il mercato - conclude il presidente del Cnt - non e' la soluzione al problema delle liste d'attesa, che vanno ridotte rendendo consapevoli le famiglie e creando negli ospedali un ambiente che favorisca le donazioni''.
Il traffico illegale
L’Organizzazione mondiale della sanita' stima che almeno il 10% di tutti i trapianti di rene a livello mondiale sarebbe stato frutto di un traffico illegale.
Sono Asia e Sud America, secondo gli esperti, i paesi dove il fenomeno del traffico illegale di organi raggiunge i livelli piu' preoccupanti. Dopo che alcuni paesi come Cinae India hanno introdotto alcuni provvedimenti per arginare il fenomeno le traiettorie si sarebbero spostate verso nuovi paesi come la Colombia, ma anche il Pakistan e le Filippine. Oltre alla Colombia, anche in India la compravendita di organi viaggia sempre di piu' via Internet. Secondo dati recenti, sfruttando le comunita' virtuali di incontro, molto popolari in India e tra gli indiani all'estero, migliaia di persone alimentano il traffico di organi. Negli anni scorsi, e' stato ad esempio calcolato che nel social network Orkut fossero almeno 35 le comunita' nelle quali cercare e vendere soprattutto un rene. I gestori di Orkut precisarono pero' di aver cambiato le regole e cancellato quelle microcomunita' dove esplicitamente si poteva verificare la vendita di organi, che pero', secondo alcuni osservatori, continuerebbe sottobanco.
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