Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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sabato 17 novembre 2012

14N Un Sud Europa autonomo e non rappresentabile

Fonte: globalproject.info | Autore: Antonio Musella
       
Fino a pochi mesi fa il premier Mario Monti dichiarava con grande vanto, in occasione dei vertici internazionali, che l'Italia non era come la Grecia o la Spagna, in Italia si applicavano le politiche di austerità e non c'era conflitto sociale. Chissà cosa dirà adesso al prossimo incontro tra i primi ministri europei.
Il 14 novembre ci dice tante cose, forse troppe per metterle a fuoco subito e per renderle in una sola breve analisi come vuole essere questa. Tra i diversi spunti però, vorrei provare ad approfondire due temi. Il primo è quello del senso politico della giornata, un'esperimento di sciopero europeo inizialmente convocato dalla Ces, la confederazione sindacale europea a cui aderiscono in Italia anche Cgil, Cisl e Uil, ed ha visto da subito il sostegno di alcune forze politiche della sinistra in Grecia (Syriza), Spagna (Izquierda Unida) e Portogallo (Bloco de Esquerda), gli altri Pigs in cui era convocata la giornata di sciopero.
In Italia il #14N arriva grazie alla Fiom che anticipa tutti convocando lo sciopero generale di categoria e costringendo la Cgil - ma non Cisl e Uil che formalmente aderiscono alla Ces - a convocare lo sciopero per il 14 novembre ma di sole 4 ore, a fronte degli scioperi nel resto del Sud Europa proclamati su tutta la giornata lavorativa.
Alla luce della settimana di mobilitazioni, che si è aperta a Napoli con gli scontri tra studenti, precari e disoccupati con la polizia in occasione del vertice italo-tedesco, possiamo dire che i promotori delle manifestazioni sindacali sono stati assolutamente messi in secondo piano dalla forza dei movimenti che hanno attraversato le mobilitazioni del #14N e da una composizione sociale senza dubbio non riducibile e non rappresentata dalle centrali sindacali né tantomeno dai partiti politici.
Ieri nelle piazze italiane c'erano più generazioni che vivono quotidianamanete la precarietà ed il peso delle politiche di austerità e rigore. Probabilmente sono quella parte di paese a cui poco interessano i dibattiti alla X-Factor delle primarie del centro sinistra, a cui poco interessa anche la purezza demagogica del grillismo e la sua assenza di un modello di società alternativa. Sono quelli che probabilmente non andranno a votare e sono senza dubbio i più incazzati del paese. Il collante tra questi giovani e giovanissimi è senza dubbio quello delle condizioni materiali di vita.
Mentre le piazze, piene, radicali e che reclamano una via d'uscita dalla crisi opposta alla linea della troika europea, venivano egemonizzate dai movimenti, partiti e sindacati scoprivano le loro nudità. Succede alla Cgil che mobilita poco in Italia rispetto alle piazze dei movimenti ed i cui dirigenti vengono contestati praticamente ovunque, succede ai leaders politici come Vendola e Fassina contestati a Pomigliano. Ma succede anche in Europa dove, ad esempio, a Lisbona il segretario della Cgtp viene interrotto dai petardi e dagli slogal dei movimenti.
Pertanto se da un lato possiamo dire che nel Sud Europa non esiste un dato di spontaneismo e non esiste dunque nessuna "rabbia sociale" che si autodetermina ma c'è appunto bisogno della costruzione di una agenda politica dei movimenti per esprimere un livello di conflittualità contro le politiche della Bce, dall'altro possiamo sostenere l'assoluta inadeguatezza delle centrali sindacali e dei partiti politici compatibili a vario titolo con le politiche di rigore europeo in questa fase, rispetto ad un pezzo d'Europa che viene schiacciato dalla crisi e dall'austerità.

giovedì 15 novembre 2012

Una bella giornata di lotta. Questa è la crisi signori, non la potete nascondere

Autore: fabio sebastiani
        
E’ stata una splendida giornata di lotta quella di oggi. Una di quelle in cui rivedi in piazza le facce dei lavoratori e senti parole che parlano della condizione reale della gente. E’ stato così nel Sulcis, a Genova, a Trieste, a Pomigliano, perfino a Firenze, dove la protesta è stata anche di chi è senza casa. Cento piazze che non hanno soltanto detto di no all’austerità, ma hanno preteso una soluzione alla crisi. La situazione è allo stremo. Più di quanto non dicano i numeri del Censis, dell’Istat e dell’Ufficio studi di Confindustria. Ci sono previsioni di alcuni istituti bancari che parlano di una recessione doppia di quella dichiarata.
Mentre la politica si balocca con primarie, improbabili riforme elettorali, e la ricostruzione del disciolto partito del predellino (meno male che ci risparmiano il processo Ruby!) la situazione del paese sta precipitando ad una velocità che è doppia di quella di un anno fa. E la vicenda della Grecia sta lì a dimostrare (l’ha detto perfino l’Fmi, se vi fosse sfuggito) che la strada dei tagli è impraticabile come pretende la Troika. Nonostante tutto i partiti che impugnano saldamente il manganello della maggioranza parlano d’altro. Un ridicolo Pd, che continua ad avere l'ossessione centrista, sventola il vessillo degli esodati come fosse una straordinaria vittoria. E' paradossale, hanno solo limitato i danni di una pattuglia di guastatori che stava cercando di mettere in discussione diritti acquisiti. Vorrei timidamente ricordare a lor signori che se proprio gradiscono trastullarsi in badierine e medagliette ci sarebbe da tamponare la questione dei malati Sla che è di nuovo tornata alla ribalta (per la povera gente s’intende) dopo le false promesse di Elsa Piagnisteo Fornero. Questi che sono figliastri della Repubblica, o cosa?
L’Italia con la giornata di oggi ha finalmente rotto quella minorità che l’ha segnata dall’inizio del movimento degli indignados e di piazza Syntagma. Anche il Bel Paese ha scoperto di avere una opposizione. Un dato su tutti: lo sciopero ha avuto una adesione del 50%, dati Cgil. Di solito in queste occasioni le cifre sono più alte. Cosa sta accadendo? Perché le piazze erano stracolme e i luoghi di lavoro non proprio deserti? E’ semplice, a scendere in piazza sono stati gli arrabbiati, quelli che stanno vivendo la crisi sulla pelle, perché sono i "senza" e non trovano nessun punto di riferimento. Si può disquisire sulla compattezza o sulla direzione che sta prendendo il movimento, per carità. Una cosa è certa, la politica e il sindacato hanno un problema in più. La politica, perché è messa di fronte alla rabbia. Si pensa di rispondere con la solita repressione rischiando il bagno di sangue? Il sindacato perché deve costruire una piattaforma degna di questo nome e non quattro parole messe in croce che alludono a una rivendicazione. Problemi non da poco. Come disinnescano la “bomba Fiat”? Ancora con il silenzio? Come farà la Camusso, che tra poco firmerà un pessimo patto sulla produttività in cui c'è l'abolizione di fatto del contratto nazionale, a dire a Confindustria che è venuto il momento di investire e non di “macinare parole con le parole”? Non ci sarà nessuna risposta a queste domande. E’ bene saperlo. E non ci sarà per il semplice motivo che fino ad oggi la Cgil ha adottato una politia di limitazione dei danni di fronte all’impetuosità di una crisi che non lasciava spazi per la mediazione. Ed oggi questa impetuosità ha mosso i primi passi, che ci piaccia o no. E’ facile cavarsela con i facili proclami sulla violenza (la Cgil ha prodotto un testo da manuale che sembra copiato dagli anni ’70), ma la realtà è che la protesta della gente mette a nudo l’incapacità della politica e del sindacato di dare una direzione e un senso all'uscita dalla crisi. Lo strano connubio tra sindacato e politica, poi, sta producendo solo danni. Fa specie che nessuno se ne accorga. L’argomento della sponda nel palazzo non ha senso in una situazione in cui c’è più che altro collateralità. Con la Cisl dentro il Pd, non ne parliamo. Non quando in ballo c’è il fiscal compact. Oh, pardon: i trattati internazionali. Non si può chiamare con il suo nome perché i “Fantastici 5” si arrabbiano.
Siete liberi di dire quello che vi pare sulla violenza, ma non di nascondere i problemi reali del paese. Se non sapete fare i conti con la durezza della crisi nemmeno quando questa si esprime con la rabbia e l’indignazione, cambiate mestiere. Riconoscete almeno di essere inadeguati rispetto ai compiti che la fase vi impone. In piazza ci sono gli affamati e non gli esagitati. Ci sono gli studenti che vengono dalle università di classe inventate da Gelmini e Profumo. Ci sono i disoccupati che non sanno più a che santo votarsi. Ci sono, va detto chiaramente, quelli che non ne possono più di trangugiare amianto e falsità in nome di una non meglio identificata grande opera. Ci sono le "sagome" di Taranto, che muoiono come le mosche. Ci sono i reclusi del "Kampo Fpi" di Pomigliano, che tengono la dignità con i denti e sperano giorno dopo giorno che non sia arrivato il loro turno per la "gasificazione".
La Cgil ha prodotto un comunicato contro la violenza che è tutto da ridere. Nel tentativo di prendere la distanza sia dalla polizia che dagli studenti (incolpati di cosa, di voler arrivare a palazzo Chigi?) finisce con l’impastare la rabbia con la difesa dell’ordine democratico e via dicendo. Una litania che abbiamo già sentito da decenni.
E’ un comunicato che esprime una impotenza fuori dal comune. Nel giorno di una grande giornata di lotta il protagonista assoluto, quello che dovrebbe raccogliere i frutti della sua azione che fa? L’equilibrismo. Nessuno sta dicendo di difendere chi è andato sopra i toni. Il punto non è questo. Il punto è che la crisi non concede margini e sconti. E chi si assume la responsabilità di svolgere una funzione politica e sindacale non può nascondersi. Le mazzate forti a Roma sono arrivate perché gli studenti volevano raggiungere a mani nude palazzo Chigi? E’ una aspirazione da cui prendere le distanze? Non credo. E comunque è questo il tema su cui esprimersi. Ecco, non dire una parola su questo rappresenta una dimostrazione di impotenza davvero senza precedenti.

"No austerity", il 'Rise up' dell'Europa comincia dal Sud. Più di un milione in piazza

Autore: fabio sebastiani
        Oltre 300 mila studenti, in tutta Europa scesi in piazza a fianco dei lavoratori e dei sindacati, (secondo le stime dell'associazione Rete della conoscenza) più di venti manifestazioni organizzate in 27 paesi, con quattro scioperi generali (Italia, dove a dichiararlo sono stati anche i Cobas, Spagna, Portogallo e Grecia), diverse centinaia di migliaia di persone, solo in Spagna, che hanno fatto sentire la loro voce. E’ un primo bilancio della giornata dello sciopero europeo contro la crisi e le politiche di austerità. I lavoratori, sottolinea la Ces, stanno pagando "a caro prezzo" crisi e rigore: "25 milioni di europei non hanno lavoro. In alcuni paesi il tasso di disoccupazione giovanile oltrepassa il 50%. Il senso di ingiustizia è diffuso e lo scontento sociale sta crescendo", avverte nel suo manifesto.
In Italia la partecipazione è stata molto ampia. Cortei e sit in si sono tenuti in oltre 100 città. La partecipazione allo sciopero, indetto anche dai Cobas, è stata del 50% (dati Cgil). Nonostante scontri e tafferugli con la polizia a Milano, Torino, Genova Padova e Roma è stata una bella giornata di lotta. Lanci di uova contro le banche in quasi tutte le città coinvolte. Particolarmente cruente le cariche a Roma dove un enorme corteo degli studenti ha tentato di raggiungere il Parlamento: oltre 140 le persone identificate e piu' di 50 i fermati. Oggi, giorno dei processi per direttissima, è prevista una assemblea all’Università La Sapienza. A Pomigliano alcune migliaia di persone hanno partecipato al corteo della Fiom. Il segretario del Prc, che vi ha partecipato insieme a Vendola, Di Pietro e De Magistris, ha denunciato le pressioni dell'azienda per non far partecipare i lavoratori allo sciopero.
A Bruxelles le proteste sono iniziate davanti alle ambasciate di Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda e Cipro, dove la gente si è riunita prima di spostarsi davanti a quella della Germania, contro cui sono state lanciate uova. 'Armati' di fischietti, bandiere e striscioni 'anti-austerity' in diverse lingue, si sono poi ritrovati davanti alle sedi della Commissione e del Consiglio Ue. Proprio alla Commissione Ue, una delegazione dei sindacati belgi guidata dal segretario generale della Ces, Bernadette Segol, ha consegnato un simbolico 'premio Nobel per l'austerity'. Insieme un boomerang con la scritta 'L'austerità vi ritornerà in faccia!'.
La Spagna è stata invasa nella serata di ieri da una vera e propria marea umana (Madrid). Al mattino era invece scattato lo sciopero generale con una partecipazione pressoché totale. Purtroppo la repressione del Governo e della polizia si è fatta sentire. La polizia spagnola ha sparato proiettili di gomma e usato manganelli per disperdere centinaia di manifestanti nel centro di Madrid, dove ci sono stati scontri e cariche. Almeno 118 fermi e 74 feriti, dei quali 43 agenti. Tra i feriti c'e' anche un ragazzino di 13 anni colpito da un agente con un manganello alla testa e ripreso sanguinante dalla tv catalana. La sua foto ha fatto il giro del web. Anche una giovane, sui vent'anni, intervenuta a soccorso del ragazzo, e' stata a sua volta colpita col manganello dalla
polizia. In serata ci sono stati scontri fra polizia e manifestanti nelle zone adiacenti la sede del Parlamento, fra la Carrera de San Jeronimo e Plaza Neptuno.
Nella piazza, dopo il corteo di protesta che ha visto la partecipazione di diverse centinaia di migliaia di persone, i manifestanti erano convocate dal coordinamento del 25-S 'Rodea el Congreso' e dal Movimento degli indignados del 15-M, per una veglia notturna davanti la sede istituzionale, e per chiedere le dimissioni del premier e del governo. Gli agenti in assetto antisommossa hanno caricato per disperdere un gruppo di manifestanti che aveva abbattuto una delle transenne Scontri e incidenti anche in Plaza Catalunya, a Barcellona, dopo il corteo di protesta convocato dai sindacati.
A Lisbona ampia adesione allo sciopero generale contro le misure di austerity ed i tagli alla spesa sociale in Portogallo dove la mobilitazione, iniziata la sera del giorno prima, ha paralizzato soprattutto i trasporti. Negli scontri seguiti alla manifestazione 48 persone sono rimaste leggermente ferite (di cui 27 manifestanti e 21 poliziotti).
Ad Atene hanno sfilato quasi in diecimila. Il corteo è stato pacifico. Tanti gli slogan e le immagini, una in particolare sta facendo il giro del mondo: una donna di mezza età dimessa e a testa bassa, che cammina innalzando un cartoncino bianco con la scritta 'Ho paura della fame, mio Dio', che sta diventando il simbolo della disperazione dei greci.
In migliaia sono scesi in piazza anche a Londra, Parigi e Berlino.Le proteste contro il rigore non sono state molto sentite in Germania. Tuttavia, senza raggiungere i grandi numeri registrati altrove, la gente è scesa in strada in diverse città tedesche. Davanti alla Porta di Brandeburgo si sono radunate diverse centinaia di persone, con slogan di solidarietà per i Paesi del Sud Europa.

O con il pd o con la rivolta.

di FRANCESCO PIOBBICHI         
L' Europa è oramai uno continente autoritario a ideologia liberista nel quale ogni forma di contestazione al comando finanziario viene schiacciata con la repressione feroce della polizia. Nulla è più come prima, lo si capisce anche guardando alla Spagna dove al crescere della protesta e della sua organizzazione aumenta la repressione. Del resto se si pensa a come le classi dominanti gestiranno l'attuazione del rigore di bilancio per i prossimi venti anni, l'immaginazione non troiva spazio.
Ieri ero in piazza con gli studenti, sono stato con loro fino alla fine, cioè fino a quando siamo riusciti a scappare dalla morsa di Viale Trastevere dove la polizia ci aveva di fatto rinchiusi. Non è la prima volta che la polizia manganella i “book block”, ma questa volta la carica è stata lunghissima, profonda e continua. Quella carica della polizia è la metafora di questo paese, chi vuol protestare sotto i palazzi del potere deve essere spinto all'esterno, la sua voce non si deve sentire, la sua rabbia non può essere accolta. Non c'è mediazione, la democrazia viene separata dagli interessi del capitalismo. Ironia della sorte, ieri vicino a quella piazza del Popolo irraggiungibile per gli studenti, si svolgeva l'incontro semi segreto del gruppo Bildeberg con la presenza di molti politici italiani. Le classi dominanti, responsabili della crisi vengono insomma ben accolte e ascoltate, mentre chi la crisi la subisce è spinto ai margini. Mentre scrivo questo articolo sento in TV l'ultimo discorso di Mario Draghi, annuncia che i governi dovranno dimostrare ai mercati di essere credibili e dovranno farlo per un lungo periodo con l'attuazione del patto fiscale ( Fiscal Compact). Un messaggio chiaro, su cui quanti pensano che con Bersani premier si apriranno spazi per le classi popolari, dovrebbero riflettere. Gli studenti questo discorso lo hanno capito molto di più di quanto si pensi, perchè sanno cosa li aspetta. A differenza delle altre volte infatti la composizione sociale di questa manifestazione segnala delle novità: studenti medi più numerosi degli universitari, ed una presenza consistente dei figli della periferia romana che hanno manifestato una maggiore radicalità. “One solution, revolution!”, gridavano, uno slogan questo che non mi capitava di sentire da parecchio nei cortei. Mi ha colpito molto la determinazione e la radicalità di questi ragazzi. Se a Ostia la mobilitazione in queste settimane è stata più consistente del centro metropolitano qualcosa vorrà pur dire. Forse vuol dire che siamo dentro ad un nuovo movimento di contestazione all'Austerity. I giovani delle periferie dei Pigs, ci hanno detto che dentro la gerarchizzazione del lavoro in Europa, loro non vogliono essere il bacino di forza lavoro disciplinato a bassi salari, ci dicono che non vogliono fare la fine delle loro madri e padri, disoccupati e precari a vita. Questo movimento va nella direzione opposta a quello che abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, e non vede ( giustamente ) nessun Governo amico, tanto più se questo è fatto con gli amici di quelli che oggi sostengono Monti e firmano una carta d'intenti che prevede il rispetto e l'obbedienza ai diktat della Merkel, mi riferisco ad esempio ai Fantastici 5. Ieri a Pomigliano un cartellone dei centri sociali lanciava un chiarissimo messaggio a chi pensa di dire parole di sinistra per andare a destra, “O con il PD o con la rivolta”. Ognuno scelga da che parte stare.

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