Fatto salva la professionalità e la bravura dell'attore che sa provocare
emozioni ed entusiasmi, che sa suscitare sentimenti e passioni , pur
tuttavia o forse nonostante, Benigni ha fatto sua la ricerca di ideali,
e di cariche altre alla ricerca in casa d'altri di un qualcosa che non
si trova più , o non si vuol trovare, in casa propria. Ora si va
cercando nel peggior nazionalismo, idealistico, nel becero patriottismo
alla ricerca di un qualcosa "la Patria" nozione epistemologica già non
più corrispondente nel novecento, con la fine del nazionalismo e
l'avvento della globalizzazione detta più prosaicamente internazionalismo.
Non una parola, non un cenno a cosa ha significato per le masse
contadine, i cafoni, mezzadri, i meridionali per tutto la seconda metà
dell'ottocento e per buona parte del novecento l'invasione di un altro
esercito straniero. Tale era considerato l'esertito piemontese, con
l'aggravante che i francesi, gli spagnoli non imponevano con la forza la
loro lingua, la loro cultura a differenza dei piemontesi. E non solo!.
Cosa ha rappresentato per le classi dominanti la ricca borghesia
terriera, l'aristocrazia borbonica, la ricchezza della Napoli capitale
Europea, Caserta residenza reale che poteva gareggiare alla pari con le
più grandi capitali europee. Certo l'avvento della borghesia
industriale, piemontese ha rappresentato storicamente un progresso
perché ha liberato le forze produttive sopite dall'aristocrazia, ma
perché non un cenno? perché invece di fare apologia del niente
continuare nella retorica stantia e mistificante?
Questa è la rappresentazione della decadenza di quel che rimane della
cultura della "sinistra". Abbandonati i suoi valori fondanti,
caratteristici, fondativi,, alla ricerca di un appiglio ci si aggrappa a
concetti e valori fuori dal tempo e dalla storia.
Zag(c)
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