La decisione è stata presa dalla Commissione europea e resa nota oggi dal commissario Ue per l’Ambiente Janez Potocnik. Finalmente non sarà solo il Pil a stabilire lo stato di salute di un paese di Vittorio Bonanni Domenica scorsa su “Liberazione”, in un inserto che abbiamo dedicato alla produzione delle merci e allo spreco ad essa legato, Massimo Scalia, ambientalista storico, stigmatizzava il pensiero marxista, colpevole di non aver mai creato dei parametri per misurare lo stato delle cose da un punto di vista ambientale appunto.
Privilegiando per lo più parametri di tipo economico, o sociale. Bisogna dire che questo approccio è tipico di tutta la cultura economica occidentale. Per di più con l’arrivo del liberismo anche la speranza di introdurre parametri nuovi per studiare lo stato di salute delle società è andata a farsi benedire.
La decisione della Commissione europea di mettersi al lavoro per sviluppare un indice utile a misurare la pressione delle attività umane sull'ambiente e una tabella di riferimento sullo sviluppo sostenibile va dunque salutata positivamente.
La notizia è stata resa nota dal commissario Ue all'Ambiente, Janez Potocnik, nel corso di una conferenza organizzata da Eurostat, l'ufficio statistico europeo, a Bruxelles. “Concentrando l'attenzione sulla misurazione della crescita verde e sull'efficienza delle risorse - ha detto Potocnik - manteniamo i nostri obiettivi: più ricchezza, qualità della vita e benessere dei nostri cittadini, preservando il capitale natura del Pianeta”.
“Questa misurazione - ha aggiunto il commissario Ue all'Ambiente - è una parte cruciale del lavoro dell'agenda oltre il Pil della Commissione europea, che sto coordinando insieme al collega commissario per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn». Come è noto il Pil e congiuntamente il tasso di crescita economico sono diventati una sorta di vangelo per misurare il benessere dei paesi, dimenticando invece parametri altrettanto se non più importanti. Secondo Potocnik “dati e cifre sono vitali, sia per disegnare e valutare le politiche, sia per il dibattito e la comunicazione. Gli indici sono molto utili quando abbiamo bisogno di valutare questioni complesse come le pressioni sul nostro ambiente, l'uso delle risorse e la biodiversità”. Secondo cifre del Programma Onu per l'Ambiente, nel ventesimo secolo la popolazione del Pianeta è quadruplicata, il profitto economico aumentato di 40 volte, il consumo di acqua di 9 volte e quello di pesce di 35 volte. L'uso dei carburanti fossili è salito di 16 volte e le emissioni di CO2 di 17 volte. “La sfida più grande che stiamo affrontando in questo secolo - ha concluso il commissario Ue all'Ambiente - è sostanzialmente questa: come possiamo vivere e prosperare insieme su questa Terra, con i limiti di quanto può fornire un solo Pianeta?” Che finalmente questo interrogativo cominci a trovare cittadinanza anche all’interno delle istituzioni europee ci sembra senz’altro una buona notizia. Ora attendiamo che a tutto ciò facciano seguito delle politiche adeguate, dei fatti insomma. E il più rapidamente possibile.
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