Non che non l'avessimo capito, ma ogni ulteriore contributo èprezioso per capire l'abiezione del sistema in cui stiamo affondando.
Giuliana - Fonte: http://www.fabionews.info/
A cura di Attac Francia (Associazione per la Tassazione delleTransazioni finanziarie e l’Aiuto ai Cittadini).
Mario Draghi, ex presidente di Goldman Sachs Europa, assume la presidenza della Banca centrale europea. Presiedeva la banca d’affari americana quando, negli anni 2000, aiutava la Grecia a “truccare” i suoi conti pubblici. Il compito di Draghi sarà quello di salvaguardare gli interessi delle banche nell’attuale crisi europea. Ci si poteva chiedere fino ad oggi per quale motivo la Banca Centrale Europea e il suo presidente Jean Claude Trichet si opponessero in maniera così virulenta – perfino contro la cancelliera tedesca – a qualunque ipotesi di ristrutturazione del debito greco ... Un atteggiamento che appariva incomprensibile visto che tutti gli analisti, compresi gli economisti delle banche, concordano nel ritenere che la Grecia non potrà garantire il rientro del debito alle attuali condizioni contrattuali. È opinione diffusa che un diverso scaglionamento o meglio una parziale cancellazione, siano inevitabili.
Volerne ritardare la scadenza non fa che peggiorare i guasti economici e sociali provocati dai piani di austerità brutali e impopolari imposti al popolo greco.
La nomina di Draghi chiarisce le cose. La BCE non difende gli interessi dei cittadini e dei contribuenti europei, ma gli interessi delle banche. Grazie ai “piani di salvataggio” della Grecia e al “meccanismo europeo di stabilità” messo in atto da BCE, FMI e dall’Unione, “la parte di debito greco in mano ai contribuenti stranieri passerà dal 26% al 64% nel 2014. Vale a dire che l’esposizione di ciascuna famiglia della zona euro passerà dagli attuali 535 euro a 1.450 euro”. (Les Echos, 23 giugno 2011).
Il salvataggio della Grecia consiste di fatto in una gigantesca operazione di socializzazione delle perdite del sistema bancario. L’essenziale del debito greco – ma anche di quello spagnolo e irlandese – viene trasferito dalle mani dei banchieri a quelle dei contribuenti. Sara così possibile in seguito addossare i costi dell’inevitabile ristrutturazione di quei debiti ai bilanci pubblici europei. Come dicono gli Indignati spagnoli “Non è una crisi, è una truffa!”.
Il Parlamento europeo in questi giorni ha votato il “Pacchetto di governance economica” che riforma il patto di stabilità appesantendo i vincoli sui bilanci nazionali e le sanzioni contro i paesi che li infrangono. Il Consiglio europeo che si riunirà nei prossimi giorni completerà la bisogna. E non sarà la prossima nomina di Christine Lagarde a capo del FMI a ridurre il potere delle banche sulle istituzioni finanziarie internazionali, al contrario.
Ma la resistenza sociale e civile sta crescendo in tutta Europa. Governare per i popoli o per la finanza? Oggi la risposta è chiara: i popoli europei devono riprendere l’iniziativa per costruire insieme un’altra Europa.
Gli Attac di tutta Europa organizzano dal 9 al 13 agosto l’Università europea dei movimenti sociali a Friburgo, in Germania. Quest’estate sarà uno dei luoghi più importanti di coordinamento delle resistenze e di costruzione delle alternative europee.
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