di Aldo Giannuli - sinistrainrete
Non stupitevi: devo proprio congratularmi con il senatore Monti. Non per la manovra economica (per carità!), che è un disastro: botte da orbi a ceti popolari e medi, diminuzione delle garanzie sociali, grandinata di tasse su immobili e consumi. E tutto senza nessun risultato, nè vicino nè lontano: lo spread continua ad impazzare, il rischio di fare default è intatto, perchè non si sa come sostenere interessi al 7% su un debito arrivato al 120% del Pil, ripresa economica sempre meno vicina e credibilità internazionale al punto di prima: zero. Sotto questo aspetto va detto che il bilancio non potrebbe essere peggiore: avevamo chiamato San Giorgio per abbattere il Drago e il Drago continua a farla da padrone senza neanche filarsi San Giorgio. Dunque non è per questo che ci congratuliamo.
E neanche per la gestione dell’ordine pubblico (che, come dimostrano gli episodi di Torino, Firenze e Roma) resta molto degradato; e neppure per un qualche sussulto di presenza in politica estera dove l’Italia continua a pesare quanto Andorra. Non parliamo poi della struttura del governo fatta con il “nuovo manuale Cencelli” ad uso di logge e curie. Persino il “Corriere della Sera”, primo artefice della candidatura Monti, ha da ridire in proposito.
Un voto scolastico ai primi 50 giorni del Presidente Monti? 3 meno meno ed, aggiungiamo, “per incoraggiamento”.
Ma allora, per cosa ci dobbiamo congratulare?
Ma per la capacità comunicativa, naturalmente! Anzi of course (come direbbe l’anglofono Monti). “Mario il grigio” è un genio della comunicazione e della guerra psicologica, che ha lungamente studiato il suo predecessore surclassandolo. Si, perchè, in fondo, il Cavaliere, con tutta la sua collezione di ville e miliardi, i suoi stuoli di escort e giullari, alla fine, resta sempre un parvenu, un “commesso viaggiatore di successo“, come lo definiva Montanelli. Il populismo per lui è stato una tecnica di governo, ma anche un modo di essere, perchè lui non è niente di diverso dall’armata di borghesi piccoli piccoli che lo adora. Con tutti i suoi soldi resta un uomo della lunpeborghesia con lo stesso gusto trash, la stessa sottocultura da stadio, lo stesso umorismo da caserma.
Mario il Grigio no, lui è davvero un signore con una inappuntabile chioma grigio-argento, che veste in perfetto “grigio fumo di Londra”, ha una oratoria anche essa grigio “fumo di Londra”. E poi, fa la fila davanti ai musei con impeccabile understatement, sa stare a tavola e servirsi delle posate d’argento senza mettersene qualcuna in tasca e fa eleganti banciamano ad ogni signora che non si sognerebbe di definire “culona inchiavabile”. E questo lo rende assai più accetto nei salotti internazionali del suo sgangherato predecessore. Ma è anche un grande uomo di comunicazione, che sa rendersi gradito anche a quella base populista che si spande fra la Lega ed il Pd. Volete qualche esempio? Pensate ai recentissimi bliz della guardia di Finanza a Cortina d’Ampezzo, a Portofino, Chiavari, Genova dove finalmente sono state snidate mandrie di evasori fiscali con il suv e la barca, in alberghi da 1.000 euro a notte e che dichiarano si e no 25.000 euro l’anno. Finalmente alla berlina i “ricchi”, che paghino anche loro!
Riflettiamoci un po’, siamo proprio sicuri che hanno beccato i ”ricchi”? Certo chi marcia in superberline, va in certi alberghi e al casinò è uno che, probabilmente, ha qualche milione di euro e se dichiara cifre di quel tipo è un maiale che merita di essere fatto nero (nulla da eccepire su questo, se non il fatto che i governi precedenti, compresi quelli di Prodi, D’Alema e Amato, potevano pensarci già da molto tempo). Ma se questi sono i ricchi, come classifichiamo i Berlusconi, i Tronchetti Provera, i Della Valle, gli Elkann ecc. che hanno fortune calcolate in miliardi e miliardi di euro? Ripeto, non milioni di euro, ma miliardi. Ricordiamo che nel solo caso della lite ereditaria dell’Avv. Agnelli la contesa riguardò fondi off shore -e sottratti alla successione- per circa 1 miliardo di euro (ed, all’epoca si pagavano ancora le tasse di successione).
Va bene, quelli di Cortina sono i “ricchi”, ma questi altri signori, allora, sono i ricchissimi. Il bliz di Cortina non sposterà di un millimetro la situazione del nostro fisco. Per fare qualcosa di serio occorrerebbe mettere le mani addosso ai ricchissimi, quelli con conti da miliardi di euro. Ma contro i ricchissimi, il governo Monti non ha alzato paglia: nessun discorso sui grandissimi patrimoni finanziari depositati, probabilmente, in qualche paradiso fiscale. E questi non li scoviamo andando a Cortina o Portofino dove non vanno, perchè posseggono intere isole tropicali o parchi di ettari in Engandina; ma se anche ne avessimo trovato uno a Cortina, non gli avremmo fatto nulla, perchè sicuramente quei consumi sarebbero stati compatibili con il reddito che, per quanto sotto dichiarato rispetto alla realtà, sarà stato sicuramente di diversi milioni di euro e, dunque: “Tutto in regola Commendatore. Ossequi alla signora” e mano tesa alla visiera.
Non è attraverso i consumi che sapremo mai quanto sottodichiarano i ricchissimi e se pure qualcosa emergesse, al massimo gli toglieremmo un po’ di cipria dal naso.
Dunque, contro i “ricchissimi”, questo governo non ha osato neppure fare un fiato, così come sulle esenzioni fiscali agli enti economici della chiesa: Monti chiede meno di quanto il cardinal Bagnasco si dichiara pronto a concedere. Di tagli o rinvii ai programmi di spesa per la Difesa non ne parliamo nemmeno, a partire dai velivoli da combattimento Jsf.
Però, e qui sta la trovata geniale, diamo la sensazione che finalmente è arrivato il castigamatti che non guarda in faccia a nessuno. Un altro esempio? La decisione di tassare nuovamente i “fondi scudati”, quelli che rientrarono in Italia grazie al condono di Tremonti e contro il quale, per la verità, il Pd non fece nessuna vera opposizione. D’accordo, quella fu una cosa immonda ed i signori vennero condonati per un piatto di riso. Però, piaccia o no, il condono ci fu e giuridicamente è una pazzia rimetterlo in discussione. Sarebbe come dire: “Si l’amnistia te l’ho data e sei uscito, ma ora che ci penso era troppo generosa. Dai: vatti a fare altri sei mesi di galera!” Oppure chiedere una aggiunta alla cifra già versata per un condono edilizio. Giuridicamente la cosa non sta in piedi e, con ogni probabilità, se qualcuno porrà la questione alla Corte Costituzionale, questo provvedimento verrà cassato. Ed è un follia ancor di più sul piano economico, perchè, se domani si dovesse procedere ad un condono di qualsiasi genere, non ci crederebbe più nessuno. Non che i condoni siano una cosa degna di un paese civile, ma può sempre rendersi necessario farne qualcuno e, in questa maniera ci siamo bruciati i ponti dietro le spalle. Ma questo non ha nessunissima importanza per Monti, il cui problema è quello di galleggiare sulla crisi, arrivando a fine legislatura con un capitale di consenso popolare. Poi alle elezioni presentiamo un bel centro neo Dc.
Questi sono gli spot di una campagna elettorale che può durare da tre a quindici mesi. Per ora servono a far mandare giù le misure antipopolari assunte.
Semmai, il problema per Monti è un altro: che molte cose sono fuori dai suoi poteri e se l’Italia farà default o meno ormai non dipende più da noi ma dalla Merkel: o si fa il fondo salvastati e la Bce compera i bond rimasti invenduti stampando moneta, oppure qui si va a fondo e con noi va a fondo anche l’Euro. E questo lo decide la Merkel, da sola, neppure con Sarkozy. Punto e basta. Non a caso Monti ha chiesto con Sarkozy misure “entro marzo”: perchè l’asta del 29 dicembre, a fatica è andata in porto, quella del 15 febbraio, con qualche fatica in più (sono il triplo della scadenza precedente), può essere retta, ma le altre due, marzo ed aprile (più o meno ciascuna di pari entità della precedente) potrebbero davvero affondare la barca. E, se non c’è lo scudo europeo, c’è da scommettere che la “speculazione internazionale” (questo fantasma dietro cui si celano Wall street e la Casa Bianca) si accanirà per dare il colpo finale, all’Italia ed all’Euro.
Se questo dovesse succedere, fra le altre cose, sarebbe la fine del tentativo di “Mario il Grigio”. Ma anche qui l’uomo si è preparato una brillante via d’uscita: se le cose dovessero mettersi male già nelle prossime settimane, meglio arrivare alla rottura e far cadere il governo. Un voto contrario all’indirizzo di politica generale del governo ne provocherebbe le dimissioni, dopo di che non resterebbe che andare a nuove elezioni. Default per default, tanto vale farlo scaricando la colpa sulla irresponsabilità della classe politica. E alle elezioni, una lista che definiremmo “tecnico-centrista” vincerebbe facilmente. Ma per ottenere questo risultato, occorre che il Parlamento faccia un passo falso su un tema che susciti l’indignazione popolare. E l’occasione c’è: il taglio agli stipendi dei parlamentari. Tema che suscita la più profonda antipatia popolare verso i “politici” visti – a ragione- come dei parassiti e delle sanguisughe. Peraltro, questi sono anche dei morti di fame che piuttosto che rinunciare a mille euro al mese, venderebbero la madre e la nonna al mercato degli schiavi, per cui stanno mettendo tutti due i piedi nella trappola. E Monti ha già dichiarato che ritiene il provvedimento qualificante, aggiungendo “Questo governo non ha il problema di durare”. Come dire: “Se non vi tagliate gli stipendi, vi porto sparati al voto”.
Non so se i pezzenti di Montecitorio e di Palazzo Madama ci cadranno (sono abbastanza stupidi per farlo), ma se dovesse succedere sarebbero le elezioni e sia Pdl che Lega e Pd sarebbero massacrati a favore del “centro-tecnico”.
E voi dite che “Mario il Grigio” non è bravo? Come economista non vale granché, come statista vale ancora meno, ma come illusionista è un genio. Congratulazioni vivissime.
Non stupitevi: devo proprio congratularmi con il senatore Monti. Non per la manovra economica (per carità!), che è un disastro: botte da orbi a ceti popolari e medi, diminuzione delle garanzie sociali, grandinata di tasse su immobili e consumi. E tutto senza nessun risultato, nè vicino nè lontano: lo spread continua ad impazzare, il rischio di fare default è intatto, perchè non si sa come sostenere interessi al 7% su un debito arrivato al 120% del Pil, ripresa economica sempre meno vicina e credibilità internazionale al punto di prima: zero. Sotto questo aspetto va detto che il bilancio non potrebbe essere peggiore: avevamo chiamato San Giorgio per abbattere il Drago e il Drago continua a farla da padrone senza neanche filarsi San Giorgio. Dunque non è per questo che ci congratuliamo.
E neanche per la gestione dell’ordine pubblico (che, come dimostrano gli episodi di Torino, Firenze e Roma) resta molto degradato; e neppure per un qualche sussulto di presenza in politica estera dove l’Italia continua a pesare quanto Andorra. Non parliamo poi della struttura del governo fatta con il “nuovo manuale Cencelli” ad uso di logge e curie. Persino il “Corriere della Sera”, primo artefice della candidatura Monti, ha da ridire in proposito.
Un voto scolastico ai primi 50 giorni del Presidente Monti? 3 meno meno ed, aggiungiamo, “per incoraggiamento”.
Ma allora, per cosa ci dobbiamo congratulare?
Ma per la capacità comunicativa, naturalmente! Anzi of course (come direbbe l’anglofono Monti). “Mario il grigio” è un genio della comunicazione e della guerra psicologica, che ha lungamente studiato il suo predecessore surclassandolo. Si, perchè, in fondo, il Cavaliere, con tutta la sua collezione di ville e miliardi, i suoi stuoli di escort e giullari, alla fine, resta sempre un parvenu, un “commesso viaggiatore di successo“, come lo definiva Montanelli. Il populismo per lui è stato una tecnica di governo, ma anche un modo di essere, perchè lui non è niente di diverso dall’armata di borghesi piccoli piccoli che lo adora. Con tutti i suoi soldi resta un uomo della lunpeborghesia con lo stesso gusto trash, la stessa sottocultura da stadio, lo stesso umorismo da caserma.
Mario il Grigio no, lui è davvero un signore con una inappuntabile chioma grigio-argento, che veste in perfetto “grigio fumo di Londra”, ha una oratoria anche essa grigio “fumo di Londra”. E poi, fa la fila davanti ai musei con impeccabile understatement, sa stare a tavola e servirsi delle posate d’argento senza mettersene qualcuna in tasca e fa eleganti banciamano ad ogni signora che non si sognerebbe di definire “culona inchiavabile”. E questo lo rende assai più accetto nei salotti internazionali del suo sgangherato predecessore. Ma è anche un grande uomo di comunicazione, che sa rendersi gradito anche a quella base populista che si spande fra la Lega ed il Pd. Volete qualche esempio? Pensate ai recentissimi bliz della guardia di Finanza a Cortina d’Ampezzo, a Portofino, Chiavari, Genova dove finalmente sono state snidate mandrie di evasori fiscali con il suv e la barca, in alberghi da 1.000 euro a notte e che dichiarano si e no 25.000 euro l’anno. Finalmente alla berlina i “ricchi”, che paghino anche loro!
Riflettiamoci un po’, siamo proprio sicuri che hanno beccato i ”ricchi”? Certo chi marcia in superberline, va in certi alberghi e al casinò è uno che, probabilmente, ha qualche milione di euro e se dichiara cifre di quel tipo è un maiale che merita di essere fatto nero (nulla da eccepire su questo, se non il fatto che i governi precedenti, compresi quelli di Prodi, D’Alema e Amato, potevano pensarci già da molto tempo). Ma se questi sono i ricchi, come classifichiamo i Berlusconi, i Tronchetti Provera, i Della Valle, gli Elkann ecc. che hanno fortune calcolate in miliardi e miliardi di euro? Ripeto, non milioni di euro, ma miliardi. Ricordiamo che nel solo caso della lite ereditaria dell’Avv. Agnelli la contesa riguardò fondi off shore -e sottratti alla successione- per circa 1 miliardo di euro (ed, all’epoca si pagavano ancora le tasse di successione).
Va bene, quelli di Cortina sono i “ricchi”, ma questi altri signori, allora, sono i ricchissimi. Il bliz di Cortina non sposterà di un millimetro la situazione del nostro fisco. Per fare qualcosa di serio occorrerebbe mettere le mani addosso ai ricchissimi, quelli con conti da miliardi di euro. Ma contro i ricchissimi, il governo Monti non ha alzato paglia: nessun discorso sui grandissimi patrimoni finanziari depositati, probabilmente, in qualche paradiso fiscale. E questi non li scoviamo andando a Cortina o Portofino dove non vanno, perchè posseggono intere isole tropicali o parchi di ettari in Engandina; ma se anche ne avessimo trovato uno a Cortina, non gli avremmo fatto nulla, perchè sicuramente quei consumi sarebbero stati compatibili con il reddito che, per quanto sotto dichiarato rispetto alla realtà, sarà stato sicuramente di diversi milioni di euro e, dunque: “Tutto in regola Commendatore. Ossequi alla signora” e mano tesa alla visiera.
Non è attraverso i consumi che sapremo mai quanto sottodichiarano i ricchissimi e se pure qualcosa emergesse, al massimo gli toglieremmo un po’ di cipria dal naso.
Dunque, contro i “ricchissimi”, questo governo non ha osato neppure fare un fiato, così come sulle esenzioni fiscali agli enti economici della chiesa: Monti chiede meno di quanto il cardinal Bagnasco si dichiara pronto a concedere. Di tagli o rinvii ai programmi di spesa per la Difesa non ne parliamo nemmeno, a partire dai velivoli da combattimento Jsf.
Però, e qui sta la trovata geniale, diamo la sensazione che finalmente è arrivato il castigamatti che non guarda in faccia a nessuno. Un altro esempio? La decisione di tassare nuovamente i “fondi scudati”, quelli che rientrarono in Italia grazie al condono di Tremonti e contro il quale, per la verità, il Pd non fece nessuna vera opposizione. D’accordo, quella fu una cosa immonda ed i signori vennero condonati per un piatto di riso. Però, piaccia o no, il condono ci fu e giuridicamente è una pazzia rimetterlo in discussione. Sarebbe come dire: “Si l’amnistia te l’ho data e sei uscito, ma ora che ci penso era troppo generosa. Dai: vatti a fare altri sei mesi di galera!” Oppure chiedere una aggiunta alla cifra già versata per un condono edilizio. Giuridicamente la cosa non sta in piedi e, con ogni probabilità, se qualcuno porrà la questione alla Corte Costituzionale, questo provvedimento verrà cassato. Ed è un follia ancor di più sul piano economico, perchè, se domani si dovesse procedere ad un condono di qualsiasi genere, non ci crederebbe più nessuno. Non che i condoni siano una cosa degna di un paese civile, ma può sempre rendersi necessario farne qualcuno e, in questa maniera ci siamo bruciati i ponti dietro le spalle. Ma questo non ha nessunissima importanza per Monti, il cui problema è quello di galleggiare sulla crisi, arrivando a fine legislatura con un capitale di consenso popolare. Poi alle elezioni presentiamo un bel centro neo Dc.
Questi sono gli spot di una campagna elettorale che può durare da tre a quindici mesi. Per ora servono a far mandare giù le misure antipopolari assunte.
Semmai, il problema per Monti è un altro: che molte cose sono fuori dai suoi poteri e se l’Italia farà default o meno ormai non dipende più da noi ma dalla Merkel: o si fa il fondo salvastati e la Bce compera i bond rimasti invenduti stampando moneta, oppure qui si va a fondo e con noi va a fondo anche l’Euro. E questo lo decide la Merkel, da sola, neppure con Sarkozy. Punto e basta. Non a caso Monti ha chiesto con Sarkozy misure “entro marzo”: perchè l’asta del 29 dicembre, a fatica è andata in porto, quella del 15 febbraio, con qualche fatica in più (sono il triplo della scadenza precedente), può essere retta, ma le altre due, marzo ed aprile (più o meno ciascuna di pari entità della precedente) potrebbero davvero affondare la barca. E, se non c’è lo scudo europeo, c’è da scommettere che la “speculazione internazionale” (questo fantasma dietro cui si celano Wall street e la Casa Bianca) si accanirà per dare il colpo finale, all’Italia ed all’Euro.
Se questo dovesse succedere, fra le altre cose, sarebbe la fine del tentativo di “Mario il Grigio”. Ma anche qui l’uomo si è preparato una brillante via d’uscita: se le cose dovessero mettersi male già nelle prossime settimane, meglio arrivare alla rottura e far cadere il governo. Un voto contrario all’indirizzo di politica generale del governo ne provocherebbe le dimissioni, dopo di che non resterebbe che andare a nuove elezioni. Default per default, tanto vale farlo scaricando la colpa sulla irresponsabilità della classe politica. E alle elezioni, una lista che definiremmo “tecnico-centrista” vincerebbe facilmente. Ma per ottenere questo risultato, occorre che il Parlamento faccia un passo falso su un tema che susciti l’indignazione popolare. E l’occasione c’è: il taglio agli stipendi dei parlamentari. Tema che suscita la più profonda antipatia popolare verso i “politici” visti – a ragione- come dei parassiti e delle sanguisughe. Peraltro, questi sono anche dei morti di fame che piuttosto che rinunciare a mille euro al mese, venderebbero la madre e la nonna al mercato degli schiavi, per cui stanno mettendo tutti due i piedi nella trappola. E Monti ha già dichiarato che ritiene il provvedimento qualificante, aggiungendo “Questo governo non ha il problema di durare”. Come dire: “Se non vi tagliate gli stipendi, vi porto sparati al voto”.
Non so se i pezzenti di Montecitorio e di Palazzo Madama ci cadranno (sono abbastanza stupidi per farlo), ma se dovesse succedere sarebbero le elezioni e sia Pdl che Lega e Pd sarebbero massacrati a favore del “centro-tecnico”.
E voi dite che “Mario il Grigio” non è bravo? Come economista non vale granché, come statista vale ancora meno, ma come illusionista è un genio. Congratulazioni vivissime.
Nessun commento:
Posta un commento