- il Referendum - di Andrea Gentili
I no tav ci sono. Quel “cretinetti” che si arrampica sul traliccio, come recentemente lo ha chiamato Il Giornale di Sallusti, in un titolone in prima pagina, non è solo italiano. Formigoni ci ha illuminato con un suo video inchiesta personale mentre prepara il caffè, chiamando i no tav piccoli terroristi e “anarco-insurrezionalisti”. Mentre il governatore della Lombardia Formigoni ci offre il suo caffè, l’intera Europa sta lottando per il suo no tav. Le ferrovie ad alta velocità fanno parte di un progetto europeo di potenziamento delle reti infrastrutturali, ad esempio della connessione Lisbona-Kiev di cui la Val di Susa fa parte. Ma, progetto europeo a parte, sono numerosissimi gli Stati che hanno deciso di potenziare le proprie reti ferroviarie, installando linee ad alta velocità nel loro territorio. E, proprio come in Italia, per ognuno di questi progetti, scendono in piazza i cortei, le bandiere, i manifesti. Come nella Val di Susa, dove le contestazioni sono sfociate in barricate, in ostruzionismo. Bloccare il progresso per salvaguardare il territorio. Ma anche la moneta. Perché ognuna di queste nuove linee ha un costo di parecchi miliardi di euro. Entriamo nello specifico:
Francia: al di là delle Alpi, sono ben 6 le linee ad alta velocità operative. Si chiamano LGV, acronimo di Ligne à Grande Vitesse, di cui la metà passano per Parigi. Ma il progetto francese è quello di costruire nuove linee, e i cantieri sono già aperti. La più contestata è sicuramente la linea Limoges-Poitiers, che si dovrebbe allacciare all’altra nuova linea, in costruzione, Parigi-Bordeaux. 35 minuti per percorrere 130 km, a fronte di un’ora e 45 minuti con l’attuale collegamento. La politica della proteste è le solita, la stessa che in Italia: no alla linea ad alta velocità, sì all’ottimizzazione delle linee pendolari e al rinnovamento delle linee esistenti. E se in Italia ci sono amianto e urianio nascosti sotto terra a far paura ai valsusini, in Francia c’è il piombo, nocivo se inalato: questo infatti uno dei motivi del no alla LGV in un’altra linea in progettazione, che andrebbe da Bordeaux a Bayonne, e poi giù nei Paesi Baschi.
Germania: in Germania sono installate le linee ICE (InterCityExpress) molto meglio integrate con le linee tradizionali rispetto agli altri Paesi europei. Attualmente la lotta dei manifestanti no tav tedeschi si concentra tutta contro il progetto Stuttgart 21, annunciato per la prima volta nel 1994. Il nuovo piano prevede di trasformare la stazione di testa, costruita ai primi del 900 e considerata patrimonio storico nazionale, in una stazione di passaggio, di trasferire stazione e binari sotto terra, riducendo a 8 gli attuali 16 binari e di collegare la stazione alla tratta della nuova linea ad alta velocità che dovrà far parte della cosiddetta “magistrale” tra Parigi e Budapest. Ma, come in Italia, le proteste hanno trovato una dura repressione da parte della polizia.
Spagna: sole, sangria e alta velocità. In Spagna la rete ad alta velocità AVE (Alta Velocidad Española) comprende 4 linee che collegano Madrid a Siviglia, Barcellona, Toledo e Valladolid. Ma in corso c’è un opera di collegamento tra la capitale e Toledo, in Francia: nel pacchetto anche un tunnel di 40 km, per un costo complessivo di circa 10 miliardi di euro. Così nascono le manifestazioni basche, contro un’opera faraonica voluta dapprima da Zapatero e ora confermata dalla ministra per le infrastrutture Ana Pastor. Nel 2009 dopo un corteo di protesta di cittadini baschi, le forze dell’ordine sono intervenute a manganellate a far sgomberare i terreni che avrebbero ospitato i cantieri per la costruzione della linea.
Manifestante contro la High Speed 2 in Inghilterra
Inghilterra: Oltremanica, per strano che possa sembrare, non esiste una rete ad alta velocità che ricopri l’intero territorio. L’unica linea presente, la HS1 (High Speed 1)è quella che collega Londra alle TVG della Francia, con il famoso tunnel subacqueo che attraversa il canale della Manica. In cantiere c’è la HS2, la seconda linea ad altà velocità, un progetto ambizioso da 32 miliardi di sterline che collegherebbe Londra con Manchester e Leeds, ovvero con il Nord del Paese, più rurale e povero rispetto al Sud urbano e industrializzato. I cittadini di Londra Nord però non ci stanno proprio, perché la nuova linea transiterebbe in mezzo a un concentratissimo agglomerato di case. Inoltre secondo il comitato “No High Speed 2” il progetto non ridurrebbe le differenze tra Nord e Sud del Paese, in quanto i lavoratori di Manchester e Leeds si trasferirebbero ancora più volentieri a Londra a lavorare, peggiorando pure la sperequazione.
I no tav ci sono. Quel “cretinetti” che si arrampica sul traliccio, come recentemente lo ha chiamato Il Giornale di Sallusti, in un titolone in prima pagina, non è solo italiano. Formigoni ci ha illuminato con un suo video inchiesta personale mentre prepara il caffè, chiamando i no tav piccoli terroristi e “anarco-insurrezionalisti”. Mentre il governatore della Lombardia Formigoni ci offre il suo caffè, l’intera Europa sta lottando per il suo no tav. Le ferrovie ad alta velocità fanno parte di un progetto europeo di potenziamento delle reti infrastrutturali, ad esempio della connessione Lisbona-Kiev di cui la Val di Susa fa parte. Ma, progetto europeo a parte, sono numerosissimi gli Stati che hanno deciso di potenziare le proprie reti ferroviarie, installando linee ad alta velocità nel loro territorio. E, proprio come in Italia, per ognuno di questi progetti, scendono in piazza i cortei, le bandiere, i manifesti. Come nella Val di Susa, dove le contestazioni sono sfociate in barricate, in ostruzionismo. Bloccare il progresso per salvaguardare il territorio. Ma anche la moneta. Perché ognuna di queste nuove linee ha un costo di parecchi miliardi di euro. Entriamo nello specifico:
Francia: al di là delle Alpi, sono ben 6 le linee ad alta velocità operative. Si chiamano LGV, acronimo di Ligne à Grande Vitesse, di cui la metà passano per Parigi. Ma il progetto francese è quello di costruire nuove linee, e i cantieri sono già aperti. La più contestata è sicuramente la linea Limoges-Poitiers, che si dovrebbe allacciare all’altra nuova linea, in costruzione, Parigi-Bordeaux. 35 minuti per percorrere 130 km, a fronte di un’ora e 45 minuti con l’attuale collegamento. La politica della proteste è le solita, la stessa che in Italia: no alla linea ad alta velocità, sì all’ottimizzazione delle linee pendolari e al rinnovamento delle linee esistenti. E se in Italia ci sono amianto e urianio nascosti sotto terra a far paura ai valsusini, in Francia c’è il piombo, nocivo se inalato: questo infatti uno dei motivi del no alla LGV in un’altra linea in progettazione, che andrebbe da Bordeaux a Bayonne, e poi giù nei Paesi Baschi.
Germania: in Germania sono installate le linee ICE (InterCityExpress) molto meglio integrate con le linee tradizionali rispetto agli altri Paesi europei. Attualmente la lotta dei manifestanti no tav tedeschi si concentra tutta contro il progetto Stuttgart 21, annunciato per la prima volta nel 1994. Il nuovo piano prevede di trasformare la stazione di testa, costruita ai primi del 900 e considerata patrimonio storico nazionale, in una stazione di passaggio, di trasferire stazione e binari sotto terra, riducendo a 8 gli attuali 16 binari e di collegare la stazione alla tratta della nuova linea ad alta velocità che dovrà far parte della cosiddetta “magistrale” tra Parigi e Budapest. Ma, come in Italia, le proteste hanno trovato una dura repressione da parte della polizia.
Spagna: sole, sangria e alta velocità. In Spagna la rete ad alta velocità AVE (Alta Velocidad Española) comprende 4 linee che collegano Madrid a Siviglia, Barcellona, Toledo e Valladolid. Ma in corso c’è un opera di collegamento tra la capitale e Toledo, in Francia: nel pacchetto anche un tunnel di 40 km, per un costo complessivo di circa 10 miliardi di euro. Così nascono le manifestazioni basche, contro un’opera faraonica voluta dapprima da Zapatero e ora confermata dalla ministra per le infrastrutture Ana Pastor. Nel 2009 dopo un corteo di protesta di cittadini baschi, le forze dell’ordine sono intervenute a manganellate a far sgomberare i terreni che avrebbero ospitato i cantieri per la costruzione della linea.
Manifestante contro la High Speed 2 in Inghilterra
Inghilterra: Oltremanica, per strano che possa sembrare, non esiste una rete ad alta velocità che ricopri l’intero territorio. L’unica linea presente, la HS1 (High Speed 1)è quella che collega Londra alle TVG della Francia, con il famoso tunnel subacqueo che attraversa il canale della Manica. In cantiere c’è la HS2, la seconda linea ad altà velocità, un progetto ambizioso da 32 miliardi di sterline che collegherebbe Londra con Manchester e Leeds, ovvero con il Nord del Paese, più rurale e povero rispetto al Sud urbano e industrializzato. I cittadini di Londra Nord però non ci stanno proprio, perché la nuova linea transiterebbe in mezzo a un concentratissimo agglomerato di case. Inoltre secondo il comitato “No High Speed 2” il progetto non ridurrebbe le differenze tra Nord e Sud del Paese, in quanto i lavoratori di Manchester e Leeds si trasferirebbero ancora più volentieri a Londra a lavorare, peggiorando pure la sperequazione.
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