INTERVISTA di Geraldina Colotti - ilmanifesto -
Manuel Ceresal, economista vicinissimo al presidente Chávez
Una moneta virtuale creata fra i paesi dell'Alba per equilibrare i commerci interni al gruppo e bypassare l'uso del dollaro. Ma si sente la mancanza di pesi massimi quali Brasile e Argentina Qualche analogia e molte differenze fra l'euro e il «sistema unitario di pagamento a compensazione regionale». Marx? «Basta Keynes...»
Manuel Ceresal, docente all'Università bolivariana di Caracas, è un economista trentaquattrenne di origine belga molto ascoltato dal presidente venezuelano Hugo Chávez. Membro del Centro studi di economia politica, ha lavorato al progetto sucre, la piccola moneta comune messa in campo dai paesi dell'Alba (l'Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America). Antonio José de Sucre (1795-1830) è stato il luogotenente del Libertador Simon Bolivar e il vincitore della battaglia d'Ayacucho (1824), che portò l'indipendenza alle colonie spagnole del Sudamerica. Sucre (Sistema unitario di pagamento a compensazione regionale) è oggi simbolo di indipendenza economica: in continuità col sogno della "Patria grande" per tutto il continente.
Abbiamo incontrato Ceresal a Caracas, durante la preparazione del vertice del blocco regionale - un'idea di Cuba e Venezuela, nata per consolidare l'integrazione del Sudamerica e dei Caraibi, il 14 dicembre del 2004.
L'Alba entra nel suo ottavo anno di vita. Cos'ha dimostrato fin'ora?
È importante ricordarsi l'inizio, il primo no all'Alca, l'Accordo di libero commercio progettato dagli Stati uniti. Quel rifiuto opposto alla forma dominante del pensiero economico da Cuba e Venezuela ha aperto la strada a un diverso atteggiamento oggi presente anche nel Mercosur. I progetti dell'Alba, sostenuti dall'omonima banca, sono di natura sociale e condotti sulla base di uno scambio solidale. In seguito al dispiegarsi della crisi capitalista, abbiamo concentrato gli sforzi sulla necessità di creare uno spazio finanziario indipendente dal resto del mondo. E' impossibile farlo completamente, però si può limitare la dipendenza nella prospettiva di una zona economica di produzione e scambio allargata a quella che Chávez, riprendendo Bolivar, definisce la Patria grande. Non tutti i governi che partecipano all'Alba, però, sono socialisti. Alcuni paesi caraibici hanno usato questa grande possibilità di finanziamento per rimpinguare il loro bilancio. E questo non va bene, non vogliamo adottare in sedicesimo la logica del Fondo monetario internazionale. I fondi comuni verranno gestiti dalla banca dell'Alba solo per lo sviluppo sociale. Siamo ancora stretti nella contraddizione fra la vecchia architettura finanziaria, produttiva e commerciale, e il nuovo progetto. Il problema è che ci vorrebbero dei pesi massimi come Brasile e Argentina, che invece non sono nell'Alba. Per questo, il commercio interregionale è di soli 5 miliardi l'anno: comunque, un seme di qualità diversa, che indica la rottura con modelli di integrazione inefficaci, per via del loro carattere neoliberista. Sono convinto che ad avere politiche economiche centrate sull'economia reale, ci si guadagni. Non c'è bisogno di tornare a Marx, basta Keynes.
Che cos'è il Sucre, realtà o suggestione?
Il progetto sucre è un Sistema unitario di pagamento a compensazione regionale, una piccola moneta comune che per ora è poco più che una realtà virtuale. E' una unità di conto, la prima funzione del denaro fra quelle descritte da Marx. Una unità di misura che permette di calcolare il valore di scambio dei prodotti e di scambiarli, appunto, su larga scala. Si tratta di una moneta fiduciaria che non è ancora stata coniata. E rischia di non esserlo perché le dinamiche internazionali del sistema sono feroci... Il sucre cerca di compensare i valori di transazione in corso tra i paesi dell'Alba all'interno di una camera di compensazione virtuale, in base ai conti effettuati dalle banche che accettano i sucre, la moneta dell'unità di conto. Queste banche acquistano dei coupon con la loro moneta locale senza ricorrere alla divisa internazionale, il sucre fa funzione di divisa di cambio. Abbiamo immaginato un sistema di scambi un po' più sovrano, non per rimpiazzare il dollaro ma per essere un po' meno dipendenti: per ora durante appena un semestre.
Può fare un esempio?
Allo stato attuale, per sei mesi, quando Bolivia e Venezuela, o Bolivia e Ecuador, paesi dell'Alba, attuano una transazione, non si muovono dollari. Un importatore venezuelano paga la banca commerciale in bolivar, che ritornano alla Banca centrale. Quest'ultima li scambia in sucre, stabilendo in quella unità il valore dell'operazione, e poi li trasferisce per via elettronica alla Banca centrale di Bolivia che li converte nella sua moneta e regola così i conti con l'esportatore boliviano. In questo schema, i dollari non compaiono, però sulla carta il contratto fra Bolivia e Venezuela viene stipulato in dollari, perché è la moneta di fiducia. Continuiamo così perché i nostri paesi hanno bisogno di dollari freschi per onorare altri pagamenti internazionali: importiamo da altri paesi e nel sucre siamo solo in quattro. Per questo, ogni sei mesi siamo obbligati a ristabilire le assegnazioni di sucre che avevamo all'inizio liquidando le posizioni marginali, le eccedenze o il deficit, in dollari. L'idea del sucre è che più tu arrivi a equilibrare il commercio nella zona Alba, meno usi i dollari, se raggiungi una uguaglianza perfetta tra le tue esportazioni e le importazioni non hai dollari da sborsare alla fine dei sei mesi. Certo, se hai molto venduto, molto più di quanto hai comprato, e hai molto ricavo in eccedenza riceverai dei dollari, ma questo noi vogliamo evitarlo, agendo sulle politiche commerciali. Perciò abbiamo creato altri strumenti nel sucre: come il Fondo di riserva e convergenze commerciali, un piccolo fondo destinato a finanziare progetti produttivi che permettono di raffinare le materie prime da esportare fra i nostri paesi. Unità di conto, camera di compensazione semestrale e Fondo di riserva e convergenze commerciali sono i pilastri dell'Alba: uno spazio comune per invertire la dipendenza commerciale dal Nord, dovuta alla colonizzazione.
C'è un rapporto tra l'idea originaria di integrazione economica europea e quella del sucre?
In fondo, la nostra idea nasce dal dibattito scaturito a ridosso degli accordi di Bretton Woods. Allora, Keynes spiegava che c'era bisogno di un sistema internazionale monetario e commerciale più giusto. Per questo, da un lato aveva proposto il Bancor, una unità di controllo a livello mondiale per consentire la compensazione del pagamenti, come avviene nell'Alba. Dall'altro, stabiliva che i paesi possessori di grandi eccedenze dovessero essere solidali con quelli deficitari. Sarebbe però un errore credere che il sucre si ispiri all'euro. L'euro intende la dialettica dell'integrazione con una sorta di idealismo della convergenza macroeconomica. I paesi della Ue si arrangiano per imbastire un trattato che dica la stessa cosa di quel che diceva Maastrich, un patto dell'euro ma rafforzato: basato su una logica punitiva, anche se nessuno compie le condizioni stabilite. C'è una fissazione, volontarismo dell'euro che ha stordito l'Europa. Se n'è voluto fare un simbolo culturale, oltre che un segno monetario. Jacques Delors, il padre dell'euro, nel suo rapporto aveva indicato che, oltre al patto di stabilità della Banca centrale, ci sarebbe stato bisogno di un diverso patto economico. Invece, la Banca centrale europea, oggi è più neoliberista, nella sua concezione, della Federal Reserve, la quale ha almeno obbiettivi di crescita e impiego. Adesso, comunque, sia l'Europa che punta su misure di austerità, che gli Usa dove fanno marciare la macchina stampa-biglietti, sono nella stessa situazione di stagnazione. E' la crisi del capitale . Quello di aver costruito un paniere di monete, unito i paesi, suscitato un sentimento di appartenenza a una zona dell'euro, è stato un bell'esercizio, ma l'euro è uno strumento del capitale. La Germania, che ha prestato soldi per 10 anni, a partire dall'eccedenza di cui disponeva in quanto potenza industriale, non si comporta come nel sistema di Keynes. In quel caso, avrebbe finanziato, ma senza ritorno economico, o allora avrebbe investito nei paesi dell'euro oggi in crisi. E oggi magari ci sarebbero più imprese tedesche presenti in Italia, ma non banche tedesche rimaste a casa propria, che però chiedono di riscuotere i crediti che hanno inviato. L'euro ha quindi vizi di forma e di fondo nel modo in cui è stato creato. Anziché lo sviluppo di una politica produttiva dell'Europa, c'è stato quello delle politiche di concorrenza, di un modello di integrazione che ha relegato sia le questioni sociali che quelle produttive in secondo piano. E oggi, anche i fondi strutturali destinati a questo fine (1.000 miliardi) non sono paragonabili ai 400 miliardi immessi nel fondo di stabilizzazione finanziaria. Qui si vede com'è concepita l'Europa del neoliberismo. Noi non possiamo permetterci di essere così idealisti, dobbiamo avere una dialettica dell'integrazione un po' più marxista. In questo quadro, il sucre è molto più che una suggestione.
Manuel Ceresal, economista vicinissimo al presidente Chávez
Una moneta virtuale creata fra i paesi dell'Alba per equilibrare i commerci interni al gruppo e bypassare l'uso del dollaro. Ma si sente la mancanza di pesi massimi quali Brasile e Argentina Qualche analogia e molte differenze fra l'euro e il «sistema unitario di pagamento a compensazione regionale». Marx? «Basta Keynes...»
Manuel Ceresal, docente all'Università bolivariana di Caracas, è un economista trentaquattrenne di origine belga molto ascoltato dal presidente venezuelano Hugo Chávez. Membro del Centro studi di economia politica, ha lavorato al progetto sucre, la piccola moneta comune messa in campo dai paesi dell'Alba (l'Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America). Antonio José de Sucre (1795-1830) è stato il luogotenente del Libertador Simon Bolivar e il vincitore della battaglia d'Ayacucho (1824), che portò l'indipendenza alle colonie spagnole del Sudamerica. Sucre (Sistema unitario di pagamento a compensazione regionale) è oggi simbolo di indipendenza economica: in continuità col sogno della "Patria grande" per tutto il continente.
Abbiamo incontrato Ceresal a Caracas, durante la preparazione del vertice del blocco regionale - un'idea di Cuba e Venezuela, nata per consolidare l'integrazione del Sudamerica e dei Caraibi, il 14 dicembre del 2004.
L'Alba entra nel suo ottavo anno di vita. Cos'ha dimostrato fin'ora?
È importante ricordarsi l'inizio, il primo no all'Alca, l'Accordo di libero commercio progettato dagli Stati uniti. Quel rifiuto opposto alla forma dominante del pensiero economico da Cuba e Venezuela ha aperto la strada a un diverso atteggiamento oggi presente anche nel Mercosur. I progetti dell'Alba, sostenuti dall'omonima banca, sono di natura sociale e condotti sulla base di uno scambio solidale. In seguito al dispiegarsi della crisi capitalista, abbiamo concentrato gli sforzi sulla necessità di creare uno spazio finanziario indipendente dal resto del mondo. E' impossibile farlo completamente, però si può limitare la dipendenza nella prospettiva di una zona economica di produzione e scambio allargata a quella che Chávez, riprendendo Bolivar, definisce la Patria grande. Non tutti i governi che partecipano all'Alba, però, sono socialisti. Alcuni paesi caraibici hanno usato questa grande possibilità di finanziamento per rimpinguare il loro bilancio. E questo non va bene, non vogliamo adottare in sedicesimo la logica del Fondo monetario internazionale. I fondi comuni verranno gestiti dalla banca dell'Alba solo per lo sviluppo sociale. Siamo ancora stretti nella contraddizione fra la vecchia architettura finanziaria, produttiva e commerciale, e il nuovo progetto. Il problema è che ci vorrebbero dei pesi massimi come Brasile e Argentina, che invece non sono nell'Alba. Per questo, il commercio interregionale è di soli 5 miliardi l'anno: comunque, un seme di qualità diversa, che indica la rottura con modelli di integrazione inefficaci, per via del loro carattere neoliberista. Sono convinto che ad avere politiche economiche centrate sull'economia reale, ci si guadagni. Non c'è bisogno di tornare a Marx, basta Keynes.
Che cos'è il Sucre, realtà o suggestione?
Il progetto sucre è un Sistema unitario di pagamento a compensazione regionale, una piccola moneta comune che per ora è poco più che una realtà virtuale. E' una unità di conto, la prima funzione del denaro fra quelle descritte da Marx. Una unità di misura che permette di calcolare il valore di scambio dei prodotti e di scambiarli, appunto, su larga scala. Si tratta di una moneta fiduciaria che non è ancora stata coniata. E rischia di non esserlo perché le dinamiche internazionali del sistema sono feroci... Il sucre cerca di compensare i valori di transazione in corso tra i paesi dell'Alba all'interno di una camera di compensazione virtuale, in base ai conti effettuati dalle banche che accettano i sucre, la moneta dell'unità di conto. Queste banche acquistano dei coupon con la loro moneta locale senza ricorrere alla divisa internazionale, il sucre fa funzione di divisa di cambio. Abbiamo immaginato un sistema di scambi un po' più sovrano, non per rimpiazzare il dollaro ma per essere un po' meno dipendenti: per ora durante appena un semestre.
Può fare un esempio?
Allo stato attuale, per sei mesi, quando Bolivia e Venezuela, o Bolivia e Ecuador, paesi dell'Alba, attuano una transazione, non si muovono dollari. Un importatore venezuelano paga la banca commerciale in bolivar, che ritornano alla Banca centrale. Quest'ultima li scambia in sucre, stabilendo in quella unità il valore dell'operazione, e poi li trasferisce per via elettronica alla Banca centrale di Bolivia che li converte nella sua moneta e regola così i conti con l'esportatore boliviano. In questo schema, i dollari non compaiono, però sulla carta il contratto fra Bolivia e Venezuela viene stipulato in dollari, perché è la moneta di fiducia. Continuiamo così perché i nostri paesi hanno bisogno di dollari freschi per onorare altri pagamenti internazionali: importiamo da altri paesi e nel sucre siamo solo in quattro. Per questo, ogni sei mesi siamo obbligati a ristabilire le assegnazioni di sucre che avevamo all'inizio liquidando le posizioni marginali, le eccedenze o il deficit, in dollari. L'idea del sucre è che più tu arrivi a equilibrare il commercio nella zona Alba, meno usi i dollari, se raggiungi una uguaglianza perfetta tra le tue esportazioni e le importazioni non hai dollari da sborsare alla fine dei sei mesi. Certo, se hai molto venduto, molto più di quanto hai comprato, e hai molto ricavo in eccedenza riceverai dei dollari, ma questo noi vogliamo evitarlo, agendo sulle politiche commerciali. Perciò abbiamo creato altri strumenti nel sucre: come il Fondo di riserva e convergenze commerciali, un piccolo fondo destinato a finanziare progetti produttivi che permettono di raffinare le materie prime da esportare fra i nostri paesi. Unità di conto, camera di compensazione semestrale e Fondo di riserva e convergenze commerciali sono i pilastri dell'Alba: uno spazio comune per invertire la dipendenza commerciale dal Nord, dovuta alla colonizzazione.
C'è un rapporto tra l'idea originaria di integrazione economica europea e quella del sucre?
In fondo, la nostra idea nasce dal dibattito scaturito a ridosso degli accordi di Bretton Woods. Allora, Keynes spiegava che c'era bisogno di un sistema internazionale monetario e commerciale più giusto. Per questo, da un lato aveva proposto il Bancor, una unità di controllo a livello mondiale per consentire la compensazione del pagamenti, come avviene nell'Alba. Dall'altro, stabiliva che i paesi possessori di grandi eccedenze dovessero essere solidali con quelli deficitari. Sarebbe però un errore credere che il sucre si ispiri all'euro. L'euro intende la dialettica dell'integrazione con una sorta di idealismo della convergenza macroeconomica. I paesi della Ue si arrangiano per imbastire un trattato che dica la stessa cosa di quel che diceva Maastrich, un patto dell'euro ma rafforzato: basato su una logica punitiva, anche se nessuno compie le condizioni stabilite. C'è una fissazione, volontarismo dell'euro che ha stordito l'Europa. Se n'è voluto fare un simbolo culturale, oltre che un segno monetario. Jacques Delors, il padre dell'euro, nel suo rapporto aveva indicato che, oltre al patto di stabilità della Banca centrale, ci sarebbe stato bisogno di un diverso patto economico. Invece, la Banca centrale europea, oggi è più neoliberista, nella sua concezione, della Federal Reserve, la quale ha almeno obbiettivi di crescita e impiego. Adesso, comunque, sia l'Europa che punta su misure di austerità, che gli Usa dove fanno marciare la macchina stampa-biglietti, sono nella stessa situazione di stagnazione. E' la crisi del capitale . Quello di aver costruito un paniere di monete, unito i paesi, suscitato un sentimento di appartenenza a una zona dell'euro, è stato un bell'esercizio, ma l'euro è uno strumento del capitale. La Germania, che ha prestato soldi per 10 anni, a partire dall'eccedenza di cui disponeva in quanto potenza industriale, non si comporta come nel sistema di Keynes. In quel caso, avrebbe finanziato, ma senza ritorno economico, o allora avrebbe investito nei paesi dell'euro oggi in crisi. E oggi magari ci sarebbero più imprese tedesche presenti in Italia, ma non banche tedesche rimaste a casa propria, che però chiedono di riscuotere i crediti che hanno inviato. L'euro ha quindi vizi di forma e di fondo nel modo in cui è stato creato. Anziché lo sviluppo di una politica produttiva dell'Europa, c'è stato quello delle politiche di concorrenza, di un modello di integrazione che ha relegato sia le questioni sociali che quelle produttive in secondo piano. E oggi, anche i fondi strutturali destinati a questo fine (1.000 miliardi) non sono paragonabili ai 400 miliardi immessi nel fondo di stabilizzazione finanziaria. Qui si vede com'è concepita l'Europa del neoliberismo. Noi non possiamo permetterci di essere così idealisti, dobbiamo avere una dialettica dell'integrazione un po' più marxista. In questo quadro, il sucre è molto più che una suggestione.
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