Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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venerdì 13 aprile 2012

Monete sociali ed ecologiche per la sovranità monetaria

- senzasoste -
Alcuni giorni fa sul nostro sito abbiamo pubblicato un articolo che metteva in evidenza l'origine di destra o di estrema destra delle teorie economiche che si accentrano sul signoraggio bancario, e -con un sillogismo piuttosto discutibile- criticava anche le teorie sulla moneta locale, considerandole una diretta conseguenza delle prime.

In realtà non c’è un’unica teoria sulla moneta locale, tanto è vero che essa viene definita in vari modi (moneta locale, sociale, complementare, alternativa...) che dimostrano come siano diversi i ruoli che tale strumento nelle idee dei suoi promotori dovrebbe svolgere in un a comunità; infatti nella storia la moneta sociale è stata adottata in contesti storici, politici e culturali molto diversi tra loro: dalla Repubblica Sovietica della Baviera del primo dopoguerra al tranquillo paesino di Chiemsee della Baviera di oggi; dalle zone sotto controllo repubblicano durante la guerra civile spagnola -qui accanto vediamo una "banconota" dell'epoca- all’Argentina della grande crisi del 2001...

Qui sotto troverete una versione “eco-socialista” della moneta locale, in un articolo scritto da un sociologo catalano che fa parte del movimento 15-M. L’articolo forse in alcuni passaggi pecca un po’ di ingenuità ed eccessivo entusiasmo, ma dimostra che la moneta locale trova sostenitori anche in aree politiche molto significative della sinistra e può stimolare l'interesse dei lettori ad approfondire i temi dell’economia solidale -magari partecipando al prossimo corso organizzato dalla Libera Università Popolare Alfredo Bicchierini, che inizierà a maggio (N.d.T.)

Monete sociali ed ecologiche per la sovranità monetaria

Storicamente i movimenti progressisti ed ecologisti hanno trascurato molto lo studio e la ridefinizione di ciò che è il denaro. Si intendeva che questo faceva parte di un ambito lontano dalle inquietudini sociali ed umaniste; un terreno superfluo per costruire utopie e mondi migliori, nei quali probabilmente il denaro non esisterebbe. Questo ha lasciato praticamente intatta e in mano alle forze conservatrici la comprensione di questa particella fondamentale con la quale organizziamo le nostre società. Ha impedito, al di là di pochi esperimenti puntuali, lo sviluppo di proposte solide che possano costituire alternative praticabili alla moneta eco-illogica e antisociale. A partire dalla controcultura ecologista e dall’economia alternativa sono stati affrontati molti temi come le finanze etiche, il commercio equo, l’agroecologia o le cooperative di consumo, ma la maggioranza funziona integralmente con moneta ufficiale, dato che non si percepisce una differenza reale tra questa e altri sistemi monetari alternativi.
Tuttavia di recente sono nate in tutto il mondo nuove monete emesse su scala locale dalle comunità, con un forte carattere solidale e cooperativo, che hanno mostrato come in questo modo si riesce a generare molti effetti positivi, alcuni dei quali sono direttamente legati alla sovranità alimentare. Anche le monete sociali, chiamate anche locali, complementari o alternative hanno guadagnato forza e interesse negli ultimi anni, specialmente dopo l’inizio della crisi, e stanno costruendo proposte replicabili di distribuzione alimentare bioregionale di carattere solidale ed ecologico.

SOVRANITÀ ALIMENTARE IN EURO?

Così come non possiamo avere sovranità alimentare quando poche imprese dominano in forma di oligopolio il mercato alimentare, non possiamo neanche avere una completa sovranità come cittadini quando poche imprese, in questo caso grandi banche private (alcune mascherate da pubbliche sotto le sigle di centrali o riserva federale) sono le uniche che emettono le unità con le quali misuriamo le nostre attività economiche.

Che cos’è una moneta?

La vendita di denaro che oggi fanno le grandi banche a governi e cittadini è come se poche imprese ci vendessero i centimetri con i quali misurare le distanze. Uno strumento di misura per facilitare gli scambi, che esiste da millenni, si è trasformato da pochi secoli in una nuova merce, che può essere comprata e venduta, cosa che rappresenta un grande affare e allo stesso tempo la fine di ciò per cui era stato inizialmente creato il denaro. Chi detiene il controllo della creazione di denaro ha un potere, come riconobbe un Rotschild nel 1880, molto superiore a quello del più grande Impero.

Questo denaro si vende con gli interessi, cosa che in realtà è una forma occulta di oppressione delle élites sul resto della società, poiché i ricchi possiederanno sempre le banche, il denaro da prestare, e noi gente più povera dovremo sempre pagare per accedervi. Pertanto, se non esercitiamo un controllo democratico e sociale su questo strumento così fondamentale nelle nostre società, queste avranno un livello di democrazia discutibile, e verrà esercitata un’oppressione e una forma di neo-schiavitù sottile e quasi invisibile sulle maggioranze sociali. E questo è ciò che vediamo oggi con chiarezza in tutto il pianeta. La crisi attuale e la sua soluzione dimostrano che, effettivamente, poche corporazioni e imprese finanziarie dispongono di un controllo praticamente illimitato sulle nostre società e governi.

L’ignoranza su un tema così centrale e di uso quotidiano come il denaro, che non solo caratterizza il cittadino comune ma anche molt* economist*, si deve in buona misura al fatto che le stesse fondazioni o centri di ricerca che sostengono determinati studi sui fertilizzanti, semi transgenici o usi del petrolio, ma bloccano altre ricerche sulle energie rinnovabili, hanno fatto anche in modo che i centri studi di economia disconoscano la natura del denaro. E che autori come Silvio Gesell [1], da cui Keynes disse che l’umanità avrebbe potuto apprendere più che da Marx, e che si dedicò a questo, con la sua opera principale il cui titolo è ‘L’ordine economico naturale’ siano dei perfetti sconosciuti nelle facoltà di economia.



Gesell scriveva già nel 1920 che il denaro con interessi positivi che oggi conosciamo, è anti-naturale, dato che si distingue da ogni altra cosa sulla Terra, che perde valore con il tempo e il cui immagazzinamento implica un costo. Rilevava che, continuando così, tutta la nostra economia avrebbe finito per essere finanziaria e non reale, come succede oggi. Invece per ottenere un’economia sana e pertanto con un denaro che circolasse con maggiore velocità Gesell propose gli interessi inversi o la moneta ossidabile, che anziché guadagnare valore con il tempo lo perdeva. Molte monete sociali seguono oggi questo principio, e già negli anni ‘20 un piccolo paese dell’Austria lo fece, con tanto successo e generazione di posti di lavoro e ricchezza locale che la Banca Centrale dell’Austria, temendo che l’esperienza fosse replicata e facesse terminare i grandi affari della banca, spinse per la proibizione dell’esperimento [2].

È necessaria una nuova moneta?

Così come i brevetti determinano le differenze tra i semi circolando liberamente o no tra i contadini, nel campo monetario la principale differenza tra le monete corporative che oggi usiamo e le monete sociali è che queste non presuppongono interessi; inoltre vengono emesse dalla comunità locale, in ogni nuovo interscambio, sono abbondanti quanto la ricchezza reale presente in ogni comunità, e sono un modo di misurare l’economia, non un bene in sé stesso con cui si possa commerciare.Anziché continuare a comprare da una lobby costituita da un cartello di banche private i centimetri con cui misuriamo la nostra economia, li costruiamo noi stess* nella regione, per avere in questo modo sovranità monetaria con cui accedere alla sovranità economica: i mezzi con cui si distribuiscono la ricchezza e la produzione locale tra le/gli abitanti locali.

Rafforzamento della sovranità alimentare

Se tutto questo è vero a un livello sociale ampio, lo è ancor di più a un livello più prossimo e legato all’agricoltura e la distribuzione alimentare. Le esperienze delle monete sociali hanno mostrato che riescono a raggiungere in pochissimo tempo effetti molto positivi, molti dei quali sono direttamente legati alla sovranità alimentare. Permettono di rilocalizzare l’economia, proteggere le piccole produzioni agricole ecologiche e familiari, il commercio locale di prossimità, evitare gli alimenti chiilometrici e costruire una barriera solida, ma allo stesso tempo pacifica e semplice di fronte alle grandi corporazioni. Aiutano anche a generare legami economici e di fiducia stabili che rigenerano i tessuti sociali. Sono modelli, pertanto, di sovranità economica, commerciale e monetaria.

Queste esperienze si sviluppano in un determinato paese o regione, con modelli locali propri, che possono essere replicati in altre regioni in modo simile, ma con differenze determinate dalle idiosincrasie locali di ogni luogo. È così che crescono, replicandosi. Alcune di esse, ancora con l’incertezza che caratterizza le attività del terzo settore e l’economia sociale, dove molti compiti sono a carattere volontario, si sono ormai consolidate come modelli praticabili di riorganizzazione dei processi economici e sociali. Quasi sempre lavorano senza nessun appoggio delle amministrazioni pubbliche, generando piattaforme di cittadinanza più sostenibili, ecologiche, socialmente giuste e più allegre, costruendo nuovi spazi di socializzazione e recupero dei tessuti sociali che né il mercato né le amministrazioni pubbliche sono riusciti ad articolare.

Aiutano a creare, insieme ad altre proposte di sovranità economica come le cooperative di consumo o le AMAP [3], una migliore integrazione sistemica tra i metodi di coltivazione e i metodi di distribuzione ecologici, trasformandosi in nuovi meccanismi che anziché di carattere industriale, sono anche ecologici, dal principio alla fine del ciclo produttivo. È anche una forma di rivitalizzare e riscoprire le ricchezze delle comunità locali, riducendo il consumo di alimenti agroindustriali, e ridisegnano lo scenario della distribuzione agroalimentare a partire da nuovi modelli di distribuzione più partecipativi ed ecologisti.

Si configurano come una possibile alternativa alla crisi strutturale del ruolo dei contadini nelle campagne, all’assenza di sovranità alimentare o per la preservazione di varietà e usi bioregionali. Riescono a chiudere il ciclo dell’opzione ecologica, passando dalla rivendicazione all’azione comunitaria e autogestita, tornando al locale, su una scala umana.



Distinte sovranità

Allo stesso modo di come i movimenti per la sovranità alimentare cercano di riappropriarsi della decisiva capacità di produrre gli alimenti in ogni regione perché questo potere non cada nelle mani di interessi stranieri e non interessati alla risoluzione dei bisogni locali, non meno importante è il raggiungimento di altri tipi di sovranità in altri campi per costruire vere democrazie, come nel caso della sovranità tecnologica (Free Software, Open Source Ecology), la sovranità nel lavoro, (cooperativismo, collettivizzazioni), nella distribuzione culturale (creative commons, copyleft, cultura libera), nella pedagogia (scuole libere, educazione in casa), nell’energia (microgenerazione, energie rinnovabili e libere), ecc, fino a raggiungere un tipo di sovranità ancora più strategica e centrale: quella monetaria, che permette di potenziare e unire queste proposte a partire dalla loro autonomia, in un nuovo mercato sociale a dimensione umana; forse l’unica dimensione nella quale possiamo trovare la libertà, l’uguaglianza, la partecipazione e pertanto la democrazia.

Esempi nel mondo

Troviamo nel mondo molti tipi diversi di monete: i LETS (Local Exchange Trade Systems), le Ithaca Hours nello Stato di New York; le monete in formato cartaceo in Sud America; i SEL (Systèmes d’Échanges Locales) in Francia; le Regio in Germania o le monete delle Transition Towns.

In Catalogna vediamo un modello molto interessante che combina ciò che verrebbe ad essere una rete di interscambio con una cooperativa di consumo. Le ECO RETI. Questa unione fa sì che sia un modello molto completo, che riesce a risolvere una necessità spesso non coperta nelle reti, come l’esistenza di prodotti di alimentazione di base, e offre allo stesso tempo ai/alle contadini/e locali la possibilità di contare su nuovi nuovi mercati locali e sociali nei quali possono guadagnare non solo moneta sociale, ma anche gli euro di cui necessitano per la loro produzione.



Le Eco Reti sono modelli di economia solidale, cooperativa ed ecologica bioregionale, che si organizzano in modo autonomo in ogni regione ma al tempo stesso mantengono legami permanenti e relazioni sociali ed economiche con le altre reti, in una specie di confederazione di economie regionali basate sulla democrazia diretta o assembleare.

Le Eco Reti consistono, in síntesi, in un nuovo modello che mette in pratica l’unione di una rete di interscambio con moneta sociale con una cooperativa di consumo. Tutt* cominciamo con 0 ecos, e qualsiasi utente può guadagnare moneta sociale offrendo qualunque bene o servizio a un altro utente della rete. Si possono anche comprare ecos al cambio di 1 a 1 con l’euro. Questo lo fanno soprattutto le/i consumatori della rete o visitatori nelle fiere (famiglie e individui che non vogliono partecipare attivamente come utenti, ma che desiderano solo consumare qualche prodotto o servizio offerto da qualche utente). facendo questo cambio di moneta entrano nella rete euro che verranno destinati, come se si trattasse di una cooperativa di consumo, all’acquisto di prodotti alimentari di base da produttori delle vicinanze che accettano un 10 o un 20% in moneta sociale. Questi prodotti vengono portati alla successiva fiera del trueque [baratto, ndt], oppure, se si dispone di un locale permanente, si lasciano lì in quelle che in Catalogna si chiamano Centrales de Compras Colectivas o Eco Negozi dove sono distribuiti íntegralmente in moneta sociale.

Il principio di transizione

È stato fondamentale capire il principio di transizione, dal mondo nel quale oggi viviamo all’utopia verso la quale vogliamo andare. Se le reti esigessero un’accettazione del 100% in moneta sociale dai produttori, questi finirebbero per averne troppa, cosa che sarebbe un problema e potrebbe compromettere la loro economia, quando quello che si vuole è di aiutare. Invece percentuali graduali di accettazione permettono che tutti ci guadagnino. I contadini riescono a incamerare euro per mantenere la loro fattoria, riescono a stabilire un legame sicuro e permanente con un mercato prossimo e amico, ottengono alcuni eco o moneta sociale con cui rifornirsi di qualche servizio o prodotto della rete che gli può servire nella loro fattoria o nelle spese correnti della loro famiglia (un corso di lingue per il figlio, p.es.). E la rete arriva a disporre di prodotti di base che fanno di questo sistema non più solo un’esperienza simbolica e festiva di incontro tra vicini ma l’inizio di un’alternativa completa al capitalismo industriale.

Vediamo allora come le monete sociali ed ecologiche non sono l’unico mezzo né il più importante, ma sembra proprio che senza di loro sarà difficile arrivare ad un vero cambiamento.

Dídac Sanchez-Costa i Larraburu

(Sociologo, scrittore e attivista. Membro delle Ecoreti, della Cooperativa Integrale Catalana, del movimento 15M e della Colonia Collettivizzata di Ca la Fou)

Rivista 'Soberanía alimentaria, biodiversidad y culturas'
Riferimenti:

www.ecoseny.net, www.ecoxarxes.cat

www.cooperativaintegral.cat

www.ecolonia.cooperativaintegral.cat

http://cooperativa.ecoxarxes.cat

Facebook: Didac S.-Costa, Xarxa Ecoseny



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Note :

[1] Silvio Gesell (1862-1930), economista anarchico tedesco, maturò le sue teorie dopo la crisi del 1890 in Argentina, dov’era emigrato. Tornato in Germania, scrisse la sua prima opera Una riforma sostanziale del denaro come passaggio allo Stato sociale. Nel 1919 fu chiamato a far parte del governo della Repubblica Bavarese dei Consigli come “rappresentante del popolo per le finanze” (n.d.t.).

[2] L’autore si riferisce al cosiddetto “Miracolo di Wörgl”. Dopo la Grande Depressione, nel luglio 1932, su iniziativa di Michael Unterguggenberger, il sindaco di questo paesino austriaco, fu emessa una moneta locale chiamata Freigeld. L’esperimento fu chiuso nel settembre 1933. Cfr. http://www.unterguggenberger.org/ (n.d.t.)

[3] dell’Association pour le Mantien de l’Agriculture Paysanne (Teikei in Giappone o CSA -Community Supported Agriculture- negli USA). In queste, i consumatori assumono un ruolo molto più attivo e solidale con il produttore, con visite e lavoro nelle fattorie e un pagamento in anticipo del raccolto. La nitida frontiera tra produttore e consumatore sfuma, dato che quest’ultimo diventa una specie di azionista della fattoria, che ha la possibilità di prendere decisioni sul tipo di colture, prodotti, qualità o forme di pagamento. (Nota dell’autore)

Fonte:
http://revistasoberaniaalimentaria.wordpress.com/2012/01/28/monedas-locales-y-ecologicas-para-la-soberania-monetaria-2/

Traduzione per Senzasoste Andrea Grillo

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