di Massimo Nava
sul Corriere della Sera
sul Corriere della Sera
Nella crisi
dell' euro, è opinione diffusa che la Germania sia parte del problema e grande
parte della soluzione. Si sostiene che la crisi sia aggravata dalle prudenze
tedesche e sarebbe risolta se la Germania cambiasse registro. Tutti cercano la
chiave per convincere Frau Merkel, mentre il destino della moneta sembra appeso
alle decisioni della corte costituzionale tedesca che dovrebbe pronunciarsi
sulla legittimità dei recenti accordi «salva Stati». La Germania è tacciata di
egoismo miope verso i Paesi in difficoltà e al tempo stesso di volontà
egemonica quando si condizionano i soccorsi a un editto finanziario ispirato da
Berlino, premessa di nuovo assetto istituzionale europeo che piace soprattutto
ai tedeschi. Si tratta di analisi contrapposte, che rimandano a un presunto
ripiegamento di un Paese virtuoso che non vuole pagare i debiti dei Paesi
spreconi o - al contrario - a un presunto tratto di penna sulle lezioni della
storia e sui fantasmi del passato nazista. Ma fino a che punto, o meglio fino a
che prezzo, l' Europa di oggi sta davvero a cuore alla Germania? Siamo sicuri
che il problema tedesco sia il rigore senza mediazione, in fin dei conti contro
il proprio interesse di potenza economica continentale? Quanto pesano invece la
seduzione storica dell' allargamento ad est, l' influenza culturale ed economica
sulla Mitteleuropa, l' idea che il futuro del Paese, nella competitività
globale, risieda nella conquista d' oriente e sempre meno nel mercato depresso
del resto d' Europa, da cui la Germania può comunque continuare a drenare
manodopera, cervelli e capitali? Quali possono essere le conseguenze di un asse
mediterraneo (Francia, Italia, Spagna) rispetto al più esclusivo asse
franco-tedesco? Probabilmente, per rispondere, bisogna rifarsi a un' altra
storia, più recente, meno inquietante, altrettanto drammatica: quella cominciata
all' indomani della caduta del Muro di Berlino. Nel novembre del 1989, non è
nata soltanto una Germania più grande, più popolosa, capace di inglobare e
risanare il suo Mezzogiorno comunista, grazie anche alla generosa (e interessata)
visione del cancelliere Kohl, che decise il cambio alla pari del marco dell'
ovest con quello dell' est. È nata (o meglio, rinata) una Mitteleuropa che
sulle ceneri dei regimi comunisti è entrata stabilmente nella sfera d'
influenza economica della Germania. Le imprese si sono installate nelle regioni
dell' Est tedesco, in Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Romania, Ucraina e
sono prosperate, grazie anche al differenziale di prezzi e salari. Un esempio,
la Skoda-Volkswagen. I rapporti economici con i Paesi baltici si sono intensificati.
La Russia post sovietica è diventata il grande mercato delle merci tedesche e
il polmone energetico, grazie anche ai discreti rapporti d' affari dell' ex
cancelliere Schröder. L' Europa tedesca assomiglia più all' Europa delle
competizioni di calcio (che comprende anche Russia, Turchia e Bielorussia) che
all' Europa dell' euro. Sull' onda del principio dell' autodeterminazione dei
popoli affermato con la riunificazione del Paese, la Germania è andata anche
oltre la strategia di allargamento della sfera economica, riconoscendo per
prima l' indipendenza di Croazia e Slovenia (oggi porte orientali della Ue),
favorendo di fatto la dissoluzione della Jugoslavia, estendendo l' area
commerciale del marco alla Bosnia, alla Serbia, fino all' Albania e al Kosovo.
Per la storia, molti volontari delle guerre balcaniche erano immigrati che
tornavano a combattere con le loro Mercedes cariche di armi, soldi e uniformi.
La penetrazione economica ha interessato la Grecia (da cui deriva anche una
parte del debito greco) e si è estesa sempre più alla Turchia, che fornisce
alla Germania un' emigrazione largamente affidabile e qualificata e favorisce
un forte interscambio turistico e commerciale, gestito anche da una rete
importante di imprese turche installate in Germania. Se si osserva in profondità
questo quadro sintetico, forse si comprendono meglio le rigidità della Merkel,
che peraltro ha fatto passi avanti rispetto al pensiero comune dei suoi
elettori. È opportuno riflettere sulla direzione degli interessi tedeschi, sull'
egoismo di Berlino rispetto all' Europa del sud, sull' indifferenza della Germania
al progetto di Unione per il Mediterraneo, sull' effettiva preoccupazione per
le sorti dell' Europa comunitaria rispetto al consolidamento della penetrazione
verso Oriente, dalla Russia alla Cina. È vero che Francia, Italia, Spagna sono
ancora i primi partner commerciali della Germania, ma è anche vero che le
vendite di automobili e merci tedesche in Cina registrano aumenti annuali a
doppia cifre. Fra vecchia Europa impoverita e nuovo Eldorado, la Germania da
che parte guarderà? Intanto, la locomotiva è tentata di sganciare i vagoni di
coda.
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