Si apre in Grecia la strada delle privatizzazioni, condizione imposta dai creditori internazionali di Atene per continuare a dare il loro aiuto economico al Paese. Il Consiglio dei ministri ha deciso l'abolizione della quota che lo Stato greco doveva possedere per ogni società, quota che variava dal 34% al 51% del capitale azionario per ogni società a partecipazione statale. In base a questa decisione lo Stato greco potrà in futuro possedere solo una piccola quota del capitale oppure vendere per intero la sua partecipazione. Questa decisione avrà come effetto l'avvio delle procedure per la privatizzazione di nove grandi imprese a partecipazione statale, come la Società per i petroli (Elpe), la compagnia per la produzione di energia elettrica (Deh), la società per le scommesse calcistiche (Opap), quella per le scommesse dei cavalli (Odie), per le compagnie per le acque di Atene e di Salonicco (Eydap e Eyath), la compagnia delle Poste (Elta), le compagnie che controllano i porti di Pireo e di Salonicco (Olp e Olth) e 10 altri porti di minore importanza.
La Troika (Fmi, Bce e Ue) e gli avvoltoi internazionali, dalle banche ai fondi fino alle multinazionali, gioiscono e iniziano a calcolare i guadagni sulle 'svendite' greche.
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