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Stracciata la foto di Vasto – dove si abbracciavano Bersani-Vendola-Di Pietro – la costruzione di un nuovo centrosinistra che faccia “cose serie” (per riprendere un appello lanciato da alcune personalità qualche settimana fa) sembra un’ipotesi sempre più remota. Il Pd – con il sostegno al governo tecnico e con l’approvazione di nefaste leggi come il fiscal compact o la modifica dell’art 18 o la riforma delle pensioni – è intenzionato ad essere il perno di una sinistra riformista “aperta ai moderati”. Ovvero dopo il voto, intesa con Casini. Sel, convinta da sola di riuscire a spostare a sinistra l’asse del Pd e sconfiggere l’ala montiana dei “democratici”, sta puntando tutto sulle primarie. Scelta molto azzardata, anche perché divide.
Non sarebbe stato meglio costruire prima un polo dell’alternativa – con un programma serio – che solo successivamente magari si sarebbe confrontato col Pd? E così, in Italia, siamo nel guado. Non si riesce a creare una coalizione che rilancerebbe diritti manomessi e difenderebbe il welfare smantellato. Un cartello che vada oltre i partiti con a capo una personalità della società civile, un volto nuovo (Landini?). Il movimento arancione di De Magistris, Idv, Sel, Federazione della Sinistra, Fiom, società civile, movimenti per l’acqua pubblica, No-Tav… eppure i soggetti non mancano. Ma, si sa, la sinistra è tafazziana e Syriza in Italia forse resterà un’utopia o sicuramente non raggiungerà quelle percentuali ottenute in Grecia. Peccato.
La sinistra d’alternativa ad oggi sembra chiusa tra l’incudine e il martello: tra la coalizione riformista (Pd-Sel-socialisti + Udc) e Grillo. Che l’autunno caldo cambi gli scenari? Che la discontinuità netta con Monti sia un perno per le future alleanze?
Giacomo Russo Spena
(3 settembre 2012)
Non sarebbe stato meglio costruire prima un polo dell’alternativa – con un programma serio – che solo successivamente magari si sarebbe confrontato col Pd? E così, in Italia, siamo nel guado. Non si riesce a creare una coalizione che rilancerebbe diritti manomessi e difenderebbe il welfare smantellato. Un cartello che vada oltre i partiti con a capo una personalità della società civile, un volto nuovo (Landini?). Il movimento arancione di De Magistris, Idv, Sel, Federazione della Sinistra, Fiom, società civile, movimenti per l’acqua pubblica, No-Tav… eppure i soggetti non mancano. Ma, si sa, la sinistra è tafazziana e Syriza in Italia forse resterà un’utopia o sicuramente non raggiungerà quelle percentuali ottenute in Grecia. Peccato.
La sinistra d’alternativa ad oggi sembra chiusa tra l’incudine e il martello: tra la coalizione riformista (Pd-Sel-socialisti + Udc) e Grillo. Che l’autunno caldo cambi gli scenari? Che la discontinuità netta con Monti sia un perno per le future alleanze?
Giacomo Russo Spena
(3 settembre 2012)
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