Scontri ad Atene, litigi a Bruxelles. L’Europa appare sempre più in frantumi, la spaccatura tra centro e periferia sempre più profonda. Un’altra Europa, quella di Firenze 10+10, discute delle alternative per l’economia
Scontri in piazza ad Atene mentre il parlamento vota le nuove misure di austerità. Occhi chiusi a Berlino di fronte agli effetti delle politiche imposte alla periferia d’Europa. Scontro aperto a Bruxelles tra Europa e Gran Bretagna sul prossimo bilancio dell’Unione. A Londra il governo è spinto a fare la voce grossa contro la Ue mentre c’è chi pensa a un referendum per uscire dall’Europa. Di fronte alla recessione che colpisce l’intera area euro, ieri a Francoforte la Bce non ha ridotto i tassi e Mario Draghi ha elogiato come “stupefacente” il risultato del consolidamento fiscale dell’eurozona, che della recessione è una delle cause. La disoccupazione è quasi ovunque a livelli record e la crisi comincia a mordere anche nel “centro”, colpendo la base produttiva in Francia e le esportazioni in Germania. L’Europa appare sempre più in frantumi, la spaccatura tra centro e periferia sempre più profonda, la via per uscire dalla crisi sempre introvabile.
Diverso è il paesaggio sull’altra riva dell’Atlantico; la vittoria di Barack Obama sarebbe una buona notizia per l’Europa: nell’immediato evita il peggio – una recessione generalizzata a tutto l’occidente – e pone i problemi da affrontare nei prossimi quattro anni – ridimensionare la finanza, contenere gli squilibri, ridurre le disuguaglianze. Peccato che la risposta della finanza siano state borse in calo e minacce di voti più bassi agli Usa delle agenzie di rating, una reazione che riflette i problemi strutturali dell’economia americana (a partire da un debito totale, pubblico e privato, pari al 250% del Pil) e il timore che la nuova Casa bianca inizi a far pagare la crisi anche a Wall street (che l’ha causata). Le notizie dagli Usa sembrano aprire uno spazio politico che dà la possibilità di correggere alcune politiche dell’occidente. Ma l’Europa sembra non accorgersene e procede sulla strada dei salvataggi della finanza e dell’austerità fiscale, sprofondando nella depressione.
Non è un esito obbligato. L’immagine di una strada diversa per l’Europa si è nuovamente materializzata ieri a Firenze, con le duemila persone in arrivo alla Fortezza da basso per l’incontro “Firenze 10+10. Unire le forze per un’altra Europa”. Le alternative economiche sono al centro di molti dibattiti – dall’austerità al lavoro, dal debito alle grandi opere – e sono oggi al centro del forum tra le reti di economisti “alternativi” promosso da Sbilanciamoci!, Another road for Europe, gli “Economisti sgomenti” francesi e la rete di Euromemorandum, insieme a AlterSummit, Transform, Tni, Corporate Europe Observatory e molti altri gruppi.
Analisi diverse ma convergenti nell’individuare le responsabilità della crisi e la necessità di cambiare politiche. Proposte già articolate nel lavoro che anni queste reti hanno messo in piedi. Accanto alle controfinanziarie di Sbilanciamoci! in Italia, c’è il rapporto annuale di Euromemorandum, che indica la via per un’Europa meno liberista, e i libri degli “Economisti sgomenti”; il loro ultimo è contro il “Fiscal compact”, l’ultimo trattato europeo che impone pareggio di bilancio e rimborso del debito (l’edizione italiana, “L’Europa da slegare”, è ora disponibile, scaricabile da questo sito).
Si tratta di proposte già discusse nell’incontro “Un’altra strada per l’Europa” del 28 giugno scorso al Parlamento europeo, in cui gli stessi protagonisti avevano inziato un dialogo anche con le forze politiche progressiste. Ora l’ambizione è di stringere le fila di un lavoro comune in tutti i paesi, di costruire una proposta alternativa più ampia, capace di dare argomenti concreti alle iniziative che saranno messe in cantiere a Firenze, con un confronto serrato con i movimenti, le associazioni e con il sindacato che con lo sciopero europeo del 14 novembre sembra dare segni di svegliarsi dal lungo letargo che ha seguito la crisi. Si discute poi di come condizionare le politiche – nazionali e europee – e la politica nel suo insieme, tenendo presenti le scadenze elettorali di Roma e Berlino, e quella del Parlamento europeo nel 2014. La discussione ruota intorno ai punti chiave di come fermare la speculazione, cambiare il ruolo della Bce, ridimensionare la finanza, rovesciare le politiche di austerità, difendere il lavoro e l’occupazione, cambiare il modello di sviluppo con un new deal verde e mettere molta, molta più democrazia nei meccanismi di decisione che devono stabilire il futuro dell’Europa.
Diverso è il paesaggio sull’altra riva dell’Atlantico; la vittoria di Barack Obama sarebbe una buona notizia per l’Europa: nell’immediato evita il peggio – una recessione generalizzata a tutto l’occidente – e pone i problemi da affrontare nei prossimi quattro anni – ridimensionare la finanza, contenere gli squilibri, ridurre le disuguaglianze. Peccato che la risposta della finanza siano state borse in calo e minacce di voti più bassi agli Usa delle agenzie di rating, una reazione che riflette i problemi strutturali dell’economia americana (a partire da un debito totale, pubblico e privato, pari al 250% del Pil) e il timore che la nuova Casa bianca inizi a far pagare la crisi anche a Wall street (che l’ha causata). Le notizie dagli Usa sembrano aprire uno spazio politico che dà la possibilità di correggere alcune politiche dell’occidente. Ma l’Europa sembra non accorgersene e procede sulla strada dei salvataggi della finanza e dell’austerità fiscale, sprofondando nella depressione.
Non è un esito obbligato. L’immagine di una strada diversa per l’Europa si è nuovamente materializzata ieri a Firenze, con le duemila persone in arrivo alla Fortezza da basso per l’incontro “Firenze 10+10. Unire le forze per un’altra Europa”. Le alternative economiche sono al centro di molti dibattiti – dall’austerità al lavoro, dal debito alle grandi opere – e sono oggi al centro del forum tra le reti di economisti “alternativi” promosso da Sbilanciamoci!, Another road for Europe, gli “Economisti sgomenti” francesi e la rete di Euromemorandum, insieme a AlterSummit, Transform, Tni, Corporate Europe Observatory e molti altri gruppi.
Analisi diverse ma convergenti nell’individuare le responsabilità della crisi e la necessità di cambiare politiche. Proposte già articolate nel lavoro che anni queste reti hanno messo in piedi. Accanto alle controfinanziarie di Sbilanciamoci! in Italia, c’è il rapporto annuale di Euromemorandum, che indica la via per un’Europa meno liberista, e i libri degli “Economisti sgomenti”; il loro ultimo è contro il “Fiscal compact”, l’ultimo trattato europeo che impone pareggio di bilancio e rimborso del debito (l’edizione italiana, “L’Europa da slegare”, è ora disponibile, scaricabile da questo sito).
Si tratta di proposte già discusse nell’incontro “Un’altra strada per l’Europa” del 28 giugno scorso al Parlamento europeo, in cui gli stessi protagonisti avevano inziato un dialogo anche con le forze politiche progressiste. Ora l’ambizione è di stringere le fila di un lavoro comune in tutti i paesi, di costruire una proposta alternativa più ampia, capace di dare argomenti concreti alle iniziative che saranno messe in cantiere a Firenze, con un confronto serrato con i movimenti, le associazioni e con il sindacato che con lo sciopero europeo del 14 novembre sembra dare segni di svegliarsi dal lungo letargo che ha seguito la crisi. Si discute poi di come condizionare le politiche – nazionali e europee – e la politica nel suo insieme, tenendo presenti le scadenze elettorali di Roma e Berlino, e quella del Parlamento europeo nel 2014. La discussione ruota intorno ai punti chiave di come fermare la speculazione, cambiare il ruolo della Bce, ridimensionare la finanza, rovesciare le politiche di austerità, difendere il lavoro e l’occupazione, cambiare il modello di sviluppo con un new deal verde e mettere molta, molta più democrazia nei meccanismi di decisione che devono stabilire il futuro dell’Europa.
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