- lavorincorsoasinistra -
Per scrivere qualcosa di sensato sullo stato della sinistra oggi in Italia mi serve almeno un piccolo punto di partenza, e non vado a cercarlo troppo lontano perché il discorso sarebbe lunghissimo. Parto dalla nascita del Pd, 5 anni fa, quando il più grande partito della sinistra, i Ds, decisero di dar vita assieme ad altri ad un partito di centro democratico ( così si definiscono anche oggi). Quella scelta che io non condivisi mise davanti a tutta la sinistra politica e sociale e a tutte le persone di sinistra in Italia una domanda urgente e chiara: che facciamo adesso, come continuiamo a far vivere in questo paese una sinistra popolare, radicata socialmente e che sappia porsi il problema della trasformazione dello sviluppo e della redistribuzione delle risorse e della giustizia sociale? Perché io credo che una sinistra come si deve possa essere solo popolare, ampia, capace di trasformare la realtà e dunque anche di governarla se ne è capace. In quel momento lo spazio politico c’era perché tante e tanti non condividevano l’approdo del partito democratico ma la risposta a quella domanda non fu univoca, lo sappiamo bene. Una parte della sinistra intraprese un tentativo, con la nascita di Sel, di dar vita ad una sinistra plurale, alternativa al liberismo e capace di aggregare storie e percorsi anche diversi , un’altra parte scelse di restare nei suoi confini, non accettò il confronto. Oggi posso dire che comunque si vogliano distribuire le responsabità quel che risulta evidente è che nessuno è stato all’altezza della domanda che la nascita del pd ci poneva. L’Italia non ha ancora una forza politica di sinistra popolare e radicata nella società. E questa mancanza è ancora più grave se consideriamo che stiamo vivendo da anni una crisi economica gravissima, il liberismo ha mostrato tutti i suoi limiti e le sue ingiustizie, le destre si sono sfarinate, le ingiustizie, le povertà e la precarietà del vivere coinvolgono milioni di persone. Che una sinistra politica non abbia saputo trovare il suo spazio e non abbia saputo crescere in una situazione del genere pare quasi impossibile. Eppure così è. Sono cresciuti invece la delusione, l’astensione, il consenso a movimenti come quello di Grillo ( che oggi sarebbe il secondo partito o movimento in Italia). Le responsabilità di Sel le vedo chiare, partiti con un progetto che per almeno due anni è stato chiaro, siamo infatti riusciti ad avvicinarci alla società in varie battaglie referendarie, a costruire alternative in diverse città italiane, a stare accanto ai lavoratori e alle loro vertenze, e ad essere vissuti come una sinistra innovativa ma alternativa, con la caduta di Berlusconi e l’avvento del governo Monti tutte le nostre energie le abbiamo messe nella costruzione di un centrosinistra alternativo alle destre, obiettivo legittimo certo, ma che ha avuto solo nel confronto con il pd l’asse principale. Io sono tra coloro che pensano che un confronto con il pd dovesse esserci, perché questo partito è pur sempre votato da milioni di elettori di sinistra, ma doveva essere un confronto-competizione e soprattutto dovevamo portarci dentro, in questa competizione, il popolo della sinistra e le sue inquietudini e sofferenze sociali, il ricco mondo delle associazioni e dei movimenti, gli intellettuali, e i corpi sociali che più soffrono la crisi, in primis il mondo del lavoro e del precariato. Per fare questo Sel doveva consolidare il suo radicamento, la vicinanza alle lotte nei territori e nei luoghi di lavoro e di studio e non affidarsi solo e soltanto alle primarie che ad un certo punto sono apparse invece come l’alfa e l’omega della sua strategia politica. Ma se vedo bene le responsabilità di Sel vedo anche quelle di coloro che hanno sempre ritenuto di non dovere aprire un confronto con Sel, che hanno preferito rinchiudersi in recinti identitari o nelle loro piccole, pur se significative, esperienze associative o di movimento. Il risultato è che oggi da un lato Sel pare appiattita completamente sul pd e pare non avere la forza sufficiente per strappare risultati significativi soprattutto sul fronte dei contenuti e delle riforme da fare per uscire dalla crisi con proposte alternative e radicali rispetto al governo Monti e alle ricette europee, dall’altro lato coloro che pensano di ri-partire a tre mesi dal voto per un viaggio che dovrebbe ricostruire una sinistra ( mi riferisco a Cambiare si può) lo fanno avendo accumulato un ritardo enorme, senza alcuna pratica politica comune e con un progetto politico che risulta ancora parecchio fumoso. Per me che ho combattuto il leaderismo esagerato dentro sel non è piacevole notare che anche dentro “Cambiare si può” ci siano alcuni uomini della provvidenza , e che accanto a questo si rimettano insieme pezzetti di sinistra politica non meglio definiti e che in tutti gli anni passati mai hanno avuto a cuore il tema di dar vita ad una grande sinistra al di la delle appartenenze. Se come dice Revelli l’obiettivo è solo quello di portare in parlamento un gruppo di persone capaci di testimoniare io non voglio ridicolizzarlo, lo rispetto, ma mi permetto di dire che oltre al quorum da fare ( che fu fallito miseramente dalla sinistra arcobaleno) io penso che il ruolo della sinistra in Italia sia quello di dare concretamente risposte alle molte ingiustizie e di farlo , come lo seppe fare la più grande sinistra italiana che fu il pci, organizzando e dando voce e rappresentanza a soggetti sociali precisi. Se la sofferenza che la crisi provoca è enorme, se le ingiustizie crescono, se le persone giovani soprattutto sono vicine alla disperazione sociale, se interi comparti industriali rischiano la chiusura perché non convertiti ecologicamente testimoniare non può bastare. Come risulta chiaro da quel che ho scritto è il pessimismo il tratto che domina i miei pensieri in questo momento. Ma un appello mi sentirei di farlo: siccome camminiamo tutti in terreni rischiosi e scivolosi, e siccome nessuno di noi è esente da errori, almeno non sbraniamoci tra noi, tra coloro che si giocano l’osso del collo in una alleanza di centrosinistra sperando che possa dare al paese un governo alternativo e diverso e coloro che invece non credendo in questa ipotesi hanno scelto la strada della ripartenza da zero, con ritardo, ma con passione. Proviamo a portarci rispetto.
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