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di Alberto Lucarelli su il manifesto
La consultazione interna al movimento «Cambiare si può», che ha visto la maggioranza esprimersi per la realizzazione di un vasto fronte con candidato premier Antonio Ingroia, indica la necessità di compattare a sinistra un solido e plurale punto di riferimento che nasca dalle lotte dei movimenti e da quei partiti che da subito si sono contrapposti al neoliberismo del- l’Agenda Monti, sostenuta da Bersani, Casini e Alfano. Chi l’avrebbe detto fino a qualche settimana fa che sarebbe nato uno spazio politico a sinistra della coalizione Pd-Sel?
Tuttavia, è necessario rafforza- re questo polo, soprattutto con il peso e l’energia dei movimenti che, con le loro lotte per la democrazia dal basso, in questi anni hanno dato linfa a una nuova passione politica e hanno posto la questione della crisi del- la rappresentanza, dei suoi sistemi di se- lezione e dell’urgenza di nuove forme della politica.
E’ evidente che il processo politico, pur con successi anche simbolici ragguardevoli, avrebbe dovuto caratterizzarsi attraverso atti più coraggiosi, espressione di una netta discontinuità rispetto ai modelli del passato, e soprattutto rispetto alle modalità di investitura, alla degenerazione del sistema dei partiti, al tradimento dello spirito del- l’art. 49 della Costituzione, alla loro ingerenza e autoreferenzialità.
Il processo costituente di “Rivoluzione civile” non nasce dunque perfetto, ma perfettibile, ed in questo senso dovrà caratterizzarsi per divenire una rea- le area di confronto e di dialettica tra le diverse anime.
Le imperfezioni e le criticità non possono tuttavia far perdere di vista prospettive, scenari e nuovi orizzonti che possono aprirsi.
Con la nascita di questo nuovo spa- zio pubblico della sinistra, si dovrà lavo- rare per costruire un programma politi- co anticonformista, altermondialista che, partendo dall’affermazione dei principi costituzionali, sappia dar luogo ad un intreccio virtuoso tra diritti civili, politici e sociali.
Occorre lavorare dall’interno per costruire un soggetto politico che, dalla par- te dei più deboli e degli esclusi, sappia rinnovare profondamente gli istituti classici della rappresentanza, ormai logori, attraverso un continuo collegamento con i movimenti, con i territori, le pratiche loca- li e le forme più evolute della democrazia diretta e partecipativa; attraverso la capacità di connettersi ed intercettare conflitti e dissensi, destrutturando sovranità e proprietà a vantaggio delle nuove categorie della partecipazione e dei beni comuni. Insomma, occorre guardare con coraggioso entusiasmo ai nuovi modelli di rappresentanza che si stanno sviluppando nel neo-costituzionalismo sudamericano, soprattutto quelli che hanno posto il problema del diritto all’insolvenza per i debiti sovrani incautamente assunti.
E’ dunque soltanto il punto di partenza di un processo che vede la costruzione di un polo che si contrappone alle politiche liberiste che hanno visto coinvolto da protagonista anche il Pd.
Ripartire dalla centralità del lavoro e soprattutto dare al lavoro una rappresentanza che, anche attraverso i referendum, sappia fronteggiare in maniera decisa e diretta le politiche insensate di Berlusconi prima, poi di Monti e della Fornero, che hanno svuotato di ogni valore fondativo l’art. 1 della nostra Costituzione.
Ripartire dall’affermazione dello sta- to sociale, spiegando che le sue radici, oltre che nella Costituzione, possono e devono essere ricercate anche in un’Eu- ropa libera dai vincoli imposti dalle mul- tinazionali e dalle banche.
Ripartire dai punti programmatici di “Cambiare si può” che hanno ben indicato la strada da seguire.
Per questi motivi, il primo atto da por- re in essere da parte della nuova compagine elettorale dovrà essere la proposta di abrogazione dell’attuale articolo 81 della Costituzione, che introducendo il pareggio di bilancio ha negato di fatto l’esistenza del welfare statale e locale e quindi la tutela e la garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini.
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