di Francesco Saccomanno - Fonte: Controlacrisi
Dopo le manifestazioni dei giorni scorsi ed a seguito di alcune osservazioni sensate e ponderate che mi sono state fatte da alcuni giovani, vorrei esternare una serie di riflessioni.
Mi preme soprattutto ragionare su alcuni concetti che ruotano intorno a questi termini fondamentali, almeno per me, per capire la realtà di oggi: semantica, realtà virtuale, violenza, democrazia. 1- Semantica. Come ben si può leggere anche su un vocabolario online, la semantica è quel settore della linguistica che studia il significato delle Parole.
Ormai quando parliamo o discutiamo ci capita di non renderci conto che parole uguali non hanno spesso lo stesso significato per tutti. Pertanto, per capirsi sarebbe utile stabilire e definire il significato che ognuno di noi dà, per esempio, a parole come manifestazione, futuro, rispetto, lavoro, obbedienza e ribellione, cultura, serietà e, soprattutto, violenza.
2. Realtà virtuale. In questi giorni, discutendo con mia suocera, la cui unica fonte di informazione, purtroppo, è la televisione, riflettevo su questo importante concetto.
Chiaramente, nessuno di noi che non c'era ha assistito ai fatti di Roma dei giorni scorsi dal vivo ma moltissimi, senza nemmeno cercare di incrociare diverse fonti di informazione (giornali anche online, siti internet, testimonianze dirette dei protagonisti) sono convinti di sapere tutto quello che è successo perché "l'ha detto la televisione".
Di conseguenza - non ne faccio chiaramente una colpa a mia suocera anche se lei è l'esempio più chiaro di come attraverso le televisioni qualcuno abbia costruito uno straordinario strumento di raccolta del consenso - è comodo e semplice convincersi che la realtà virtuale della televisione è ormai in tutto e per tutto semplicemente "la realtà".
In effetti sono stati scritti tantissimi testi scientifici per spiegare la capacità di questa scatola, presente ormai in ogni momento della nostra vita, di travisare e trasformare la realtà secondo le convenienze e gli interessi di chi trasmette le informazioni e di che ne detiene politicamente o direttamente il controllo e, come risvolto sulla vita della Polis, di incidere ed influenzare pericolosamente i sistemi politico-elettorali.
Oggi, purtroppo, non sento né vedo nessuno ricordare che solo pochi "visionari", circa 16 anni fa, si impegnarono strenuamente per richiedere e far svolgere i referendum sulla legge Mammì, senza il sostegno delle forze politiche cosiddette progressiste (salvo rarissime eccezioni) e contrastati dalle propaganda illegale (ma questo i giudici lo stabilirono dopo che si svolsero i referendum) che l'impero mediatico della fininvest-mediaset dispiegò.
In Calabria, quel gruppetto di "visionari" ebbe la fortuna di incontrare un valido ed indimenticabile docente universitario, Sebastiano Bruno, prematuramente scomparso, che corroborò tecnicamente e scientificamente le semplici intuizioni politiche di quanti ci eravamo resi conto in anticipo delle conseguenze sociali nefaste che potevano determinarsi, come poi effettivamente avvenne, a causa dell'abnorme concentrazione proprietaria di mezzi di comunicazione di massa così invasivi come le reti televisive.
3-Violenza. Qui mi viene in aiuto un articolo di Angelo d'Orsi, pubblicato il 16 dicembre sul quotidiano Liberazione, dal titolo La piazza e la politica (che si può leggere integralmente, e consiglio di farlo, qui:
http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=10140&catid=39&Itemid=68 ).
In quel testo d'Orsi, afferma: "Ovviamente, e fermamente, dissento da ogni gesto di violenza contro persone e cose.... Presentare tuttavia quelle manifestazioni, specie quella nella capitale, come un attacco condotto da un esercito di Black Block, mi pare una scempiaggine. ..... si deve cercare di capire, più e prima di condannare, le manifestazioni “di piazza”, anche quando in essa si scateni la violenza; che .... in determinate situazioni politico-sociali è dunque lecita sul piano politico. Anche il popolo parigino che prese d’assalto la Bastiglia il 14 luglio 1789 fu violento;.... ma la violenza reagisce altresì a una violenza diffusa, molecolare, che si realizza giorno dopo giorno, specie in quest’ultimo governo Berlusconi, nell’attacco ai ceti più deboli, cercando di eliminare garanzie, tutele, diritti conquistati con lotte secolari, con lacrime sudore e sangue; o creando nuovi poveri di fronte a “vecchi ricchi” che aumentano le loro ricchezze".
4) Democrazia. Per gli antichi greci un elemento distingue e caratterizza significativamente la democrazia da altre forme di gestione di uno stato o di una comunità: la Parresia.
La Parresia altro non è che il libero esprimersi, il domandare dialogico che si esplica soprattutto con la contestazione del potere e dell’opinione dominante.
Ebbene, nelle società italiana e ancor di più nel sud, dato il distacco tra i cittadini e le istituzioni e considerata la mancanza di rappresentanza diretta in parlamento dei lavoratori, dei precari e della classi più deboli della società, alla luce anche del contesto sociale degenerato dalla mala-politica, dalla criminalità organizzata e dalle logiche pervasive del mercato per cui tutto si vende e tutto si privatizza (persino l'acqua che dalle nostre sorgenti arriva nelle nostre case!) la Parresia ha possibilità di esistere solo se è alimentata da forme sempre più organizzate, territorializzate e radicate di un sano, possibilmente pacifico (ma non solo) e continuo conflitto sociale.
E' lì, nel conflitto sociale, nelle forme di partecipazione diretta alla vita politica ed associativa e nella riscoperta negriana del "comune" che si realizza compiutamente la Democrazia.
Ed è proprio nella "geometrica potenza" già dispiegata nelle manifestazioni dei giorni scorsi - derivante dalla determinazione e dal coraggio di questa giovane "generazione in rivolta" che si organizza e prende in mano il proprio futuro - in cui si sono saldate le lotte sociali, quelle studentesche e quelle sindacali, che si possono individuare direttamente i germi sani del cambiamento e della trasformazione democratica.
Francesco Saccomanno Comitato politico regionale Prc Calabria (purtroppo, visti i "gestori" del partito calabro-cosentino)
P.S. Da ateo vorrei corroborare queste mie righe con tre brevi citazioni di un grandissimo e importante rivoluzionario cattolico: Don Lorenzo Milani, il prete degli ultimi. «Il disoccupato e l’operaio d’oggi dovranno uscire dal cinema con la certezza che Gesù è vissuto in un mondo triste come il loro che ha come loro sentito che l’ingiustizia sociale è una bestemmia, come loro ha lottato per un mondo migliore.»
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana. «Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I CARE”. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: “me ne importa, mi sta a cuore.” È il contrario esatto del motto fascista “me ne frego”».
Da Lettera ai giudici «In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole).
Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate. La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero.
Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l'esempio sugli altri votanti e scioperanti. E quando è l'ora non c'è scuola più grande che pagare di persona un'obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede».
Da Lettera ai giudici Rosso come la sofferenza dei nostri fratelli migranti, Rosso come il sangue versato dai partigiani e dai lavoratori sfruttati, Rosso come la vergogna che noi calabresi proviamo e dovremmo provare dopo aver permesso le deportazioni di Rosarno e l'avvelenamento di Crotone, della Valle dell'Oliva, della Marlane........
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