di Miguel Martinez. Fonte: kelebeklerbolg
Il 6 luglio, cioè domani, l’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni (Agcom) ci presenterà con una novità radicale: potrà rendere invisibile qualunque sito web, a proprio discrezione.
Il provvedimento viene analizzato in dettaglio su Sito non raggiungibile.
Non si tratta, come afferma qualche sito, di un “tentativo di Berlusconi di censurare la rete“, cosa relativamente preoccupante, visto che Silvio Berlusconi prima o poi uscirà di scena. Si tratta piuttosto dell’applicazione di una direttiva europea, riguardante i diritti d’autore.
Infatti, l’idea mi sembra che sia questa.
A Hollywood, spendono miliardi per fare un blockbuster. Il giorno in cui esce nelle sale, il film è già disponibile gratuitamente in rete. Se la casa produttrice ricorre alla magistratura, la magistratura le darà ragione con i suoi tempi, quando il film non ci sarà più nelle sale, anzi sarà già fuori moda.
Insomma, i tempi della rete non sono conciliabili con quelli della giustizia. E il problema in effetti esiste.
La soluzione dell’Agcom consiste nell’abolire la giustizia, visto che interferisce con il mercato.
Spiega il commissario Agcom Stefano Mannoni, “Lo Stato nasce nel 6oo per proteggere la libertà e la proprietà. Siamo all’abc!”
L’Agcom sostituisce in tutto e per tutto il giudice.
L’Agcom, un ente di nomina politica, riceverà le lamentele riguardanti il diritto d’autore. E potrà provvedere alla immediata “cancellazione o inibizione mediante il blocco dell’indirizzo IP o del Domain Name Systems” del sito accusato. Facendo cioè sparire l’intero sito e non solo la pagina sotto accusa.
Leggiamo nei Faq di Sito non raggiungibile:
“Il titolare del sito dovrà cancellare i file sospetti ( senza alcuna verifica sulla legittimità o meno del contenuto) nel giro di 48 ore, dopodiché avrà 5 giorni di tempo per difendersi davanti l’AGCOM. Questi sia in caso di siti italiani sia in caso di siti esteri. Dopo i 5 giorni i contenuti saranno cancellati dall’Autorità o inibiti dai provider su ordine dell’Autorità.”
Non ho le idee chiare sulla diffusione gratuita di autentiche opere d’ingegno, come possono essere i film o la musica. Forse se la tecnologia ha reso alcune produzioni inconciliabili con la giustizia, bisogna rivedere i tempi della giustizia, ma anche i sistemi stessi di produzione.
Ma la decisione dell’Agcom ci deve interessare molto più da vicino.
So per esperienza, infatti, che il concetto di “diritto d’autore” viene usato da gente permalosa per censurare la rete. Anzi, è la prassi normale, quando un sito pubblica qualcosa di inoppugnabilmente vero, ma scomodo.
Ho visto minacciare siti web perché avevano pubblicato documenti autentici di organizzazioni, avevano messo in rete foto pubblicamente disponibili, avevano citato da libri e persino avevano semplicemente menzionato il nome di qualcuno.
La multinazionale dell’immaginario, Scientology, ha una serie assai imbarazzante di documenti interni, in cui il fondatore spiega come manipolare e sfruttare le persone. L’autenticità dei documenti è indiscussa; è ovvio che dovrebbero costituire informazioni essenziali per chiunque si avvicini a Scientology. Ma per impedirne la diffusione, Scientology spaccia queste vecchie circolari per opere letterarie, protette dal diritto d’autore.
Probabilmente un giudice darebbe torto a simili aspiranti censori; ma quando passerà la decisione dell’Agcom, saremo in balia di un gruppo di individui, a noi sconosciuti.
Se si sono svegliati bene e hanno bevuto un buon caffè, cestineranno le proteste.
Ma se hanno la luna storta, in cinque giorni (magari quando il gestore è in vacanza) potranno rendere inaccessibili interi siti, sfruttando un apparato tecnico messo in piedi per combattere la pedopornografia. E qui siamo di fronte al solito meccanismo, per cui le leggi repressive vengono create per colpire qualcosa che tutti sono d’accordo nel vietare; e poi vengono astutamente allargate per poter colpire ovunque.
In breve, se qualcuno in Australia carica su un server l’ultima canzone di Lady Gaga, non vedo perché questo debba significare che non si possa più parlare di niente e nessuno in rete. Che trovino un altro modo per salvare i miliardi della signora e dei suoi lenoni.
Questo sito può citare un preciso precedente. Ben dodici anni fa, citai sul mio sito un comunicato stampa – il termine comunicato stampa era pure scritto nell’intestazione – del CESNUR, che il CESNUR aveva diffuso sul proprio sito e per e-mail.
L’avvocato del CESNUR scrisse un messaggio di minacce al mio provider, sostenendo che io avevo violato i “diritti d’autore” del CESNUR riprendendo il loro comunicato. E il provider, per paura, chiuse il sito. Che poi riaprì un paio di giorni dopo, in Austria.
Un magistrato sarebbe sicuramente scoppiato a ridere, per un caso del genere. Ma l’Agcom?
Ci sono diverse iniziative contro questa decisione. Oltre alla petizione su Sito non raggiungibile, c’è una raccolta di firme organizzata da Avaaz. Avaaz non mi piace particolarmente, ma ha raccolto già 192.000 firme contro questo arbitrio; per cui mi auguro che anche i lettori di questo blog la firmino.
Il 6 luglio, cioè domani, l’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni (Agcom) ci presenterà con una novità radicale: potrà rendere invisibile qualunque sito web, a proprio discrezione.
Il provvedimento viene analizzato in dettaglio su Sito non raggiungibile.
Non si tratta, come afferma qualche sito, di un “tentativo di Berlusconi di censurare la rete“, cosa relativamente preoccupante, visto che Silvio Berlusconi prima o poi uscirà di scena. Si tratta piuttosto dell’applicazione di una direttiva europea, riguardante i diritti d’autore.
Infatti, l’idea mi sembra che sia questa.
A Hollywood, spendono miliardi per fare un blockbuster. Il giorno in cui esce nelle sale, il film è già disponibile gratuitamente in rete. Se la casa produttrice ricorre alla magistratura, la magistratura le darà ragione con i suoi tempi, quando il film non ci sarà più nelle sale, anzi sarà già fuori moda.
Insomma, i tempi della rete non sono conciliabili con quelli della giustizia. E il problema in effetti esiste.
La soluzione dell’Agcom consiste nell’abolire la giustizia, visto che interferisce con il mercato.
Spiega il commissario Agcom Stefano Mannoni, “Lo Stato nasce nel 6oo per proteggere la libertà e la proprietà. Siamo all’abc!”
L’Agcom sostituisce in tutto e per tutto il giudice.
L’Agcom, un ente di nomina politica, riceverà le lamentele riguardanti il diritto d’autore. E potrà provvedere alla immediata “cancellazione o inibizione mediante il blocco dell’indirizzo IP o del Domain Name Systems” del sito accusato. Facendo cioè sparire l’intero sito e non solo la pagina sotto accusa.
Leggiamo nei Faq di Sito non raggiungibile:
“Il titolare del sito dovrà cancellare i file sospetti ( senza alcuna verifica sulla legittimità o meno del contenuto) nel giro di 48 ore, dopodiché avrà 5 giorni di tempo per difendersi davanti l’AGCOM. Questi sia in caso di siti italiani sia in caso di siti esteri. Dopo i 5 giorni i contenuti saranno cancellati dall’Autorità o inibiti dai provider su ordine dell’Autorità.”
Non ho le idee chiare sulla diffusione gratuita di autentiche opere d’ingegno, come possono essere i film o la musica. Forse se la tecnologia ha reso alcune produzioni inconciliabili con la giustizia, bisogna rivedere i tempi della giustizia, ma anche i sistemi stessi di produzione.
Ma la decisione dell’Agcom ci deve interessare molto più da vicino.
So per esperienza, infatti, che il concetto di “diritto d’autore” viene usato da gente permalosa per censurare la rete. Anzi, è la prassi normale, quando un sito pubblica qualcosa di inoppugnabilmente vero, ma scomodo.
Ho visto minacciare siti web perché avevano pubblicato documenti autentici di organizzazioni, avevano messo in rete foto pubblicamente disponibili, avevano citato da libri e persino avevano semplicemente menzionato il nome di qualcuno.
La multinazionale dell’immaginario, Scientology, ha una serie assai imbarazzante di documenti interni, in cui il fondatore spiega come manipolare e sfruttare le persone. L’autenticità dei documenti è indiscussa; è ovvio che dovrebbero costituire informazioni essenziali per chiunque si avvicini a Scientology. Ma per impedirne la diffusione, Scientology spaccia queste vecchie circolari per opere letterarie, protette dal diritto d’autore.
Probabilmente un giudice darebbe torto a simili aspiranti censori; ma quando passerà la decisione dell’Agcom, saremo in balia di un gruppo di individui, a noi sconosciuti.
Se si sono svegliati bene e hanno bevuto un buon caffè, cestineranno le proteste.
Ma se hanno la luna storta, in cinque giorni (magari quando il gestore è in vacanza) potranno rendere inaccessibili interi siti, sfruttando un apparato tecnico messo in piedi per combattere la pedopornografia. E qui siamo di fronte al solito meccanismo, per cui le leggi repressive vengono create per colpire qualcosa che tutti sono d’accordo nel vietare; e poi vengono astutamente allargate per poter colpire ovunque.
In breve, se qualcuno in Australia carica su un server l’ultima canzone di Lady Gaga, non vedo perché questo debba significare che non si possa più parlare di niente e nessuno in rete. Che trovino un altro modo per salvare i miliardi della signora e dei suoi lenoni.
Questo sito può citare un preciso precedente. Ben dodici anni fa, citai sul mio sito un comunicato stampa – il termine comunicato stampa era pure scritto nell’intestazione – del CESNUR, che il CESNUR aveva diffuso sul proprio sito e per e-mail.
L’avvocato del CESNUR scrisse un messaggio di minacce al mio provider, sostenendo che io avevo violato i “diritti d’autore” del CESNUR riprendendo il loro comunicato. E il provider, per paura, chiuse il sito. Che poi riaprì un paio di giorni dopo, in Austria.
Un magistrato sarebbe sicuramente scoppiato a ridere, per un caso del genere. Ma l’Agcom?
Ci sono diverse iniziative contro questa decisione. Oltre alla petizione su Sito non raggiungibile, c’è una raccolta di firme organizzata da Avaaz. Avaaz non mi piace particolarmente, ma ha raccolto già 192.000 firme contro questo arbitrio; per cui mi auguro che anche i lettori di questo blog la firmino.
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