Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

giovedì 7 luglio 2011

Vietato pubblicare notizie.


di Simone Santini, Pino Cabras e Naman Tarcha - Fonte: megachip.
Il titolo del «Corriere della Sera» del 6 luglio 2011 a pagina 14
(il pezzo si trova anche nella versione on-line) è perentorio e non lascia margine ai dubbi: “Siria, ordine di sparare su chi filma”. Il sottotitolo conferma: “Ragazzo riprende
un cecchino: la sua morte trasmessa su Youtube”. La versione
on-line, grazie alle multimedialità, consente di riprendere il video
e caricarlo sul canale del CorriereTv, con titolazioni altrettanto
forti: “La morte in diretta – Video choc”. Peccato che il video
puzzi di tarocco lontano un miglio. L’articolista del «Corriere
della Sera», corrispondente da Gerusalemme, ammette, bontà sua, che
«nessuno può dire che il video sia autentico». E, tuttavia, aldilà
di questo, dismette ogni traccia di senso critico che un qualunque
giornalista dovrebbe mantenere, ammesso che desideri pubblicare
notizie.
E, infatti, così il video viene raccontato: «Diversi indizi fanno
pensare sia stato girato da un tetto di Homs». Quali indizi
specifici? il giornalista se ne sta sul generico. «Si vedono case,
balconi, antenne paraboliche. Di colpo, un soldato proprio nel palazzo
di fronte. Il cameraman se ne accorge, scappa. Si sentono degli spari.
Poi si rivede il soldato. Che mira sull'obiettivo e lo centra. Il
cellulare che cade per terra. Urla, pianti, richieste d'aiuto. Una
morte in diretta».

Ora guardate voi stessi il video direttamente su YouTube, e dite se
vedete le stesse immagini raccontate da Francesco Battistini.
Ora vi raccontiamo le immagini così come le vediamo noi e, crediamo,
le vedrebbe chiunque. Immagini mosse girate con una videocamera da un
tetto, o balcone, di una città, forse mediterranea, forse araba. In
sottofondo si odono clamori di una manifestazione e spari. Il
videoamatore tuttavia, riprende tetti, muri e pezzi di cielo in
maniera completamente confusa, senza riuscire ad inquadrare uno
straccio di immagine della manifestazione e degli scontri.

Fin quando, nemmeno a farlo apposta, dalla strada sottostante sbuca,
per una frazione di secondo, l’immagine del supposto soldato che
sembra non aspettare altro che il momento buono per cogliere il nostro
eroe. Il soldato non è, come ci si aspetterebbe, in tenuta
anti-sommossa, non indossa né casco né berretto, sembra piuttosto
vestito di grigioverde come un qualsiasi marmittone che ha appena
marcato visita e se ne stia rintanato in fureria a giochicchiare con
un fuciletto caricato a piombini. Ma con incredibile istinto killer
punta il videoamatore e lo fredda. Costui, l’operatore dalla mano
più tremolante del mondo, riesce a fare un quasi fermo immagine solo
nel momento in cui il cecchino gli punta il fucile contro. Lo sparo.
L’eroico videoamatore cade a terra, sicuramente morto, e la camera
riprende il vuoto e le voci di persone attorno a lui, angosciate per
quanto accaduto.

Così com’è, senza ulteriori dati, a noi sembra di vedere una
scena del tutto decontestualizzata, senza riprese degli scontri (il
sonoro può essere stato facilmente ripreso altrove e montato su
quelle immagini), con la ripresa di un “soldato” che ha un aspetto
a dir poco surreale. Non ci meravigliamo se «nessuno può dire che il
video sia autentico». Ma per il giornalista del «Corriere» ciò è
sufficiente per dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, «la nuova
strategia repressiva del regime: sparare dritto su chi filma». Non
gli viene il minimo dubbio che dovrebbero essere i cecchini ad
appostarsi su tetti e balconi per sparare su chi si trovi in strada o
su balconi e tetti più in basso, e non viceversa come accade nel
nostro video. Un cecchino che si apposta in strada per sparare ai
videoamatori sui tetti? Nemmeno sull’Almanacco di Topolino.

In realtà tutto l’articolo è intriso di un tono virulento
anti-regime siriano, citando di seguito una sequela di testimonianze
fredde e imparziali: l’esperto israeliano di Siria, il leader
dell’opposizione rifugiato a Beirut, l’ex vice-presidente in
esilio…

Una chicca: Battistini riporta che nella città di Hama, la città
martire in cui gli estremisti salafiti si ribellarono già nel 1982 e
la cui insurrezione fu stroncata a suon di cannonate, si sarebbe
svolta una oceanica manifestazione con “mezzo milione in piazza”
che ha subito chiamato la repressione del regime che ha accerchiato la
popolazione con i tank. Secondo il censimento del 2006 Hama contava
una popolazione di 477.812 abitanti. La manifestazione deve ben essere
stata oceanica…

Ci permettiamo di segnalarvi, tra i tantissimi a disposizione che
testimonierebbero sulla Siria casi di cattiva informazione, tratto
sempre da Youtube, un servizio della Tv di Stato siriana sulla
scoperta di fosse comuni in cui erano sepolti corpi mutilati di uomini
appartenenti alle forze di sicurezza e della polizia. La presenza di
queste fosse nei pressi di Jiser al Shughur (nel nord del paese, a 10
km dal confine turco) era già stata segnalata dalla polizia grazie
alle intercettazioni telefoniche di alcuni membri dei gruppi salafiti,
i quali stavano organizzando riprese video per incolpare l’esercito
siriano. Ma il luogo esatto è stato infine indicato da uno dei
terroristi catturati. Le riprese sono state effettuate alla presenza
di 70 esponenti delle varie rappresentanze diplomatiche in Siria, tra
i quali anche l’Ambasciatore americano a Damasco, e più di 20
giornalisti dei media arabi ed internazionali. Una di queste fosse
conteneva i corpi di 10 agenti delle forze dell’ordine, mutilati con
sciabole, altri uccisi con armi da fuoco di grosso calibro e da
distanza ravvicinata, come ha affermato il medico legale. Avvertiamo i
lettori che alcune immagini possono risultare piuttosto crude, in
particolare dal minuto 1’30 in poi.

Avete visto titoloni riferiti a questo video sui giornali italiani?
Lo avete per caso visto trasmesso dai telegiornali nostrani? Non erano
queste, forse, immagini altrettanto e più scioccanti per documentare
quanto avviene in queste settimane e mesi in Siria?

Perché mai un video anonimo e palesemente artefatto caricato su
Youtube dovrebbe essere più attendibile, dovrebbe essere più
notizia, rispetto a un servizio giornalistico della televisione di
stato siriana?

Immaginiamo l’obiezione di molti: quella è una televisione di un
regime monopartitico, e quindi dev’essere per forza falsa. Nessuno
però, né in Occidente né nelle tv satellitari arabe, può dare
lezioni di correttezza. È già accaduto, per esempio, che una
manifestazione - questa sì oceanica - abbia invaso Damasco a sostegno
del presidente Assad, ma che sia stata riferita dai tg di mezzo mondo
– a partire dai canali via satellite in lingua araba - come
l’esatto contrario, ossia come un raduno di oppositori del regime.
Una falsificazione smaccata che pochissimi hanno avuto l’onestà di
correggere. Sul caso Siria si sta già accumulando un’impressionate
campionario di falsità con gli stessi cliché già visti per
scatenare la guerra alla Libia.

Ma la casistica va più lontano, e indica un metodo, un sistema di
lunga data. Il dittatore amico va trattato con tutti gli onori.
Perché lui è un bastardo, ma è il «nostro bastardo». Il dittatore
nemico va invece trasformato – meglio dire: ridotto - a un nuovo
Hitler. Come raccontarlo? Si deve sceneggiare e produrre una fiction
che racconti la malvagità sua e dei suoi soldati, e che la racconti
non solo a parole, ma in immagini. Perché puoi «vedere» qualcosa,
ma non puoi in nessuna occasione vedere la sua «smentita». La
smentita è un pensiero intangibile, tutto teorico, che non ha effetti
sui milioni di cavie umane che non leggono. La smentita fa presa solo
sull’homo legens, su di te che leggi: a te che appartieni a una
specie rara e in pericolo. Per l’homo videns, basta un video
confezionato con l’«emotional editing».

Vent’anni fa, la prova della malvagità irachena fu la
testimonianza recata dalla quindicenne kuwaitiana Nayrah a Washington
davanti alla Commissione Difesa: in un pianto dirotto raccontò che i
soldati iracheni svuotavano le incubatrici dei reparti maternità, per
fare agonizzare i neonati kuwaitiani sul pavimento freddo.

La testimonianza era totalmente falsa, e la ragazza non era
un’infermiera volontaria bensì la figlia dell’ambasciatore
kuwaitiano all’ONU. Il copione da lei recitato era stato fabbricato
da una società di pubbliche relazioni “estreme”, la “Hill &
Knowlton”. La premiata ditta Hill & Knowlton confezionò anche un
altro falso che servì a piegare la volontà collettiva in favore
della guerra, ossia il presunto video girato proprio il giorno
dell’invasione irachena da alcuni turisti tedeschi a Kuwait City, un
filmato in bianco e nero e con riprese tremolanti che facevano tanto
“autentico”. Nell'agosto 1990 le tv di tutto il mondo, passati
diversi giorni senza che ci fossero ancora immagini dell’ingresso
dell’esercito di Saddam in Kuwait, mostrarono le prime scene dei
tank iracheni che avanzavano nelle strade desolate, qualche
sparatoria, nonché alcuni esponenti della resistenza che scrivevano
sui muri, in comodo inglese, "Free Kuwait".

La Hill & Knowlton, che aveva girato le scene interamente a
Hollywood, negli anni a seguire inserì quel video tra le sue più
solide referenze, adatte a spingere all’acquisto i suoi
specialissimi clienti.

La fabbrica del falso sta lavorando a pieno ritmo, in questo 2011.
Ogni tanto qualche pezzo del mosaico viene smontato, come la falsa
blogger lesbica siriano-americana Amina Arraf, «rapita a Damasco da
uomini armati del regime siriano». O come il caso del falso attivista
gay, anche qui, l’indignatissimo gay statunitense Marc, il quale
racconta su YouTube di aver fatto richiesta di partecipazione alla
Freedom Flotilla, ricevendo in cambio un no con la giustificazione che
il gruppo di omosessuali di cui fa parte non corrisponde agli
interessi della Flotilla. Marc chiude la sua performance in video
sostenendo di aver compreso che il vero motivo che avrebbe portato a
escluderlo è il “forte legame” fra gli attivisti della Flotilla e
Hamas, che – si sa - non gradisce gli omosessuali. Naturalmente
“Marc” è un personaggio falso come una banconota da 17 euro,
perché in realtà è un imprenditore israeliano, esperto di marketing
e pubbliche relazioni, che risponde al nome di Omer Gershon
e carica i suoi video da siti governativi.

Ora, per due falsi che si scoprono, ce ne sono decine che viaggiano
invece indenni dalle agenzie di pubbliche relazioni che li
concepiscono fino al pubblico-bersaglio, trovando in mezzo solo
giornalisti passacarte. Come definire altrimenti un giornalismo che
ammette che «nessuno può dire che il video sia autentico», (ovvero
non hanno uno straccio di fonte) per poi dire perfino nel titolo che
c’è «l’ordine di sparare su chi filma»?

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