di Zag. Fonte: listasinistra
Ieri una giornata strana , per me, tappato in casa incollato agli schermi fra pc e tv. Aspettavo con ansia l'inizio del corteo a Genova. Dieci anni non sono bruscolini e sentivo ancora tutta dentro di me la rabbia e l'impotenza dei soprusi e della violenza gratuita subita dieci anni prima. Avevamo ragione noi e torto loro!. Avevamo ragione quando dicevamo che l'acqua era un bene pubblico, quando dicevamo che il nucleare era una follia, quando sopratutto dicevamo che la globalizzazione era il male , che ci avrebbe fatto del male, che ci avrebbe portato crisi e catastrofi. Avevamo ragione noi. Loro la crisi, noi la speranza!. Loro erano asserragliati nei loro recinti metallici erano impotenti nella ragione, ma forti nella violenza e nell'arroganza. Ripensavo ai centinaia di compagni con la testa e le ossa rotte, poi ai volti sconfitti e mansueti, dei prigionieri uscire dal carcere. I volti tumefatti, zoppicanti, le braccia fasciate al collo. Non volevano parlare, volevano rimanere nel silenzio, Nel silenzio delle torture subite dalla giustizia, dalle forze dell'ordine costituito. Ho visto la partenza del corteo, quei volti invecchiati, alcuni li ho anche riconosciuti, molti avevano già i capelli bianchi, avevano il volto sereno ma triste per la violenza subita e l'impotenza di tutti questi anni. Il corteo si è snodato pacifico e quasi festoso, ma non gioioso, triste nel ricordo di quel martire ucciso dalla stupidità e dalla violenza del potere. Qualcuno si aspettava ancora violenza, i commentatori televisivi si stupivano quasi che il corteo scorreva lento e pacifico. "Ma come quasi 600 poliziotti, elicotteri, guardia di finanza tutto sto casino e nessun black block e manco una vetrina spaccata, un petardo?" "Ma attenti vi sono quelli della No Tav". "In mancanza di black block almeno loro che buttassero almeno un bengala, di quelli multicolori che ci hanno abituato di vedere nei loro raid ". Chiedevano ai loro inviati spiegazioni, motivazione di perché tanta non-violenza. Ma ormai il corteo era giunto a Piazza Caricamento. Mi son fermato un attimo . Ho chiamato al cellulare un compagno. Lui era li. Io no. " Dimmi che aria si respira, qual'è l'umore della piazza?" " Guarda" mi dice " la stessa determinazione e consapevolezza di stare dalla parte della ragione di allora. Ma tanta tristezza nell'animo di non essere riusciti allora e poi in tutti questi anni ad avere giustizia per noi e per Carlo." Poi la musica copre la voce ed il segnale si perde. " Buona manifestazione, amico mio. Avrei voluto essere anch'io li come dieci anni fa.
Poi la sera , come al solito faccio zapping in maniera frenetica. I telegiornali hanno appena appena ricordato quel corteo e non tutti. Non vi era stata violenza e quindi non bucava la notizia. Dopo mezzanotte ecco una trasmissione che , almeno nelle intenzioni, voleva raccontare i processi di dieci anni prima. La voce e le immagini, le testimonianze, la voce del PM e quella dei giovani accusatori, i 93 massacrati alla scuola Diaz e poi quelli torturati alla caserma Bolzaneto. Il rifiuto da parte dello Stato di parlare di raccontare la sua versione dei fatti. La consegna era tacere, tacere ed obbedire.
Una strana giornata quella di ieri.
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Zag(c)
Ieri una giornata strana , per me, tappato in casa incollato agli schermi fra pc e tv. Aspettavo con ansia l'inizio del corteo a Genova. Dieci anni non sono bruscolini e sentivo ancora tutta dentro di me la rabbia e l'impotenza dei soprusi e della violenza gratuita subita dieci anni prima. Avevamo ragione noi e torto loro!. Avevamo ragione quando dicevamo che l'acqua era un bene pubblico, quando dicevamo che il nucleare era una follia, quando sopratutto dicevamo che la globalizzazione era il male , che ci avrebbe fatto del male, che ci avrebbe portato crisi e catastrofi. Avevamo ragione noi. Loro la crisi, noi la speranza!. Loro erano asserragliati nei loro recinti metallici erano impotenti nella ragione, ma forti nella violenza e nell'arroganza. Ripensavo ai centinaia di compagni con la testa e le ossa rotte, poi ai volti sconfitti e mansueti, dei prigionieri uscire dal carcere. I volti tumefatti, zoppicanti, le braccia fasciate al collo. Non volevano parlare, volevano rimanere nel silenzio, Nel silenzio delle torture subite dalla giustizia, dalle forze dell'ordine costituito. Ho visto la partenza del corteo, quei volti invecchiati, alcuni li ho anche riconosciuti, molti avevano già i capelli bianchi, avevano il volto sereno ma triste per la violenza subita e l'impotenza di tutti questi anni. Il corteo si è snodato pacifico e quasi festoso, ma non gioioso, triste nel ricordo di quel martire ucciso dalla stupidità e dalla violenza del potere. Qualcuno si aspettava ancora violenza, i commentatori televisivi si stupivano quasi che il corteo scorreva lento e pacifico. "Ma come quasi 600 poliziotti, elicotteri, guardia di finanza tutto sto casino e nessun black block e manco una vetrina spaccata, un petardo?" "Ma attenti vi sono quelli della No Tav". "In mancanza di black block almeno loro che buttassero almeno un bengala, di quelli multicolori che ci hanno abituato di vedere nei loro raid ". Chiedevano ai loro inviati spiegazioni, motivazione di perché tanta non-violenza. Ma ormai il corteo era giunto a Piazza Caricamento. Mi son fermato un attimo . Ho chiamato al cellulare un compagno. Lui era li. Io no. " Dimmi che aria si respira, qual'è l'umore della piazza?" " Guarda" mi dice " la stessa determinazione e consapevolezza di stare dalla parte della ragione di allora. Ma tanta tristezza nell'animo di non essere riusciti allora e poi in tutti questi anni ad avere giustizia per noi e per Carlo." Poi la musica copre la voce ed il segnale si perde. " Buona manifestazione, amico mio. Avrei voluto essere anch'io li come dieci anni fa.
Poi la sera , come al solito faccio zapping in maniera frenetica. I telegiornali hanno appena appena ricordato quel corteo e non tutti. Non vi era stata violenza e quindi non bucava la notizia. Dopo mezzanotte ecco una trasmissione che , almeno nelle intenzioni, voleva raccontare i processi di dieci anni prima. La voce e le immagini, le testimonianze, la voce del PM e quella dei giovani accusatori, i 93 massacrati alla scuola Diaz e poi quelli torturati alla caserma Bolzaneto. Il rifiuto da parte dello Stato di parlare di raccontare la sua versione dei fatti. La consegna era tacere, tacere ed obbedire.
Una strana giornata quella di ieri.
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Zag(c)
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