Con l’ingresso del Venezuela nel Mercosur ben il 70% della popolazione latino americana, cioè circa 270 milioni di abitanti, è incorporata nel mercato più importante della regione che svilupperà così un prodotto interno lordo annuo di 3 trilioni di dollari pari all’83% del PIL di tutta l’America del Sud.
Questi sono i dati che la Presidente del Brasile Dilma Roussef ha fornito durante la conferenza stampa tenutasi a Brasilia dopo il Vertice straordinario del Mercosur del 31 luglio durante il quale è stato ufficializzato l’ingresso del gigante venezuelano in questa unione doganale, commerciale e, in prospettiva, anche produttiva sudamericana. La Roussef dice chiaramente che “l’entrata del Venezuela ampia le potenzialità del blocco, dandogli maggiore dimensione geopolitica e geoeconomica” e che la prospettiva immediata è l’espansione “dalla Patagonia ai Caraibi”.
Il Mercosur diventa così la quinta economia del mondo, dopo USA, Cina, India e Giappone. I paesi membri hanno tutti piena coscienza, a prescindere dalle politiche e ideologie che ciascuno porta avanti, che questo è un momento storico in cui si stanno facendo dei cambiamenti epocali. Cambiamenti sicuramente fondamentali da fare “ora o mai più”, come dice Mujica, Presidente dell’Uruguay, che porteranno definitivi cambiamenti nel continente in quanto a equilibri mondiali.
Infatti, la prospettiva che si profila all’orizzonte dei mercati USA (che stavano già facendo pressione da qualche tempo al loro governo addirittura per allentare l’embargo a Cuba onde poter sfruttare quel mercato, visto che le possibilità di altri mercati più tradizionali si assottigliano sempre più per via della crisi) non è per niente rosea. Vedersi sottratte così repentinamente quelle opportunità tanto faticosamente conquistate con secoli di sanguinosi golpe, di paziente tessitura di trappole, di acquisti di presidenti compiacenti, di “persuasive” o insinuanti e silenziose invasioni di territori con ogni mezzo possibile (dall’esercito alle TV ed alle multinazionali) deve lasciare davvero senza fiato quei poveretti!
Loro, che tanto pazientemente hanno lavorato nel tempo, proprio non si meritavano che arrivasse lì nella conferenza stampa il presidente Chavez e che avesse la sfacciataggine di dire che l’ingresso del suo paese nel Mercosur imprimerà un’accelerazione al processo della storia! Inaudito!
E invece pare proprio che dovranno farsene una ragione, perché Cristina Fernandez de Kirchner, la Presidente dell’Argentina, parla addirittura di necessità di consolidare le istituzioni del Mercosur per rendere “indistruttibile e indivisibile questo nuovo polo di potere” non solo economico. La Kirchner evidenzia, nella stessa sede, che già solo considerando la parte economica del blocco Brasile-Argentina-Venezuela, energia, minerali, alimenti, scienza e tecnologia “si chiude l’equazione di ciò che sarà questo XXI secolo”. Sembra un vero e proprio invito a creare e consolidare istituzioni anche politiche che garantiscano un procedere programmato e compatto sulla strada intrapresa.
La sospensione del Paraguay dal Mercosur (fino alle elezioni del 2013) solo un mese prima della decisione di farvi entrare a pieno titolo il Venezuela (dopo ben 6 anni dall’inizio del processo d’integrazione osteggiato proprio dal Paraguay), è assolutamente indicativa del percorso che si sta attualmente tracciando in questo istituto economico. Le proteste della cancelliera paraguaiana sull’ingresso del Venezuela non hanno trovato, infatti, alcun eco tra gli altri membri del Mercosur.
Questa nuova rotta che ci sembra di individuare nel Mercosur integrato con il Venezuela di Chavez, in prospettiva, potrebbe avvicinarlo all’ALBA (più che all’ALCA ormai morta e sepolta) creando un’ulteriore espansione economica sempre più escludente per gli Stati Uniti, che ne sono, comprensibilmente, spaventati ancor più che infastiditi.
Infatti, gli USA, non potendo bloccare tutto il processo d’indipendentizzazione ormai inarrestabile che si muove in America Latina, già da tempo portano avanti dei tentativi, alcuni sottili e altri grossolani, di gettare discredito su quello che, innegabilmente ed evidentemente, in questa fase è il nemico pubblico numero uno da distruggere per garantirsi la sopravvivenza nella regione: Hugo Chavez Frias e il suo Venezuela bolivariano che sembra chiamare e coinvolgere gli altri paesi con un richiamo da sirena.
Atilio Boron, in un articolo dal titolo “Sconfitta dell’impero: il Venezuela è entrato nel Mercosur”, scrive che “Tutta l’artiglieria mediatica, politica ed economica dell’imperialismo si è scaricata sulla repubblica bolivariana col proposito di costruire l’immagine di un Chavez dittatoriale, malgrado […] si sia sottomesso tredici volte al verdetto delle urne, vincendo in dodici occasioni con ampio margine e perdendo solo una volta, per meno dello 0,5% nel referendum del 2 dicembre 2007 su un complesso progetto di riforma costituzionale”.
Questa politica del discredito posta in atto dall’impero (dopo aver anche sperimentato tentativi di golpe) è più che mai necessaria ora che Chavez, a meno di due mesi dalle elezioni, oltre all’appoggio del suo popolo che ripetutamente ha riconfermato di apprezzarlo, ha anche la protezione istituzionale degli Stati membri del Mercosur, e di che Stati si tratta…. ! Stiamo parlando di Argentina e Brasile, oltre che dell’Uruguay, che possiedono immense ricchezze, come ha significativamente fatto notare la Kirchner, e che permetteranno al nuovo blocco economico di affrontare la crisi sistemica del capitalismo con risorse che faranno la differenza.
La piena e totale integrazione tra questi possenti paesi ed anche altri minori della regione offre sicuramente a tutta l’America Latina opportunità consistenti per superare la crisi in maniera meno dolorosa di chiunque altro e se all’integrazione economica seguisse, come sembra nelle intenzioni, anche quella politica si potrebbe davvero pensare che procedendo da un’alleanza all’altra, dal Mercosur all’ALBA, davvero ci si avvicini a grandi passi verso l’unificazione di Nuestra America.
L’ingresso del Venezuela nel Mercosur potrebbe permettere che questa alleanza acquisti una connotazione sempre più antimperialista costringendo anche i paesi attualmente “associati” ma non ancora membri (Colombia, Cile, Bolivia, Ecuador e Perù) a definire meglio la direzione delle loro politiche economiche e commerciali avvicinando sempre più il continente Latino Americano alla realizzazione del sogno d’integrazione totale portato avanti da Simon Bolivar e ripreso con tanto entusiasmo, capacità e caparbietà da Hugo Chavez.
tratto da http://www.contropiano.org
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