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Alla indecente abbuffata non è estraneo il nostro paese. Appena due giorni fa Borsa Italiana ha battezzato Agrex, un nuovo segmento di derivati destinato ai futures sul grano duro e che punta a 'coprire' gli operatori da variazioni indesiderate
Tecnicamente parlando, come spiegano i manuali di economia, i derivati sono strumenti finanziari contraddistinti da: 1) un valore che varia al variare di un'attivita' sottostante con un legame tra i due prezzi fissato da complessi (e discussi) algoritmi matematici; 2) una necessita' di capitale iniziale nullo o molto piccolo; 3) una regolazione in una data futura. Tutte caratteristiche che possono consentire la generazione di enormi profitti o gravissime perdite, a seconda dell'evoluzione del mercato: piu' o meno quanto avviene con una classica scommessa (la definizione piu' gentile utilizzata dai critici di questi strumenti). Solo che qui la posta in gioco e' enorme, e per certi versi incalcolabile. Ovviamente, questo giochino ha due effetti devastanti: il primo, diretto, sul settore economico legato ai prezzi in gioco, come il caso delle materie prime, perché ad un certo punto l’entità degli interessi coinvolti assume un peso rilevante sulle quotazioni. Basta guardare al ruolo dei futures nella determinazione del prezzo del petrolio. Secondo, quando i derivati diventano tossici i bilanci delle aziende e degli istituti di credito ne risentono in maniera spropositata rispetto ai loro asset e quasi sempre si apre la strada del fallimento. Terzo, quando questo fenomeno arriva in modo massiccio al sistema bancario di fatto blocca il flusso del credito.
Per ora Stati Uniti ed Europa sono riusciti a definire nuove normative anti-crisi per regolamentare in particolare i mercati dei derivati over-the-counter. La nuova disciplina europea prevede che i derivati Otc vengano obbligatoriamente scambiati attraverso le cosiddette "casse di compensazione", con una controparte centrale (Ccp) tra venditore e acquirente che si assume il rischio di insolvenza di una delle controparti e in questo modo ne riduca il potenziale 'effetto domino'.
Ma sono regole che hanno costi pesanti per il sistema finanziario globale (fino a 6,7 miliardi di dollari) e che non piacciono alle multinazionali (tra cui Shell, Bp, Edf, Eon, Gazprom), che denunciano i rischi di aumento dell'inefficienza e quindi dei costi complessivi. I derivati, d'altronde, hanno sempre avuto grandi estimatori (nel 2005 nell'audizione al Congresso Usa per la sua nominaalla Fed lo stesso Bernanke si disse assolutamente "fiducioso" sulla tenuta di questo mercato) e molte amministrazioni pubbliche - anche nel nostro Paese - sono ricorse tranquillamente ai derivati per finanziarsi senza dover sottostare all'obbligo del pareggio di bilancio.
Una prassi che ha condotto - ancora una volta - a forti perdite ma, nel caso di Milano, anche alla condanna di quattro banche internazionali per truffa aggravata. Anche perche' - come ha spiegato il procuratore Alfredo Robledo i contratti con le amministrazioni pubbliche sono viziati da "un'asimmetria informativa, aggravata dal fatto che praticamente nessun Comune e' stato assistito da esperti indipendenti di matematica finanziaria".
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