GIORGIO CREMASCHI
I mercati hanno reagito male. Era ovvio, banche e finanza volevano la vittoria di un Pd aperto a Monti. Se poi le elezioni avessero dato addirittura il successo a quest’ultimo per i mercati sarebbe stato il massimo, ma comunque essi erano disposti ad accontentarsi.
E invece no, il popolo italiano non ha votato come avrebbe dovuto per senso di responsabilità e degli affari. Le politiche di austerità, perché questo han subito capito all’estero, sono state bocciate.
Come si fa a non provare soddisfazione per questo sconquasso?
Seicentomila licenziamenti in nove mesi, il più grave impoverimento di massa dalla fine della guerra, le previsioni sul futuro tutte pessimiste e gli italiani avrebbero dovuto farsi ammaliare ancora dal teatrino di Berlusconi Bersani e Monti?
Il palazzo e anche i sondaggisti si erano illusi che sarebbe stato così. In fondo le terribili controriforme delle pensioni e dell’articolo 18, i tagli alla scuola e alla sanità erano passati senza quella rivolta sociale che abbiamo visto crescere in Grecia Spagna Portogallo.
CGIL CISL UIL o approvavano o subivano tutto e i loro gruppi dirigenti si erano equamente distribuiti tra il sostegno al centro e quello al centro sinistra. Anche le ruberie scandalose della classe politica sembravano suscitare più rancore che protesta.
Si poteva credere alla rappresentazione di regime di un popolo italiano passivo e in fondo disposto a votare secondo le indicazioni di quella Troika europea che esercita la sua dittatura in Grecia.
E invece sono andati in minoranza. Perché Berlusconi e Bersani, che ora comunque fanno finta di aver vinto qualcosa, raccolgono il peggior risultato della storia delle loro coalizioni, che ora rappresentano ciascuna poco più di un quarto dei voti espressi. Perché Monti ha mostrato gioia per il solo fatto di essere riuscito ad entrare alla Camera per il rotto della cuffia. Perché tutti costoro, che ci hanno governato in alternanza negli ultimi venti anni e assieme negli ultimi tredici mesi, sono oggi minoranza nel corpo elettorale e nel paese.
È stato duramente sconfitto, assieme a loro, il Presidente della Repubblica che viene ora sottoposto ad una dura legge del contrappasso. Dopo aver imposto la governabilità a tutti i costi in nome dello spread, si trova adesso a dover amministrare il più ingovernabile dei responsi elettorali, mentre lo spread risale.
Siamo dentro una crisi di sistema che le vecchie politiche e i vecchi schieramenti possono solo aggravare. C’è da augurarsi che il Movimento 5 Stelle sia consapevole che il suo successo non è una scelta definita né tantomeno una delega, ma è segnale e parte della rivolta che sta crescendo in tutta Europa e finalmente è cominciata davvero anche ad noi.
Siamo solo all’inizio di un processo lungo e doloroso, dal quale si potrà uscire positivamente solo con l’eguaglianza sociale e il rovesciamento dell’austerità, con il pubblico al posto dei mercati e con la democrazia diretta per controllare il potere pubblico. E questo si potrà fare solo facendo saltare i calcoli e i conti dell’Italia e dell’Europa di banche e finanza. Siamo di fronte ad una crisi di sistema che si può affrontare solo cambiando sistema.
Giorgio Cremaschi
(26 febbraio 2013)
E invece no, il popolo italiano non ha votato come avrebbe dovuto per senso di responsabilità e degli affari. Le politiche di austerità, perché questo han subito capito all’estero, sono state bocciate.
Come si fa a non provare soddisfazione per questo sconquasso?
Seicentomila licenziamenti in nove mesi, il più grave impoverimento di massa dalla fine della guerra, le previsioni sul futuro tutte pessimiste e gli italiani avrebbero dovuto farsi ammaliare ancora dal teatrino di Berlusconi Bersani e Monti?
Il palazzo e anche i sondaggisti si erano illusi che sarebbe stato così. In fondo le terribili controriforme delle pensioni e dell’articolo 18, i tagli alla scuola e alla sanità erano passati senza quella rivolta sociale che abbiamo visto crescere in Grecia Spagna Portogallo.
CGIL CISL UIL o approvavano o subivano tutto e i loro gruppi dirigenti si erano equamente distribuiti tra il sostegno al centro e quello al centro sinistra. Anche le ruberie scandalose della classe politica sembravano suscitare più rancore che protesta.
Si poteva credere alla rappresentazione di regime di un popolo italiano passivo e in fondo disposto a votare secondo le indicazioni di quella Troika europea che esercita la sua dittatura in Grecia.
E invece sono andati in minoranza. Perché Berlusconi e Bersani, che ora comunque fanno finta di aver vinto qualcosa, raccolgono il peggior risultato della storia delle loro coalizioni, che ora rappresentano ciascuna poco più di un quarto dei voti espressi. Perché Monti ha mostrato gioia per il solo fatto di essere riuscito ad entrare alla Camera per il rotto della cuffia. Perché tutti costoro, che ci hanno governato in alternanza negli ultimi venti anni e assieme negli ultimi tredici mesi, sono oggi minoranza nel corpo elettorale e nel paese.
È stato duramente sconfitto, assieme a loro, il Presidente della Repubblica che viene ora sottoposto ad una dura legge del contrappasso. Dopo aver imposto la governabilità a tutti i costi in nome dello spread, si trova adesso a dover amministrare il più ingovernabile dei responsi elettorali, mentre lo spread risale.
Siamo dentro una crisi di sistema che le vecchie politiche e i vecchi schieramenti possono solo aggravare. C’è da augurarsi che il Movimento 5 Stelle sia consapevole che il suo successo non è una scelta definita né tantomeno una delega, ma è segnale e parte della rivolta che sta crescendo in tutta Europa e finalmente è cominciata davvero anche ad noi.
Siamo solo all’inizio di un processo lungo e doloroso, dal quale si potrà uscire positivamente solo con l’eguaglianza sociale e il rovesciamento dell’austerità, con il pubblico al posto dei mercati e con la democrazia diretta per controllare il potere pubblico. E questo si potrà fare solo facendo saltare i calcoli e i conti dell’Italia e dell’Europa di banche e finanza. Siamo di fronte ad una crisi di sistema che si può affrontare solo cambiando sistema.
Giorgio Cremaschi
(26 febbraio 2013)
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